‘Monaco di Baviera è carina, ci tornerei volentieri’. No, non sono le parole di un turista italiano che è rimasto affascinato dalla città tedesca, ma i probabili pensieri di Simone Inzaghi che, come tutta l’Inter, sa che l’Allianz Arena il prossimo 31 maggio avrà una magia particolare, essendo stata scelta dalla UEFA come teatro della finale di Champions League. La 'road to Munich', cominciata per i campioni d’Italia dall’Etihad Stadium lo scorso 18 settembre, prosegue ai quarti di finale facendo tappa proprio nella casa del Bayern Monaco, un avversario che, a proposito di finali, evoca pensieri di Triplete. "E’ il nostro destino", ha detto il tecnico piacentino a proposito del privilegio guadagnato sul campo dalla sua squadra di essere ancora in corsa su ben tre fronti ad aprile. Il fatto di permettersi il lusso di decidere di non rendere prioritaria una competizione rispetto a un'altra si è tramutato nell'immagine dello stadio che dalla strada sembra un’enorme pillola rossa che, unita a quella blu, rimandano a 'Matrix' ma anche a quel Bologna che è stato e sarà giudice dello scudetto. Ieri ha fermato il Napoli, in qualche modo lenendo la ferita aperta del pari di Parma, a Pasqua con i nerazzurri si vedrà.
Accantonati i discorsi sul campionato forse con meno rimpianti visto l’epilogo del match Dall’Ara, il presente impone di pensare all'Europa contro un avversario martoriato dagli infortuni ma pur sempre in grado di schierare gente come Harry Kane, Joshua Kimmich, Leroy Sané e Michael Olise, solo per citarne alcuni. In realtà anche l’abito di gala dei milanesi ha un po’ di toppe, visto l’infortunio di Denzel Dumfries e la condizione non ottimale di Federico Dimarco che va in panchina per far spazio a Carlos Augusto (ne risentiremo parlare). I discorsi sul turnover scientifico sono strettamente legati a quelli prescritti dal dottore, nel bel mezzo di un calendario intasato di impegni in cui l’Inter à consapevole di dover fare i propri calcoli su quattro tempi almeno, considerando l’andata e il ritorno, senza mostrare quei cali prolungati che potrebbero risultare letali per le ambizioni continentali rimaste intatte da quattro anni a questa parte, nonostante il famoso ridimensionamento economico. Il gap di budget, però, non va in campo, nel rettangolo verde ci si arrangia come si può e tedeschi sorprendono con Raphael Guerreiro che gioca sotto punta al posto dell'annunciato Thomas Muller, che era atteso in uno dei suoi ultimi valzer da titolare come eroe di casa. Proprio il portoghese, al 6', ricicla un pallone velenoso nell'area nemica che Olise per poco non converte in gol: c'è bisogno di una deviazione addirittura di Lautaro Martinez per evitare l'inevitabile. La riaggressione feroce del Bayern Monaco non dà respiro all'Inter, che fatica a controllare i ritmi come gli riesce di solito con il possesso palla. Anche nelle difficoltà, data l'esperienza e il lungo collaudo, l'Inter riesce a capire i momenti e a rendersi persino pericolosa all'11': Hakan Calhanoglu arma il destro che era stato fatale a Maignan che si infrange contro il muro dei bavaresi. Che al 14' ritornano su forti con Konrad Laimer che lavora bene il pallone e lo scodella in mezzo per il colpo di testa in controtempo di Harry Kane che finisce docile tra i guantoni di Sommer. Al 16' seconda chance per Olise, questa volta è una passeggiata per Sommer. L'assalto del Bayern prosegue, con l'arma tattica Guerreiro che trova il corridoio giusto per rendere la serata di Sommer ancor più movimentata. Lo svizzero para in due tempi, come in due tempi la difesa dei teutonici respinge al 21' un'altra conclusione da fuori di Calha. Pochi secondi dopo Sommer vince anche il secondo round con Olise. Il quale, vista la percentuale realizzativa nulla, si traveste saggiamente da assistman al 26' con un extra pass per il tiro più comodo