Che cosa vogliamo fare di questa brutta sconfitta? Tra incendiari della prima ora che scatenano ire funeste verso Spalletti e pompieri che se la prendono con le esasperazioni esiziali e l’aria da tregenda, c’è da trarre qualche conclusione sapendo che ottimisti e pessimisti la possono interpretare.
L’oggettività di un risultato va prima di tutto contestualizzata.
Non è da grande squadra subire un avversario, qualunque esso sia, così a lungo senza trovare risorse mentali e contromosse tattiche per ribattere.
Perdere 4-1 non è dignitoso, subire due avversari diversi in cinque giorni lo è ancora meno, per quanto l’attenuante che uno sia stato il Barcellona è valida.
Il risultato porta a riflettere su una mentalità friabile.
La squadra di Spalletti è stata giustamente incoraggiata per essere riuscita a ribaltare parecchie situazioni che sembravano compromesse, inoltre nessuno si aspetta che le vinca tutte ma che entri in campo con la giusta mentalità. Dopo 12 giornate ha già perso tre volte, un quarto delle partite giocate, sempre contro avversari insidiosi ma non irresistibili.
E’ però vero che anche il Barcellona ha perso 4-3 in casa contro il Betis e l’approccio dei catalani è stato passivo quanto quello dell’Inter a Bergamo, come a indicare che la partita di martedì ha sottratto energie preziose ad entrambe.
E’ altrettanto vero che i catalani vengono da anni di vittorie, sono primi nella Liga e la loro mentalità non è in discussione, a differenza di quella dell’Inter
E’ tuttavia terza ed essendo stata in grado di riacciuffare spesso le sue partite negli ultimi quarti d’ora, il giudizio è stato prima benevolo, poi smodato, con patenti di anti Juve date all’Inter da una stampa in trepidante attesa di una o più sfidanti per lo scudetto.
Dispiace constatare che Gagliardini non abbia giustificazioni, Skriniar abbia disputato la sua peggiore partita, forse in assoluto, D’Ambrosio e Miranda non appena abbassano il livello vanno in affanno perdendo ogni riferimento e Brozovic, espulso, da due gare consecutive è temporaneamente tornato quello di inizio dello scorso anno.
Col Barcellona c’è stato un campanello d’allarme.
L’orgoglio e Handanovic hanno in effetti impedito di colare a picco ma la squadra si è anche aiutata poco a centrocampo, ha perso decine di palloni ed è corsa dietro avversari che palleggiavano in sei nei pressi dell’aera nerazzurra. E’ il Barcellona bellezza e non ci puoi fare niente. Con l’Atalanta però l’unica giustificazione è la scarsa abitudine a giocare due volte a settimana.
Ogni stagione tutti sanno che i bergamaschi e Gasperini affrontano la partita con un impegno superiore ad ogni altro match (è sufficiente dare un’occhiata alle loro prestazioni di quest’anno) ed è necessario preparare questa partita con molta attenzione.
E’ altrettanto legittimo attendersi un'Inter meno reattiva dopo il Barcellona ma non dopo dieci secondi di gioco. In questo caso è la mentalità famelica, vincente, ossessionata dalla vittoria che dovrebbe vestire giocatori e allenatore.
Questa è una squadra che può e deve arrivare tra le prime quattro. E’ sufficiente tenerlo a mente. Le vittorie ottenute con l’orgoglio sono propedeutiche a ciò che dovrà essere dalla prossima stagione ma al momento l’Inter, nonostante la sensazione apparente di una maggiore concretezza, non dà ancora affidamento e suggerisce che ci debba preparare ad un rally che proseguirà fino al termine della stagione.
Il timore viene dall’ormai tradizionale periodo nero, il tunnel nel quale l’Inter dal 2011 si infila in una parte della stagione (ultimamente tra novembre e gennaio) attraverso una serie di prestazioni sconcertanti contro ogni genere di avversario.
Questi periodi arrivano improvvisamente, senza una vera ragione e contagiano tutto l’ambiente nerazzurro. Il problema è che dopo la sosta per la Nazionale e il Frosinone l’Inter avrà tre trasferte micidiali con Tottenham, Roma e Juventus.
Se basta una partita con il Barcellona a scaricare mentalmente i giocatori, si può immaginare cosa può succedere se si hanno tre partite in pochi giorni di questo livello.
Lo sa anche Spalletti e non ne fa mistero, tanto da essere seriamente preoccupato da una scarsa tenuta mentale di tutta la squadra. L’Inter viene da sette vittorie consecutive e un secondo posto in Champions da confermare, iniziare processi serve solo a perdere le certezze conquistate con tanta fatica, sottovalutare il significato delle ultime due partite sarebbe invece presuntuoso. Speriamo che capiscano.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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