All'incontro delle difficoltà, molto dipende dalla reazione. L’avvio di stagione dell'Inter ha visto due dei giocatori più in vista di fronte a una scelta netta della società: Radja Nainggolan e Mauro Icardi non fanno parte del progetto. Una decisione unilaterale, alla quale i diretti interessati hanno contribuito con atteggiamenti passati ritenuti non consoni a un filone nuovamente vincente. La parola d'ordine, nell'era Marotta-Conte, è più "gruppo" che "singolo", più "disciplina" che "talento", soprattutto a sé stante. A condannare la coppia è stato qualche ritardo di troppo e gli strascichi di una vita pubblicamente volta un pizzico oltre i limiti dell'atleta modello (il belga) e un palese lassez-faire di fronte alle intemperanze della moglie-agente (l'argentino).

Al diktat imposto hanno fatto seguito reazioni differenti. Icardi ha finito dove ha cominciato. Si è lasciato andare. I ritmi elevati dei primi giorni di preparazione ne hanno messo a nudo una forma scadente, sotto il profilo mentale e fisico. Due mesi di esclusione imposta a sé stesso e il finale di stagione senza uno squillo hanno creato un vuoto rispetto al killer d'area che fu, oggi difficile da riempire. L'attaccante che sembrava impermeabile al mondo esterno ha lasciato entrare i dubbi all'interno e non se n'è liberato. Oggi corre da solo a migliaia di chilometri dai compagni. Il peso di 124 gol è una piuma che sbatte sul muro eretto dalla dirigenza e dal tecnico.

Contro lo stesso insieme di mattoni sta sbattendo Nainggolan, ma il "Ninja" ha portato a Lugano la katana. Pur senza aver aperto alcuno spiraglio, in via della Liberazione hanno apprezzato il tentativo. L'opzione primaria resta ancora quella dell'addio contemporaneo del centrocampista e di Icardi, ma siamo al 18 luglio. La società ha necessità di mantenere forte il segnale, non può recedere dai propositi per una settimana di allenamenti fatti coi giusti crismi. La scelta è anteriore e ha dei motivi saldi, solo che di muri ce ne sono anche nel mercato, non solo nelle scelte interne. Qualora al 2 settembre si dovesse arrivare con i due esclusi ancora in casa sarebbe difficile mantenere il proposito di abbandonare in tribuna quasi 10 milioni netti d'ingaggio complessivo.

Nainggolan lo sa e rispetto a Icardi ha il vantaggio, dal punto di vista di chi vuole restare, di non avere sul tavolo proposte o abboccamenti molto allettanti. Non può esserlo la Cina, per chi un anno fa ha dichiarato di aver accettato l'Inter "per vincere finalmente qualcosa". Non lo è un prestito annuale in squadre di media classifica in attesa di arrivare a maggio prossimo, perché a 31 anni non ci si può permettere di pensare una stagione più in là. Esiste il presente, per convincere Conte a tenersi un quasi omologo del Vidal visto nei suoi anni alla Juventus. Il connubio tecnico con Nainggolan sarebbe perfetto. Peccato, come detto, che le ragioni dell'accantonamento vadano oltre le capacità pedatorie.

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 18 luglio 2019 alle 00:00
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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