di Kane che va a scheggiare il palo. Lo 'zero' nella casella dei gol subiti dalla difesa meno battuta d'Europa regge, ma solo per puro caso. Scampato il pericolo più grande, l'Inter fa mostra della sua abilità migliore quando Bastoni si sgancia e con uno scatto dentro il campo crea la possibilità a Carlos Augusto di vedere Urbig da posizione defilata: la rete si muove, ma è quella esterna. Il Bayern accusa il colpo e si fa trovare impreparato sull'imbucata di Barella per Lautaro, con Kim (da poco ammonito) che prima esce a cannone perdendo di vista l'avversario diretto e poi lo rimonta anche complice la poca freschezza dello stesso. E' il prologo al gol del vantaggio ospite: al 38', è Sommer ad avviare un'azione che l'Inter sviluppa sulla sinistra grazie a Carlos Augusto che sgasa sulla fascia e mette dentro per Thuram, bravo con un tacco prezioso ad offrire per l'esterno di prima intenzione di Lautaro. Prima del duplice fischio, corre un brivido sulla schiena dei tifosi presenti nel settore ospiti: rischio di autogol di Darmian. Corner e non rigore perché non c'è nessun tocco con la mano. Il male minore che all'Inter non fa male.
SECONDO TEMPO -
La ripresa comincia con gli stessi 22 che avevano chiuso la prima frazione: De Vrij, che si era scaldato precauzionalmente all'intervallo rimane in panchina. E il copione non cambia rispetto a quanto successo dopo lo 0-1: poco o nulla da segnalare fino al 53', quando Lautaro finisce ancora nel tabellino, questa volta però nell'elenco degli ammoniti per fermare una ripartenza che si stava annunciando insidiosa di Olise. Tre minuti più in là è sempre il Toro il protagonista, innescato dal fido compagno di reparto Thuram: in questa circostanza, a differenza dell'originale, quello che ne esce è una brutta copia e finisce respinta da Urbig. Di là, in ripartenza, Kane finisce per incartarsi mandando per aria i piani di pareggio dei suoi. Il Bayern non si abbatte e poco dopo l'ora di gioco prova il gioco terzino per terzino mandando a colpire di testa Stanisic su cross di Laimer: palla alta. Un nuovo tentativo al 64' lo porta Guerreiro che si coordina splendidamente ma manda alto di poco il suo tiro mancino. E' il classico periodo critico che arriva in molte partite dell'Inter: mentre Inzaghi chiede a Frattesi di prepararsi per entrare, Mkhitaryan stende Kane lanciato verso l'area nerazzurra e si becca un giallo. Lo schema su punizione di Kimmich è rivedibile, così Frattesi resta nel limbo dell'area tecnica con ancora indosso la pettorina. La sostituzione si concretizza al 74': è Mikhitaryan, appena ammonito, che lascia il posto all'ex Sassuolo. Kompany risponde con una tripla mossa: dentro Gnabry, Muller e Boey per Sané, Guerreiro e Kim. Siamo al 78', Inzaghi consulta il cronometro non appena richiama in panchina lo sfinito Darmian per Yann Bisseck. La girandola di cambi produce una opportunità per il Bayern: Kane si presenta sempre puntuale all'appuntamento, ma fa peggio pure del primo tempo ciabattando il pallone contro i tabelloni pubblicitari. E' un assedio della squadra di casa: Muller si presenta dal dischetto per tirare un rigore in movimento che Bastoni para immolandosi per la causa. Non c'è nessuna opposizione, invece, sul facile tap-in di Muller che fa esplodere lo stadio per l'1-1. Il Bayern non ha finito: Kane prova il colpaccio all'87esimo, Sommer doma il tiro in due tempi. Ma è incredibilmente l'Inter a mettere la testa davanti a un soffio dal 90': Barella verticalizza per Carlos Augusto, che si conferma spina nel fianco mettendo un pallone 'cattivo' in mezzo che Frattesi deve solo spingere in porta. Due a uno alla fine, protetto da un doppio salvataggio della coppia Bastoni-Acerbi in area poco prima del triplice fischio.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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