Giorni dedicati al Pallone d’Oro, neo riconoscimento ecumenico, strillato e pubblicizzato, oltre ogni ragionevole follia. Per Sneijder, indicato nel novero dei papabili, si è interrotto oggi il sogno di conquistare l’ambito premio. Confermate le indiscrezioni che volevano Messi, Xavi e Iniesta sul podio del prestigioso premio: i vinti che diventano vincitori. Sul valore individuale dei suddetti nulla da eccepire, rappresentanti estremi del gotha calcistico mondiale. La discussione semmai dovrebbe nascere sul criterio di valutazione con cui vengono stilate nomination e giudizi finali. E qui risulterebbe esercizio sin troppo pretestuoso entrare nei meandri di tali menti non-pensanti Questo preambolo per dire cosa? Semplicemente che gli illustri signori che hanno l’arduo compito di assegnare tale gratifica si dovrebbero impegnare in un serio e introspettivo esame di coscienza: un trionfo di incoerenza e di progressiva vergogna. Come ogni discutibile cialtronata che si rispetti i criteri di valutazione variano a seconda degli interlocutori: in nome della meritocrazia. L’indigesto triplette nerazzurro, che qualche ben pensate cerca costantemente di ridimensionare, soprattutto adesso che vige la consueta crisi-Inter, oltre a mutuare l’immenso Barcellona, campione di tutto, non sarà seguito da gloria individuale.

Prima l'opinabile (usando un eufemismo) esclusione di Milito dai 23 finalisti, grottesca considerando l’influenza del Principe nel raggiungimento dei trionfi nerazzurri, poi la medaglia di legno, con annessa estromissione dal podio di Wesley Sneijder. Un giocatore che ha conquistato scudetto, coppa Italia, Champions League, finale Mondiale, classifica marcatori (in coabitazione) della rassegna sudafricana, supercoppa italiana, con la prospettiva di conquistare il Mondiale per Club tra poco meno di due settimane: dati oggettivi senza tema di smentita. Se non dovessero essere tenute in considerazioni vittorie di club conseguite nell’anno solare allora si evitassero stucchevoli teatrini, assegnandolo ad honorem a Lionel Messi, magari scalzato occasionalmente da Cristiano Ronaldo. In questo contesto tutt’altro che edificante come non dimenticare l’infingardaggine della comunicazione nostrana: quando di mezzo c’è l’Inter tutti uniti, contro ovviamente, a prescindere. Mezzi di comunicazione compattamente predisposti alla mera cronaca, disinteressati a difendere quell'esigua fetta di internazionalità che il derelitto campionato italiano propone, Europa League docet.

Se nella paradossale situazione vissuta dall’olandese di Utrecht fosse stata coinvolta qualche attempata icona nostrana, apriti cielo, inchieste parlamentari annesse. Noi, nel nostro piccolo, per dovere di cronaca e per amore di onestà evidenziamo con forza e veemenza l’ingiustizia compiuta. Se Sneijder, che comunque da settembre ad oggi non ha fatto molto per invertire (almeno parzialmente) la tendenza preconcetta, volesse in qualche modo far ricredere tali menti auliche, non dovrebbe far altro che tornare il 18 dicembre con un titolo tanto prestigioso quanto abbagliante, notevole cassa di risonanza, che vada ad arricchire la copiosa bacheca di corso Vittorio Emanuele. Il popolo nerazzurro coronerà così il suo anno magico, e magari il Pallone d’Oro comincerà a vivacchiare nella sua plenaria mediocrità, per pochi intimi.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 06 dicembre 2010 alle 20:35
Autore: Maurizio Libriani
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