Due sconfitte consecutive contro Cagliari e Fiorentina, condite da sette gol incassati e potevano essere di più. In mezzo il brodino in Europa League contro gli azeri del Qarabag, ma con prestazione da dimenticare. L'Inter, che dopo la vittoria dello scorso 24 settembre contro l'Atalanta era considerata favorita per la corsa al terzo posto, si sta sciogliendo come neve al sole e ora trascorrerà i giorni che la separano dalla gara del Meazza con il Napoli, al decimo posto in classifica. Sul suo profilo instagram Hernanes, che ancora non decolla in relazione al suo talento, promette un futuro vittorioso, ma il presente è molto nero e poco azzurro.
Walter Mazzarri, sempre più sul banco degli imputati, alla viglia della trasferta di Firenze aveva deciso di innalzare il "fortino" contro l'esterno, tattica che qualche anno fa esaltò la squadra allenata da Josè Mourinho. Ma il famoso rumore dei nemici non è replicabile, di Mourinho ce n'è uno solo e chi cerca di imitarlo rischia solo goffe interpretazioni. Mazzarri dovrebbe piuttosto pensare a come far giocare bene una squadra che non sarà composta da fenomeni, ma nemmeno dai fantasmi che hanno vagato per il campo nelle ultime uscite. I giocatori non corrono e quelli che tentano di farlo, corrono male. In questi casi si tira in ballo la preparazione atletica, ma Giuseppe Pondrelli, storico collaboratore di Mazzarri, è considerato uno dei migliori nel settore, proprio perché le squadre del mister hanno sempre corso tanto. E allora?
Allora alimenta il sospetto che manchi una corsa ragionata, dettata da movimenti individuali e collettivi che dovrebbero nobilitare gli allenamenti settimanali alla Pinetina. E invece quest'Inter, anche nelle poche occasioni in cui ha portato a casa il risultato, non ha mai brillato per fluidità e leggerezza di manovra. Solo con il Sassuolo la sfera scorreva veloce. Il possesso palla nerazzurro è talmente lento e prevedibile che l'avversario, qualunque sia, ha tutto il tempo di chiudersi senza nemmeno affannarsi troppo. Manca del tutto il movimento senza palla, nessuno detta un passaggio, i reparti sono lontani, le punte non incrociano. Se per sbaglio arriva un pallone giocabile, solo il talento che non manca ai vari Icardi, Osvaldo e Palacio, può creare l'occasione da rete.
Quindi che valutazioni fare? Mazzarri si è dimenticato il mestiere? Non ha gli uomini adatti per il suo modello di calcio che specie a Napoli si basava proprio su ripartenze e strappi letali? Il mister ha forse l'obbligo, allenando l'Inter, di presentare una squadra che “faccia” la partita e non giochi solo sull'errore dell'avversario, pane quotidiano di squadre come Reggina, Sampdoria e dello stesso Napoli, pur con le dovute differenze fra le tre compagini? Non sto sentenziando, non me lo potrei assolutamente permettere visto che non ho mai fatto l'allenatore. Ma da osservatore, nonchè da tifoso dell'Inter, pongo delle domande. Le risposte, senza alzare muri che solo uno sapeva alzare, le dovrebbe fornire Walter Mazzarri.
E invece il mister non spiega, anzi, preferisce dire che non è il caso di far sapere alla gente cosa non va, i ragazzi sanno e sono pronti a reagire. Ritornello già sentito, mentre a festeggiare sono gli altri. Intanto Erick Thohir gli offre una chance e pensa al mercato di gennaio, magari ad un trequartista e ad un attaccante forte di testa. Parole sue. Il direttore sportivo Piero Ausilio ha avuto il merito di mettere la faccia dopo la debacle interna con il Cagliari e quella esterna di Firenze, offrendo più concretezza verbale. “È vero che molti giocatori non sono al meglio, ma non ci sono scuse, questa non è l'Inter”, la sintesi del suo messaggio ai tifosi.
Già, i tifosi, che sembrano ormai in larga maggioranza favorevoli all'esonero di Mazzarri. Qulcuno scrive che in caso di sconfitta con il Napoli, potrebbe scattare l'ora dell'idolo di tutti gli interisti, alias Walter Zenga. Non so se sia vero, spero solo che anche il più accanito fan dell'Uomo Ragno, metta al primo posto i colori nerazzurri e domenica 19 ottobre, ore 20.45, si rechi al “Meazza” per spingere l'Inter al successo. Tifare contro la propria squadra non appartiene al Dna interista. Ma intanto Mazzarri spieghi perché questa squadra sta giocando così male.
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