E si alza già il sipario. Come a non voler aspettare oltre, come a voler voltare immediatamente pagina dopo un’annata da dimenticare. La Milano calcistica oggi comincia a scrivere il nuovo capitolo della propria storia, quello del campionato 2015-2016. Una stagione che deve per forza di cose essere per entrambe quella della grande rivincita dopo le traversie dell’ultimo campionato, chiuso con la mancata qualificazione alle competizioni europee sia per l’una che per l’altra società meneghina. Un tracollo storico, mai accaduto nella storia, un danno che si va ad aggiungere alla beffa della finale di Champions League prevista proprio a San Siro da vedere come lontanissimi spettatori pur avendola ad un palmo dal naso. Oltre che, ovviamente, un danno di immagine per lo sport cittadino, al quale si è andata anche ad aggiungere la mortificante eliminazione dai playoff scudetto dell’EA7 Olimpia di pallacanestro per mano della Dinamo Sassari poi laureatasi campione d’Italia. Suggello di un anno davvero nero per la città della Madunina sotto questo aspetto.
Milano lontana, lontanissima dall’Europa, uno smacco da cancellare in fretta. E a Milano, città di ‘poesia concreta’ come l’ha definita un ‘milanese di mondo’ come Leonardo, si sa, si è abituati a reagire in fretta agli eventi nefasti, a rimboccarsi le maniche e a faticare: e allora via, dopo poco più di un mese dalla chiusura del campionato si torna al lavoro per cominciare a preparare la nuova annata, quella del risorgimento. Attaccherà il nuovo Milan di Sinisa Mihajlovic, chiamato all’appello la mattina presto, mentre per gli uomini di Roberto Mancini l’adunata con il primo allenamento ad Appiano Gentile è prevista per il tardo pomeriggio. Iniziano lo stesso giorno, Inter e Milan, e non può essere un caso dopo che le due squadre sono state protagoniste, in tandem, di un giugno rovente sul campo di battaglia del mercato.
Sono ancora davanti agli occhi di tutti i salti di gioia davanti al pubblico giubilante radunatosi in centro a Milano da parte di Geoffrey Kondogbia, l’uomo protagonista del grande duello rossonerazzurro che ha visto vincitori Piero Ausilio e Marco Fassone al termine di un’altalena di voci, indiscrezioni, patti di non belligeranza veri o presunti tali, cene, discorsi. Fino all’atto finale consumato nella splendida cornice di Montecarlo, lì dove i due dirigenti nerazzurri sono stati capaci di un’impresa degna forse del miglior Ayrton Senna, ovvero operare un sorpasso clamoroso ai danni dei cugini proprio lì dove c’è il Gran Premio dove il sorpasso è quasi una chimera. A fari spenti nella notte, il duo è stato capace di sottrarre dalle mani di Adriano Galliani la stellina francese, gemello di Paul Pogba nella Nazionale Under 20 campione del mondo, scucendo la somma di 30 milioni di euro. Da lì in poi, il classico effetto domino, col così definito dispettuccio firmato Nelio Lucas, uomo della Doyen diventata spalla dell’ad rossonero, che ha dirottato Giannelli Imbula al Porto (forse per la sorpresa dello stesso presidente Pinto da Costa), e con gli arrivi sull’altra sponda del Naviglio di Andrea Bertolacci, Carlos Bacca e Luiz Adriano.
Punto sul vivo dopo le polemiche susseguite al mancato arrivo di Kondogbia, il Milan ha reagito; ma l’Inter, tenendo fede all’idea di rifondazione, non si è certo fermata all’arrivo del talentuoso ex monegasco, anzi. In attesa di Jeison Murillo, reduce da una Copa America positiva, ecco arrivare Joao Miranda, colonna difensiva dell’Atletico Madrid, e Martin Montoya, che al di là di certe sue dichiarazioni arriva in nerazzurro con l’intenzione di farsi rimpiangere da Luis Enrique. E il lavoro di rafforzamento prosegue su una lista di nomi importanti, da Stevan Jovetic a Ivan Perisic, passando per Mario Suarez e Juan Guillermo Cuadrado.
Trattative alle quali sta partecipando in prima persona anche Erick Thohir, arrivato dall’Indonesia anche per assistere all’atto primo del suo secondo capitolo intero da presidente, ma soprattutto per provare a dare un’accelerata alle operazioni. Anche in uscita, dove il percorso sembra essere nuovamente in salita: andati via Zdravko Kuzmanovic e Joel Obi, resta da capire chi sarà il ‘vitello grasso’ da sacrificare anche per tenere fede al patto con la Uefa. Il prescelto sembrava Mateo Kovacic, adesso il nome più caldo sembra essere quello di Xherdan Shaqiri che però non sembra molto attratto dall’idea di comporre un terzetto offensivo con altri due ex poco rimpianti della Serie A, ovvero Bojan Krkic e Marko Arnautovic. A titolo personale, interpreto la partenza del giocatore elvetico come un segnale bivalente: oltre al fatto che dispiacerebbe comunque vedere andare via dopo soli sei mesi colui che, la sera del suo arrivo fu accolto come una superstar pur non avendo poi risposto alle attese, c’è da considerare sì la voglia da parte di Roberto Mancini di costruire un’Inter ancora più rispondente alle sue richieste di gioco, ma anche la sconfessione pressoché totale dell’operato invernale, come a voler ammettere una volta per tutta che no, quella squadra pur con tutti i correttivi di questo mondo poteva solo illudersi di ambire al tanto decantato traguardo europeo, e se si riesce a cancellare gli errori guadagnandoci anche qualcosa, meglio per tutti.
Ma ormai non è più tempo di leccarsi le ferite: inizia una nuova stagione, e l’Inter lo farà lo stesso giorno del Milan perché entrambe hanno fretta di ricominciare a guardare in alto, di sfidarsi e di tornare a prendere residenza nelle zone nobili del calcio italiano. E di rendere di nuovo nobile un derby che negli ultimi anni è stato troppo spesso annichilito nei contenuti e nel significato. C’è già un appuntamento segnato in rosso, a fine luglio in Cina; subito l’una contro l’altra, perché mai come quest’anno sia derby tutto l’anno…
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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