Era la stagione 2003-2004, durante uno dei periodi negativi della storia interista, quando dal loggione del "Meazza" apparse il seguente striscione: "Non so più come insultarvi". Sarebbe il titolo ideale per l'editoriale odierno dopo lo scempio di Livorno, ma siccome sono buono e troppo innamorato di questi colori, dimentico quello che mi è uscito dalla bocca lunedì sera dopo l'assurdo retropassaggio di Guarin a Samuel che invece si è trasformato in uno splendido assist per il gol di Emeghara e cercherò di essere il più analitico possibile.

Nello stadio titolato ad Armando Picchi, uno dei più grandi Campioni della storia dell'Inter, si è avuta la triste conferma che questa non è una squadra come invece mi ero illuso fosse diventata dopo le vittorie di Firenze e Verona, bensì una summa di giocatori più o meno buoni, ma schiavi del loro umore. "Mai scrivere alla fine del primo tempo con l'Inter", mi diceva un collega in sala stampa dopo la gara. Già, nemmeno dopo un 2-0 a favore contro una delle formazioni più scarse del già non entusiasmante campionato italiano, si può dormire sonni tranquilli. C'è da scommettere che al gol di Paulinho ad inizio ripresa, quasi la totalità dei tifosi nerazzurri abbia iniziato a vedere le streghe. E il copione, quello che in casa Inter prevede uno o due gol falliti e  l'inevitabile beffa finale, si è riproposto inesorabile.

Il pareggio di Livorno, per come è maturato, è più grave di tutte le sconfitte patite quest'anno, che non sono state mai accompagnate dall'umiliazione, nemmeno a Torino con la Juventus dove nel finale comunque si è lottato. Intanto nella patria del "caciucco", l'insieme del pesce povero, i giocatori dell'Inter sono scesi in campo senza la fame necessaria dopo i risultati favorevoli maturati la domenica e la prima mezz'ora a due all'ora infarcita da errori banali dal punto di vista tecnico, lo ha dimostrato. Poi, siccome il "caciucco" rimane comunque un piatto povero, ecco che chi ha il piede buono, in questo caso Hernanes, riesce a buttarla dentro. E subito dopo che succede? Che arrivi addirittura il raddoppio firmato Palacio sulla sirena del primo tempo.

Finalmente la squadra, con la s minuscola, era riuscita a fare quello che Mazzarri chiedeva sempre: risegnare dopo un vantaggio e possibilmente chiudere la gara in uno stadio che aveva accettato rassegnato il verdetto. Anche le luci dei riflettori del "Picchi" sembravano abbassarsi,  come a voler anticipare lo scontato game over. E invece il vero black-out è scattato nella testa dei baldi giovanotti in maglia nerazzurra. Pardon, bianca. Permettere al Livorno, con tutto il rispetto per i toscani, di vestirsi di blaugrana battendo un calcio d'angolo corto come usa fare il Barcellona, senza intervenire, con il talentuoso Paulinho capace di far credere ancora alla sua Curva ideologizzata al "Sol dell'Avvenir", è stato delittuoso. C'è modo e modo di prendere gol. In quel frangente l'errore individuale è, a mio avviso, figlio della scarsa concentrazione collettiva nei momenti cruciali, quelli che fanno la differenza. Quindi, imperdonabile.

Poi, come avviene con chi è insicuro di natura, cerchi subito di reagire allo schiaffo, ma invece di farlo con la calma del più forte, ti fai prendere dalla frenesia, dall'ansia da prestazione, quella che ti fa rimanere il colpo in canna. E allora tiri piano addosso al portiere quando devi tirare forte, subisci l'ennesimo rigore negato tra l'indifferenza generale perché non sai essere credibile tecnicamente e infine, come nel caso dell'errore di Guarin, butti nel cesso altri tre punti fondamentali per l'Europa. Fredy Guarin ha fatto una cosa sensa senso, come senza senso però fosse il fatto che nessuno sia sia avvicinato ad aiutarlo quando era pressato dal giocatore del Livorno. In questa Inter manca l'idea collettiva di arrivare al successo. E allora chiamo in causa anche Walter Mazzarri.

Merita molto rispetto perchè, pur non essendo un tifoso dell'Inter, soffre come pochi quando le cose non vanno bene. Si nota fisicamente. Ma forse proprio questa sua eccessiva "drammatizzazione" dell'evento calcistico toglie tranquillità e gioia ai giocatori che hanno così paura di sbagliare e puntualmente sbagliano. Sulla bontà o meno delle sostituzioni preferisco non esprimermi perchè non faccio l'allenatore. Mi chiedo solo perchè, essendo Kovacic l'altrnativa ad Hernanes, sia invece entrato Guarin. Sabato a San Siro arriva un Bologna disastrato. Non sono per niente tranquillo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 02 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
vedi letture
Print