Con la maglia dell'Inter ha conquistato tutto: Italia, Europa e mondo. Definirlo un semplice terzino appare riduttivo per un giocatore che a Milano si è consacrato come il miglior interprete del ruolo e che ha riscritto la storia su quella fascia destra diventando, con Roberto Mancini prima e José Mourinho poi, un vero e proprio attaccante aggiunto. L'approdo a Milano via Monaco, il merito di chi scoprì questo talento quando era solamente un ragazzino, la consacrazione all'Inter, l'affare ormai definito con il Real Madrid pronto ad accoglierlo e a soddisfare club e giocatore inspiegabilmente saltato. L'infelice cessione al Manchester City e la lungimiranza di chi lo volle fortemente ad Appiano Gentile, al contrario della volontà di una figura che, da quanto emerge da questa intervista, si oppose per motivi di gelosia.
Questo e molto altro nella chiacchierata con Antonio Caliendo, il noto agente che accompagnò Maicon Douglas Sisenando nella sua carriera, fino a quando non avvenne la rottura del loro rapporto professionale a favore di Roberto Calenda. Di seguito l'intervista realizzata da FcInterNews.
Agente Caliendo, partirei dall'inizio: chi fu il primo a segnalare Maicon prima del suo approdo al Monaco?
"Il primo in assoluto fu Carlos Dunga quando Maicon aveva solo 16 anni. All'epoca c'era un procuratore in Brasile che lavorava per me e, tramite il suo lavoro, lo portammo a Monaco una volta diventato più maturo".
Chi è stato all'Inter il primo a fare il suo nome?
"Gabriele Oriali. Veniva spesso a Monaco a vedere le partite e un giorno mi disse 'Questo ragazzo è molto interessante, dobbiamo portarlo all'Inter'. Da quel momento iniziò l'interesse nerazzurro, anche se Marco Branca si oppose".
Per quale motivo? Non era convinto delle qualità di Maicon?
"Non saprei. Forse anche per una forma di principio, probabilmente di gelosia nei confronti di Oriali. Branca cercava di 'offuscare' agli occhi di Massimo Moratti tutto quello che veniva proposto da Lele. Non so quale fosse il rapporto tra i due, ma all'epoca Oriali era il consigliere del presidente Moratti e Branca dipendeva da lui. Probabilmente stava già pensando alla scalata, è questo il discorso".
L'Inter dovette sfidare altre squadre per poter acquistare il giocatore dal Monaco?
"Il discorso era diverso: il Monaco non voleva assolutamente cedere Maicon ed è stato il sottoscritto a creare i presupposti per una partenza verso l'Inter. Cominciai a parlare con la società francese e insieme abbiamo posto le basi per l'operazione. Ricordo che ci fu un colloquio storico: ci trovammo in una stazione sciistica della Svizzera, tutto pieno di neve e impiegammo 6 ore e mezza per parlare con il vicepresidente per arrivare all'accordo per la cessione di Maicon in nerazzurro".
Prima del trasferimento al Manchester City, c'è stato un momento in cui il brasiliano è stato a un passo dal dire addio all'Inter?
"Certamente, al termine della stagione 2010-2011. La verità è la seguente: con l'ok di Branca io trovai l'accordo con il Real Madrid per 25 milioni di euro e informammo Maicon stesso tramite una conferenza telefonica. Il giocatore si trovava a New York in tournée con l'Inter e parlò direttamente con Jorge Valdano concordando anche l'ingaggio".
Quale fu il motivo che portò alla rottura della trattativa?
"Florentino Perez non voleva spendere più di 16 milioni di euro per Maicon, ma io riuscii a convincerlo a spingersi fino a 25. Sembrava la situazione migliore. Tornai a Milano quasi trionfante per un'operazione fantastica, considerando quanto l'Inter spese per acquistarlo dal Monaco e tutto quello che diede ai colori nerazzurri con le varie vittorie, ma poi sorse un problema".
Ci spieghi meglio.
"Inizialmente mi dissero che Moratti ne voleva almeno 30, ma in un secondo momento mi informarono che forse il presidente non ne sapeva nulla. Allora io mi chiesi 'Come fa una società come l'Inter a rifutare una cifra del genere per un giocatore di 31 anni? Siamo pazzi?'. Dopo saltò tutto, Maicon si arrabbiò fortemente con me e si interruppe il nostro rapporto lavorativo".
