Hanno litigato? Ben venga visto che questa sera c'è un derby. Anzi, il derby. E il derby non si gioca, si vince. Se al termine della sciagurata prestazione contro lo Slavia Praga nella prima stagionale di Champions, ci fossero state solo giustificazioni o frasi di circostanza, allora si che ci sarebbe da preoccuparsi. L'Inter di Antonio Conte da scintilla deve diventare dinamite, questo l'obiettivo del tecnico salentino e allora viva l'attaccamento al proprio lavoro che può anche portare due compagni di squadra a mandarsi a quel paese per un passaggio sbagliato o un movimento giudicato inopportuno, piuttosto che fregarsene pensando solo al lauto conto in banca che non causa sconfitte, ma solo vittorie a chi ha la fortuna di possederlo come i calciatori di questo livello.

Romelu Lukau e Marcelo Brozovic, al netto della bontà o meno delle prestazioni offerte nelle ultime gare, sono attaccati al loro lavoro, alla maglia che indossano e hanno sangue che scorre nelle vene. La storia del calcio è piena di litigi e scontri in squadre che poi hanno vinto. I più attempati ricorderanno la Lazio di Tommaso Maestrelli che conquistò uno splendido scudetto nella stagione 1973-74. Nel centro sportivo di Tor Di Quinto, dove i bianconcelesti si allenavano quotidianamente, esistevano addirittura due spogliatoi separati per una squadra divisa in due clan ben distinti. E guai se il componente di una delle due fazioni, si azzardasse a entrare nello spogliatoio “avversario”, anche per chiedere un po' di bagnoschiuma, sarebbe stata rissa sicura. Ma poi, la domenica in campo, c'erano solo 11 maglie biancocelesti a formare un blocco unico trascinato da un condottiero di nome Giorgio Chinaglia. Altro calcio, altre storie, ma importanti similitudini. Quindi, a meno che Lukaku e Brozovic ora antepongano i loro dissapori al bene della squadra, quanto successo dopo Inter-Slavia Praga non è grave, a mio avviso, anzi.

Grave è che l'episodio sia stato messo conoscenza dei giornalisti che hanno il dovere di riportare le notizie. Non per screditare una squadra piuttosto che un'altra, ma solo per informare i lettori. Se poi c'è chi vorrebbe leggere solo ciò che piace, questo è un altro problema che non può coinvolgere i media. Sempre che alla base del lavoro di chi informa, regni la buonafede. Il problema, dicevamo, è la troppa “permeabilità” di una società come l'Inter. Nella conferenza stampa di vigilia Antonio Conte è stato molto duro sull'argomento, stigmatizzando chi voglia giustificare il fatto con un semplice. “Eh, ma all'Inter è stato sempre così”. Il tecnico sostiene che non si vince solo in campo, ma che i successi nascano anche fuori dal campo, con palese stoccata alle presunte abitudini del club nerazzurro, dove da sempre ci sarebbe chi spiffera troppo e spesso. Discorso, quello del tecnico, assolutamente condivisibile in assoluto, ma nello specifico Antonio Conte dovrebbe ricordare che l'Inter è la società che ha conquistato scudetti a ripetizione e addirittura un Triplete durante la gestione Moratti, quando voci e smentite scandivano la quotidianità della Pinetina. Il valore dei giocatori e di un tecnico come José Mourinho era più forte di qualsiasi soffiata.

Detto questo, Conte fa bene a voler imporre con forza e chiarezza il suo pensiero, senza mezze frasi o voli pindarici che, abbiamo visto come in un un recentissimo passato, abbiano creato soprattuto confusione e attriti che si sono dovuti risolvere con partenze eccellenti, salutari per alcuni, dolorose per altri. Conte ha una missione: far tornare l'Inter vincente e la sua indiscussa bravura rappresenta la migliore garanzia per i tifosi interisti in attesa. Ma l'Inter è nata nel 1908 ed è uno dei club più blasonati, in Italia, in Europa e nel mondo. Ed è anche l'unico club italiano a non essere mai retrocesso in serie B. Spifferi o non spifferi.

Intanto questa sera si gioca il derby, in casa Milan per calendario. Loro hanno 6 punti che li premiano oltre misura per quanto espresso in campo nelle prime tre giornate, l'Inter è capolista a punteggio pieno, ma dopo una “non prestazione” nella prima di Champions. “L'interista” Giampaolo si gioca tanto e dice che il Milan dovrà affrontare le tensioni della stracittadina con gioia, con il sorriso. Penso che invece l'Inter mostrerà la faccia cattiva di chi è stato strigliato a dovere, dopo martedì, dal martello che siede in panchina. Anche gli stati d'animo saranno un fattore nella partita che rappresenta da sempre un campionato nel campionato.

Vincerà ancora una volta il vecchio e caro San Siro che la “modernità” vuole demolito. Godiamocelo il Tempio durante il derby, finché il Tempio vivrà. Perche tra qualche anno, seppur con un possibile impianto da fantascienza, a Milano certe emozioni, profumi e colori, mancheranno.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 21 settembre 2019 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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