Faccio un mestiere per cui è piu lecito avere dei dubbi che una fede cieca. Più logico fare un ragionamento invece di obbedire a un cosmico sentimento di ottimismo. In realtà non so quando e cosa sia realmente cambiato rispetto all'epoca in cui praticavo unicamente il tifo. Ho riletto alcune cose che ho scritto, compresa una lettera appassionata, scritta al Guerin Sportivo di Marino Bartoletti nel 1985 ( pubblicata con mia grande gioia), in un'epoca in cui non esisteva una diffusione cosi elevata di media dedicati all'argomento e internet era una parola sconosciuta.

Avevo mosso una protesta contro la stampa anti interista in seguito alla vicenda Passarella. Il libero argentino aveva dato un calcetto al raccattapalle della Sampdoria che si rifiutava di restituire in fretta il pallone e ne venne fuori un processo mediatico senza precedenti. L'Inter inoltre perse 3-1 (gol nerazzurro di Garlini) e la mia prima trasferta con i Boys si risolse in un ritorno a casa frustrato da un arbitraggio infelice. Negli anni ho maturato la convinzione che l'Inter non godesse di grandi simpatie nelle redazioni e che avesse clamorosamente snobbato il potere e l'influenza della stampa, conservando un masochistico snobismo che ancora oggi, perseverando, mantiene. Il fatto è che in queste settimane ho visto un inedito processo fuori tempo all'Inter e al suo allenatore, fatto di considerazioni anche legittime ma travolgenti per la durezza e la portata drammatica di ogni approfondimento. Al punto da chiedermi, pur avendo simpatia per il lavoro di Mancini, se non avessero fondamento tutte le cassandre estive.

In effetti, da che ho memoria, questo è il peggior precampionato di sempre in termini di risultati e alcune decisioni e strategie non sono così limpide. L'ultimo caso è quello di un incomprensibile modulo 4-4-2 nel triangolare con Sassuolo e Milan, costringendo Hernanes e Kovacic a giocare esterni. La cessione di Shaqiri, fortemente voluta dall'allenatore, corrisponderebbe ad un atteggiamento deludente dello svizzero e ad un cambiamento di modulo a favore di una punta esterna di professione. Ma non vi è certezza in questa interpretazione, solo una valutazione che ingloba anche una personale stima per le idee e l'ambizione di Mancini. Ma un conto è vedere Perisic ed un'altra, eventualmente, Perotti come supporto alla punta.

E poi c'è questa materia intangibile che è l'amichevole, dipendente da fattori che smontano qualunque tentativo serio di classificazione della squadra. La preparazione atletica differente da squadra a squadra, il carico di lavoro svolto il giorno prima e il giorno stesso della partita, gli esperimenti tattici, il valore degli avversari, la concentrazione dei giocatori e il numero di nuovi acquisti da inserire nella rosa. Ma un amichevole è inodore, è insapore e non riuscendo a distinguerne il gusto si rischia di non riconoscere i segnali e le risposte tra le righe. È comunque lecito avere dubbi su Mancini e la sua risolutezza nelle scelte tattiche di questo periodo. È lecito avere dubbi sulla qualità del prossimo acquisto e sulla strana situazione di non avere nel mirino nemmeno quest'anno una punta di riserva in caso di assenza di Icardi, è lecito avere dubbi sulle prestazioni di Montoya e sulla non immediata capacità di Kondogbia di essere trascendentale, è lecito avere dubbi sulla capacità di vendere ad un prezzo conveniente i giocatori in esubero da parte della dirigenza ed è lecito avere dubbi sulla persistente mancanza di personalità della squadra composta ancora da undici uomini e non da un vero collettivo.

Se poi Mancini dice che ci vorranno almeno quattro o cinque partite perché la squadra dia il massimo ho il tragico sospetto che potremmo vivere un settembre horror in cui l'Inter sarà il banchetto di ogni redazione e tifoso arrabbiato e che per l'anno di riscatto così reclamizzato si dovrà attendere ancora a lungo. Avere dubbi è dunque lecito senza perdere un grammo di quella fede calcistica che molti tifosi esaltano a marchio distintivo di un interismo doc. Sono ad esempio sorpreso dalla buona prestazione di Brozovic nel triangolare. È un piccolo segno che molte conclusioni sono ancora premature e che avremo ancora molto da discutere. Nel segno del dubbio naturalmente

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 agosto 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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