Maicon non vedeva l'ora di andare a Madrid...
"Lui voleva andare al Real a tutti i costi. Io, da professionista, non ho mai fatto prendere nessuna posizione a un mio assistito per evitare di rovinare la sua immagine, ma alla fine Maicon ha deciso di cambiare procuratore".
A proposito della querelle con Roberto Calenda, qual è la sua posizione ufficiale?
"Con il signor Calenda non ho mai avuto niente a che fare, mi dispiace solo che per una lettera ('i', ndr) si sono creati dei problemi per via dei nostri nomi, molto simili. Mi è capitato che qualcuno in Brasile, magari qualche dirigente, mi chiedeva se ci fosse un Calenda. Io ovviamente rispondevo sì, ma in tanti ci confondevano. Ognuno fa il proprio mestiere e lui alla fine è riuscito a prendersi Maicon. Quello che mi risulta, però, è che il giocatore è stato ceduto al Manchester City per soli 5 milioni. In una stagione l'Inter ha perso ben 20 milioni su un giocatore che aveva 31 anni. Una cosa che una società non si può permettere".
C'è stato un momento in cui un'altra società ha offerto una somma superiore ai 25 del Real Madrid?
"Non erano ancora i tempi del PSG e delle grossissime spese. Per me 25 milioni di euro per un terzino di 31 anni era una cifra enorme in quel periodo. Sarebbe stato un trasferimento a dir poco clamoroso in quel momento".
Mancini prima e Mourinho poi sono stati i suoi maestri calcistici. Verso chi Maicon si sente maggiormente riconoscente?
"La riconoscenza nel calcio non esiste, è molto raro e lo dico per esperienza personale. Uno come Maicon non ha mai avuto riconoscenza, anche perché non ho mai voluto io creare un certo tipo di rapporto. Per me riconoscenza vuol dire instaurare un rapporto di rispetto reciproco, ma se io come uomo non lo stimo non mi interessa nemmeno fare amicizia. Io con lui mi sono limitato semplicemente a un rapporto professionale".
Oggi non siete in buoni rapporti?
"Non proprio. I miei legali stanno esaminando ancora oggi i diritti d'immagine di Maicon: noi firmammo un contratto per cederli e ancora oggi è valido. Quindi stiamo valutando".
Ci sono mai stati problemi tra Maicon e la società Inter per questioni economiche?
"L'Inter non ha mai potuto garantire lo stesso ingaggio che il Real Madrid era disposto ad offrirgli. Quando Maicon ha deciso di cambiare procuratore, che mi risulta fosse un uomo di fiducia del signor Branca, iniziarono a spingerlo per farlo cambiare e l'anno successivo andò in Premier League. L'esperienza inglese fu un fallimento totale, ma io me lo aspettavo. La squadra ideale per Maicon, Inter a parte con cui ormai era finita, era solo il Real Madrid. Era questa la sua naturale destinazione".
A Roma le cose stanno andando bene...
"Sì, è la giusta piazza per lui. Da Trigoria sono passati tanti brasiliani, è un ambiente caldo e molto passionale. L'ideale per lui".
Quali sono i suoi rapporti con Branca?
"Lo ritengo un amico, anche se l'aspetto professionale è un'altra cosa".
C'è qualcosa che l'ha stupita in negativo dell'Inter?
"La rinuncia della collaborazione con Oriali da parte di Moratti. È sempre stata una persona onesta, seria e competente come lui. Non ho mai capito questa scelta. Oriali ha sempre difeso l'Inter e i suoi interessi, quindi mi chiedo come ha potuto Moratti privarsi di una figura del genere".
Thohir, quindi, dovrebbe riaccoglierlo in società...
"È la prima cosa da fare. Dovrebbe essere il primo da interpellare! È il più grande difensore dell'Inter".
Si è spesso parlato di una vitra extra campo di Maicon non troppo equilibrata. A tal proposito cosa sente di dire?
"Parto con una premessa: nel momento in cui mi accorgo che uno dei miei assistiti non segue una vita regolare sono io il primo a farmi da parte per non compromettere la mia immagine che ho costruito in tanti anni di lavoro. Non mi sono mai interessato della sua vita fuori dal campo. La separazione con Maicon è avvenuta in modo tranquillo e non voglio giudicarlo. Come ho già detto, non sono mai stato suo amico e ci siamo limitati solamente a un rapporto lavorativo".
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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