Non nego, anch'io sono rimasto a dir poco sorpreso dalla notizia della possibile, anzi imminente, cessione di Luc Castaignos. Una decisione che lascia esterrefatti considerato il background di questo giovane talento olandese. Solo un anno fa la dirigenza nerazzurra era stata abilissima a strapparlo al Feyenoord e dalle grinfie di molti altri club esteri, già fortemente interessati al ragazzo. Un progetto di campione, in grado di timbrare 15 volte il cartellino al primo, vero anno di Eredivisie. E poco importa se quello olandese non sia il torneo più competitivo al mondo, buttarla dentro così tante volte per un 18enne è straordinario a prescindere. 

Brava l'Inter, dunque, a confermare la sua voglia di linea verde e a investire qualche soldino su Castaignos, il nuovo Henry. Poi, però, dopo un buon impatto tra Pinzolo e preparazione alla nuova stagione, le aspettative e la realtà dei fatti non hanno mai coinciso, per una serie di fattori (posizione tattica in campo, l'esperienza di chi gli stava davanti, i cambi di tecnico in panchina, infortuni e squalifiche) che hanno fatto crollare le sue quotazioni nel borsino nerazzurro. Ma la fiducia dei tifosi, quella no, non è mai diminuita, perché solidificata dalla convinzione di avere un fenomeno in squadra, in attesa di vederlo sbocciare.

Un'attesa che verrà disillusa: la rete messa a segno a Siena, decisiva per una preziosa vittoria nell'unico periodo di soddisfazione della scorsa stagione, rimarrà l'unica di Castaignos con la maglia dell'Inter. La Premier League lo aspetta, lì sì che sono pronti a fare un investimento sul nuovo Henry. Ma in una fase, dichiarata, in cui si progetta il futuro puntando sui giovani e sul low cost, che senso ha privarsi di un ragazzo di grandi prospettive? Domanda più che lecita, ma nonostante le forti perplessità la risposta è altrettanto scontata: soldi. Maledettissimi soldi. Le ristrettezze economiche in cui versa la società di Corso Vittorio Emanuele impongono scelte dolorose (lo ha ammesso lo stesso Branca, viva la tanto attesa chiarezza), tra cui l'ok a una cessione impopolare, purché remunerativa. Incassare 7-8 milioni sarebbe una preziosa plusvalenza e consentirebbe di fare mercato per la prossima stagione.

Ma non credo che sia solo questa la ragione dell'addio di Castaignos. Posso comprendere che cedere un giocatore al doppio dell'investimento iniziale appena un anno prima rappresenta un gran colpo per qualunque azienda. Ma dubito fortemente che la dirigenza, se si fosse trovata tra le mani un vero fenomeno, avrebbe anche solo considerato un'offerta per lui. Sarebbe autolesionista pensare esclusivamente ai soldi, rinunciando tra l'altro a un giovane quando in rosa bivacca gente ultratrentenne che guadagna uno sproposito e rende la metà dei costi. Mi spiego meglio: se l'Inter cederà, come scontato, Castaignos in cambio di denaro sonante, lo farà anche per una questione di natura tecnica. Evidentemente chi lo ha guidato finora, chi lo ha visto allenarsi, chi è stato con lui durante la parentesi nerazzurra, chi insomma ha imparato a conoscerlo sotto tutti i punti di vista, è arrivato alla conclusione che probabilmente un fenomeno non è e difficilmente lo diventerà. Idea indicata dal buon senso, di cui ritengo che la società sia ancora dotata.

La conferma arriva dal trattamento riservato a un altro classe 1992: Coutinho. Se è vero che tutti hanno un prezzo e tutti sono in lista cessioni, perché da settimane, ovvero dal suo ritorno dalla Spagna, ognuno in casa Inter definisce il brasiliano incedibile? Eppure un club disposto a spendere 7-8 milioni per il suo cartellino si troverebbe in Europa e la plusvalenza sarebbe servita. Invece no. Rispetto a Castaignos, Coutinho non è sul mercato, anzi. Proprio sulle spalle (ancora fragili, ndr) del brasiliano Stramaccioni vuole costruire la nuova Inter. Il tecnico romano vuole che Cou sia protagonista, non uno dei tanti. Totale fiducia per lui, tecnica e 'finanziaria'. Niente cessione, niente comproprietà, niente prestito. L'ex Vasco, pur dovendo ancora dimostrare tanto, resta nerazzurro e stavolta, si spera, avrà la sua chance.

Due giovani talenti, due classe 1992, due campioncini potenzialmente fenomenali che insieme tra qualche anno avrebbero potuto fare faville. Ma non accadrà, perché l'Inter per uno di loro ha scelto la strada della plusvalenza. Autolesionismo? Lo sapremo tra qualche anno, se Castaignos riuscirà a esplodere proprio dove Henry ha fatto la sua fortuna, in Inghilterra. E spero vivamente che i soldi incassati da questa cessione siano ben spesi, altrimenti ci troveremmo davanti a uno dei tanti errori di valutazione della nostra gloriosa storia...

P.S. - Aggiungo che, a mio modestissimo avviso, l'Inter abbia già deciso che i bomber del futuro saranno Destro e Longo. Non c'è spazio, dunque, per alternative come Castaignos. Sempre che il marchigiano alla fine torni alla casa madre...

Sezione: Editoriale / Data: Mer 27 giugno 2012 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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