Habemus Inter. La fumata bianca, o se volete nerazzurra, è arrivata ufficialmente a illuminare la notte del Bentegodi. Dopo vari tentativi, Mazzarri sembra aver trovato la Squadra con la S maiuscola. Quella che sa stare in campo con la personalità della grande, che sa leggere la partita e la indirizza a suo piacimento. Quella che piace al Presidente Thohir e sicuramente anche a Massimo Moratti, per chi se lo fosse dimenticato ancora Presidente onorario con il 30% delle quote azionarie.  

L'inserimento della seconda punta, Icardi più di Milito, al fianco dell'intoccabile Palacio, ha regalato le giuste soluzioni in attacco che ancora non realizza per quanto il gioco produca, ma che sa essere pericoloso ogni qualvolta la palla arrivi nell'area di rigore avversaria. Questo grazie ad un centrocampo che ora si nutre della sapienza calcistica di Hernanes, non ancora al meglio fisicamente, ma capace di infondere tecnica e personalità ad un reparto che prima del suo arrivo non riusciva quasi mai ad essere propositivo, soprattutto contro formazioni che si chiudono.

La presenza di Hernanes fa bene anche a Guarin che ancora deve raggiungere la meta della continuità, ma il colombiano ora sembra meno anarchico e più funzionale al gioco di squadra. Di Cambiasso che dire? Che forse lo rimpiangeremo quando non giocherà più con la maglia nerazzurra. Il meccanismo che funziona rende competitiva anche la difesa, (bentornato Andrea Ranocchia), che al di là degli interpreti da qualche gara si muove da reparto, dove i singoli finalmente fanno le cose giuste nel momento giusto.

Capitolo a parte meritano gli esterni, marchio di fabbrica di Walter Mazzarri che ne parla come se si trattasse di pietre preziose da incastonare nel meccanismo. Complice l'indisponibilità di Nagatomo, contro il Verona si visto dal primo minuto sulla corsia di sinistra Danilo D'Ambrosio, fortemente voluto, ma che iniziava a sembrare un oggetto misterioso. E invece l'ex granata per buona parte di gara ha mostrato qualità importanti, specie sul piano della corsa e della capacità di andare sul fondo saltando l'uomo invece di limitarsi a rientrare per toccare il pallone al compagno più vicino.

Dall'altra parte Maicon ha dimostrato ancora una volta di essere tra i più forti terzini d'attacco del mondo... Ah, già, non era Maicon che ora gioca con rendimento alterno nella Roma. Era il nostro Jonathan, oggetto di scherno nella scorsa stagione e ora, grazie a Black & Decker Mazzarri, giocatore vero capace di difendere, fare diagonali, attaccare, sfornare assist e segnare. E sognare anche: la Nazionale italiana, avendo la doppia cittadinanza. Ve lo immaginate Jonathan Cicero Moreira che in Brasile realizza il gol vincente indossando la maglia azzurra in una ipotetica finale contro la sua Seleçao? Altro che Samba... 

Torniamo sulla terra per dire che nel cantiere nerazzurro si sta mettendo finalmente ordine e i risultati arrivano. Certo, i difetti ancora esistono e a volte torna la paura, una volta passati in vantaggio, di buttare al vento punti preziosi per improvvise amnesie, come nel primo tempo di Verona. A quel punto, buttando l'occhio nei pressi della panchina nerazzurra, si può ammirare un Mazzarri alla Nureyev, che forse senza la leggerezza del grande compianto ballerino russo, volteggia, salta, si incazza. E fortunatamente la performance funziona perchè, sempre a Verona, abbiamo assistito ad un secondo tempo molto importante.

Poi inizia a funzionare il gioco dei cambi. Quello che vede Mateo Kovacic al posto di Guarin nei 20-30 minuti finali, così come contro Torino e Verona, non pare solo semplice sostituzione, ma valore aggiunto. Come se con il giovane talento croato iniziasse, anche se per poco, un'altra partita, con giocate finalmente utili alla causa e non solo ai fotografi. Mancano dieci partite alla fine del campionato. L'Inter è quinta, ma offre la sensazione di poter ancora stupire. Scusate il ritardo, e sotto con l'Atalanta.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 19 marzo 2014 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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