Nei minuti immediatamente antecedenti al 90' della gara contro il Pordenone, vinta dall'Inter solo dopo la lotteria dei calci di rigore, il tarlo del dubbio che mangia da dentro senza tregua ha cominciato a nutrirsi in maniera vorace delle evidenze sulla qualità non eccelsa delle seconde linee a disposizione di Luciano Spalletti. Una performance scadente quella offerta dai nerazzurri versione infrasettimanale, che nel giro di 72 ore ha ritoccato verso il basso le quotazioni da scudetto che avevano subito un'impennata inaspettata e clamorosa dopo il pari a reti bianche strappato all'Allianz Stadium contro la Juventus, dominatrice del calcio italiano negli ultimi sei anni.

Un saliscendi umorale che ha anche influenzato i giudizi della critica, a tal punto dal far tornare di moda le dichiarazioni di Maurizio Sarri sulla compagine nerazzurra: "Giocare una volta a settimana è un altro sport", aveva detto il tecnico del Napoli per spiegare il percorso sorprendente della Beneamata in campionato, paragonandolo il controluce a quello dei suoi ragazzi che qualche inciampo – complice il doppio impegno – lo hanno avuto. Lapalissiano, verrebbe da dire, ma se c'è la controprova del campo è meglio: nelle altre gare feriali dell'Inter no Euro, il ruolino di marcia parla di un pari in rimonta al Dall'Ara contro il Bologna, in una delle partite meno convincenti della gestione Spalletti, e un 3-2 da quasi remuntada subita con la Sampdoria, risorta dalle sue stesse ceneri dopo essere stata polverizzata dal primo tempo più debordante da agosto ad oggi. 

Posto che la Coppa Italia, proprio per il tipo di gara che presentava, va messa tra parentesi rispetto a quelle di campionato, ora c'è da chiedersi quanto inciderà sul futuro prossimo del gruppo il primo passaggio a vuoto nella costruzione delle convinzioni. D'altronde, le aspettative sulla tenuta ermetica dei suoi giocatori le aveva create a parole lo stesso Spalletti nella conferenza stampa di vigilia: "Devo soltanto controllare le certezze che mi debbono dare perché fare una brutta partita vorrebbe dire creare un po' di difficoltà al nostro futuro, che passa anche da quelle che saranno le prestazioni di qualche calciatore nuovo che scenderà in campo".

Intanto, quello che possiamo fare prima del verdetto, parziale ma indicativo, che verrà emesso sabato verso le 17, contro un'Udinese in salute, è constatare che Luciano Spalletti ha alzato lo scudo davanti ai giocatori meno utilizzati per proteggerli dai giudizi tranchant. Assumendosi le responsabilità di alcune scelte un po' troppo sperimentali che non hanno messo in condizione Karamoh e compagnia di rendere secondo i loro standard. Ecco, è il livello dei riservisti che ancora non è chiaro o, forse, lo è anche troppo: i minuti concessi a metà del guado di un'annata senza intoppi particolari tra infortuni e squalifiche sono lì a parlare a sfavore dei nuovi o dei vecchi panchinari (Eder e Joao Mario) che non riescono a imporsi.

Quel che è certo è che spremendo i titolarissimi, senza aver ancora trovato valide alternative in certe zone del campo, alla lunga porterà a perdere i punti, esattamente come accadrà alle squadre che devono giocarsi sfide continentali ad eliminazione diretta in momenti puntualmente critici della stagione: la poca stoffa a disposizione del sarto Luciano per coprire i difetti di profondità di rosa, in fin dei conti, equivale all'affollamento del calendario per le squadre meglio attrezzate numericamente del torneo. Difficile, quindi, fare previsioni di qualsiasi tipo, probabilmente si capirà verso marzo se l'avversario dell'Inter sarà la Lazio o l'accoppiata Juve-Napoli, rispettivamente per guadagnare un posto nella top 4 o giocarsi lo scudetto.

Per capire a quale sport si sta giocando è bene guardare soprattutto a se stessi, ma un occhio ai biancocelesti che vanno all'Atleti Azzurri d'Italia senza Immobile per misurarsi con l'Atalanta è bene darlo. Il gioco del Ciapa no dell'ultima giornata, quello dei tre risultati a occhiali delle prime quattro della classe, ha ribadito l'incertezza che regna sovrana in Serie A, dove ogni singolo punto può fare tutta la differenza del mondo. Un campionato che, da un momento all'altro, può farti pescare dal mazzo delle possibilità il 'rischio Var', l'imprevisto che in trenta secondi ti può far passare dall'aspettativa di un rigore a tuo favore clamorosamente non assegnato a un'espulsione determinata dalla concitazione degli eventi scaturiti a pioggia poco dopo. Qualcuno lo ha già sperimentato, qualcun altro lo sperimenterà. L'importante è non farsi venire il braccino del tennista, quello è proprio di un altro sport. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 14 dicembre 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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