Mi piace, Walter Mazzarri. Mi piace il suo modo di intendere il calcio, proprio quello di cui l'Inter ha bisogno dopo una stagione demoralizzante. So bene che solo a Napoli tutto il circo del calcio italiano ha imparato ad apprezzarlo davvero, ma da nativo di Reggio e tifoso amaranto ho avuto modo di apprezzarne le qualità personali e l'interpretazione quasi maniacale del proprio lavoro. Pochi fronzoli, tanta materia prima sia in campo sia davanti alle telecamere. I giocatori probabilmente non esulteranno per cotanta mole di lavoro, a cui da anni non erano abituati, ma non potranno che apprezzare l'abnegazione che Mazzarri e il suo prezioso staff stanno iniettando nel proprio incarico, tutt'altro che semplice: riportare l'Inter ai livelli che merita, cercando di ricomporre le macerie lasciate dall'ultima stagione. Servirà la massima disponibilità dei calciatori attualmente impegnati a Pinzolo (in tanti hanno molto da farsi perdonare), ma anche quella della dirigenza, anch'essa chiamata a riscattare i tanti (troppi) svarioni accumulati sul mercato e per sfortuna e per errori di valutazione.

Esattamente un anno fa, sempre dalle parti della Val Rendena, si parlava di anno zero. Bisognava ricostruire, ma 10 mesi dopo ci si è trovati di fronte a una lenta e dolorosa demolizione. Adesso non ha più senso utilizzare questa espressione, perché più che alla ricostruzione il nuovo staff tecnico/atletico è chiamato alla rigenerazione di chi è reduce da un fallimento di gruppo e personale. In questo Mazzarri è uno specialista, in pochi sanno rivalutare calciatori rottamati riportandoli a livelli più nobili, se non oltre. E di materiale umano su cui lavorare questa rosa ne offre davvero in quantità industriale. A Napoli, in quattro anni, l'allenatore di San Vincenzo ha realizzato grandi cose: ha vinto solo una Tim Cup, ma ha portato la squadra partenopea a competere al vertice dopo anni di illusioni mal riposte. Ha lanciato gente come Cavani, Lavezzi e Hamsik, trasformandoli da ottimi prospetti in top player.

In poche parole, oltre ai risultati sul campo, con il suo lavoro Mazzarri ha garantito a De Laurentiis anche un patrimonio finanziario grazie a cui il patron potrà mantenere il Napoli ad alto livello almeno per un altro decennio. E c'è chi ha osato persino sminuire un quadriennio di gran lavoro sotto il Vesuvio, anche pubblicamente. Chiaro sintomo dello scarso legame con la realtà che il nostro calcio, fondato su estremismi, provocazioni, speculazioni e la solita prostituzione intellettuale, palesa. Per fortuna, e da Pinzolo posso confermarlo, l'amore per i colori nerazzurri non viene scalfito neanche da una stagione particolarmente deludente. I tifosi, sempre più numerosi al Pineta, se ne fregano di concetti come 'anno zero' o 'rigenerazione'. Vogliono semplicemente veder vincere l'Inter, e poco importa che a guidarla sia uno dei più grandi rivali della storia recente. Se l'obiettivo è comune, il passato non conta. Nemmeno un nono posto in classifica. Miracoli del calcio, quello che mi piace.

P.S. - Kovacic vittima di un problema muscolare. Dalla regia mi suggeriscono che si tratta solo di un influsso residuo della stagione scorsa. Il croato infatti era rimasto 'vergine' da questo punto di vista. Ok, mi fido e mi rilasso.

P.P.S. - Maicon alla Roma, Julio Cesar al Napoli. Leggo e sento in giro tanti tifosi interisti che piangono solo all'idea di vedere i due brasiliani con un'altra squadra italiana. A loro dico: ci siamo goduti per anni le loro migliori versioni. Lasciamo agli altri le briciole di straordinarie carriere.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 luglio 2013 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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