"Ho sempre tifato Cagliari, ma in casa mia sono tutti interisti e quindi da bambino ero contento quando l'Inter vinceva". Potrebbero bastare queste poche parole (rilasciate a SportWeek) per far innamorare un cuore nerazzurro di Nicolò Barella. Nelle ultime ore quello del promettente centrocampista rossoblù è diventato il nome più nominato tra gli uffici di Corso Vittorio Emanuele, dove qualche giorno fa ha fatto un salto anche Alessandro Beltrami, agente del classe '97 e di quel Radja Nainggolan che ha più volte espresso un parere positivo sul grintoso trottolino sardo. "In Italia mi piace molto Barella del Cagliari - aveva confidato il belga a Undici -. Cattivo e pulito, incazzoso e con la mentalità vincente. Rivedo in lui me da piccolo". E condividere lo spogliatoio di Appiano Gentile dopo un passato simile nell'isola può essere un motivo in più per aprire i cancelli della Pinetina al talento di Casteddu, alla ricerca del perfezionamento delle tante caratteristiche comuni al Ninja. Da affinare con cura per il definitivo salto di qualità. "Io il nuovo Nainggolan? È un bel complimento - aveva evidenziato lo stesso Barella, a marzo, da Coverciano -, per me è uno dei tre centrocampisti più forti della Serie A. Siamo anche amici, sarà contento anche lui di questo accostamento". Anche se c'è comunque la possibilità che le strade del mercato possano decidere di tramutare questo discorso come semplice passaggio di consegne. 

Uno come Barella potrà essere davvero utile nel nuovo scacchiere tattico che ha in mente Antonio Conte. Da possibile alter ego di Brozovic davanti alla difesa (ma con caratteristiche 'alla Kanté', da arpiona palloni - punto di forza del centrocampista, che nell'ultimo campionato è stato il giocatore che ne ha recuperato più di tutti, ben 253 - con propensione offensiva e capacità di inserimento), fino a mezzala di quantità e qualità. Che in fondo è il ruolo che più gli si addice. Senza dimenticare che, in caso di necessità, potrebbe anche essere rispolverato come trequartista, dove più volte è stato impiegato da Rolando Maran nell'ultima stagione in Sardegna. Certo, ci sono senz'altro tante cose da correggere, come i numerosi cartellini gialli collezionati. Ma l'istinto da lottatore porta anche a certe conseguenze. Il 'voler sudare la maglia sempre e comunque' è un caposaldo della filosofia-Barelliana, per questo destinato a non deludere l'esigente pubblico del Biscione.

A tutto questo si aggiunge anche un lato umano che fa ben sperare: umile e carismatico, Barella ha dimostrato di essere particolarmente maturo nonostante la giovane età. Anche nelle dichiarazioni apparentemente scomode si è sempre destreggiato con abilità, professandosi sempre fedele alla maglia che indossa e (per bocca del ds Marcello Carli) mai andato in pressing sulla società per una cessione che appare ora inevitabile. Con le porte dell'Inter virtualmente aperte dal recente post su Instagram del suo agente, che sta lavorando - ormai non più nell'ombra - per regalare il palcoscenico di San Siro ad uno dei gioielli più preziosi della cantera azzurra. E per permettergli, magari, di ripercorrere le orme di Dejan Stankovic, uno che per Barella rappresenta "il modello: per intensità e tiro. Mi riempiva gli occhi". L'impronta del Drago, centrocampista totale e portatore sano d'interismo, è presente. 

Ma c'è anche un altro punto da sottolineare. Più romantico, a cui i più scaramantici presteranno sicuramente particolare attenzione. Cresciuto nella scuola calcio di Gigi Riva, il talento di Barella fu adocchiato e scoperto da un certo Gianfranco Matteoli, nelle vesti di responsabile del settore giovanile del club isolano. Caratteristiche comuni? Entrambi centrocampisti, entrambi sardi. Il primo potrebbe ufficialmente sbarcare a Milano la prossima settimana, il secondo lo fece nel lontano 1986, quando sulla panchina nerazzurra arrivò - direttamente dalla Torino bianconera - un allenatore come Giovanni Trapattoni, che con la Juventus aveva vinto molto e riuscì poi ad entrare stabilmente nella memoria degli interisti con lo scudetto dei record dell'annata 1988/89. Ironia della sorte, anche Barella troverà a dirigerlo un tecnico che in bianconero ha vinto tanto, ma che allo stesso tempo vuole scrivere una nuova pagina di storia a tinte differenti. Famiglia, modello, destino: i tratti d'interismo di Barella faranno la differenza. E lo dimostrerà appena ne avrà l'occasione. 

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Sezione: Editoriale / Data: Sab 08 giugno 2019 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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