"L'Inter ha intenzione di cambiare le gerarchie del calcio italiano, ne ho già parlato con la società e abbiamo una linea comune. Sono qui per questo, ci siamo prefissati questo obiettivo e ce la metteremo tutta per raggiungerlo". Nel corso dell'intervista rilasciata a Paolo Condò per GQ, Antonio Conte chiarisce la ambizioni della Beneamata lanciando il guanto di sfida alla Juve, suo ex club. "Dovrei aspettarmi dei problemi solo perché ho un lungo trascorso alla Juventus? - si domanda il tecnico salentino -. Non mi sono mai fatto problemi e non me ne farò in questa occasione, credo che andrà tutto bene da una parte e dall'altra. Fanno fede i risultati, non la provenienza: a Torino ho riportato la Juventus a vincere un campionato, in Nazionale ho sfiorato la semifinale ad Euro 2016 e con il Chelsea ho vinto Premier League e FA Cup in due anni. L'Inter si aspetta un ciclo come questi, il passato non ci riguarda. L'importante è riportare il club dove merita".

Sulla decisione di Conte di trasferirsi a Milano ha pesato certamente anche la presenza di Beppe Marotta: "Prenderlo un minuto dopo il suo addio alla Juventus significa che la società ha intenzioni serissime, le stesse che ha lui quando si siede a tavolino con te per costruire qualcosa insieme - dice Conte -. È stato un fattore importante per la mia decisione, l'Inter non lotta per lo scudetto da 8 anni ma ci sono elementi per far sì che ci sia un'inversione di tendenza. Si può fare, non abbiamo limiti: allo spogliatoio comunicherò innanzitutto questo, deve diventare un mantra".

L'Inter, per Conte, è sempre stata la prima scelta, ma non è mancato un 'no' pesantissimo a una precedente offerta del Real: "Mi sono imposto di essere lucido in una situazione del genere, ho capito che non era una situazione consona al momento che stavo attraversando e ho deciso di lasciar perdere. A volte è dura rispondere di no, le offerte sono allettanti ma non bisogna scegliere solo in base a quello".

La chiosa è dedicata al prototipo di giocatore che piace a Conte: "Ho due calciatori a cui faccio riferimento per indicare ciò che voglio dalle mie squadre. Sono modelli totalmente differenti, ma ugualmente vincenti. Il primo è Andrea Pirlo, che aveva un piede fantastico con cui ti metteva la palla sui piedi anche a 70 metri di distanza. Il segreto, però, era la sua determinazione negli allenamenti: trainava il gruppo e nessuno fiatava con lui davanti a tutti. Il secondo è N'Golo Kante: dà sempre tutto, si mette a disposizione della squadra e corre per tutti i 90 minuti più gli allenamenti, sempre con il sorriso sulle labbra. Ai miei giocatori chiederò sempre questo". 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 11 giugno 2019 alle 13:58 / Fonte: fox sports
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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