Punto, punto e virgola e due punti. Invece di mettere un banale punto, come sottolineato l'altro ieri in conferenza da Luciano Spalletti, riferendosi alla vicenda Icardi, l'Inter prende spunto da una delle scene più conosciute del principe Antonio De Curtis e strapazza letteralmente il Genoa a Marassi. Già, quell'avversario che dal 2011 non lasciava ai nerazzurri l'intera posta in palio tra le proprie mura. Il 4-0 finale è persino generoso per il Grifone, annichilito sin dall'inizio al di là dell'espulsione di Romero che ha inevitabilmente imbavagliato ogni velleità rossoblu. Una serata da incorniciare, e non solo perché nella corsa Champions i nerazzurri (in attesa oggi dell'Atalanta) hanno guadagnato punti su tutte come neanche nelle previsioni più ottimistiche. Ha pesato anche la capacità della squadra di voltare realmente pagina, unendo le forze in funzione dell'obiettivo finale. Nessun individualismo, nessuna lite, tutti concentrati per portare a casa 3 punti fondamentali dopo il k.o. contro la Lazio. Avranno finto? Va bene lo stesso, si badi al sodo.

Il gruppo ha metabolizzato bene il ritorno sul rettangolo di gioco di Icardi, che a sua volta è tornato a mettere la firma con un gol e un assist. A chi? Proprio al suo 'nemico giurato' Perisic, che lo ha ringraziato con il sorriso. L'extra calcio è rimasto fuori dal Ferraris e si è vista un'Inter quasi perfetta: padrona del campo, abile a sfruttare gli spazi, con centrocampisti finalmente in grado di inserirsi con i tempi giusti (mamma mia che Gagliardini!). Spicca soprattutto il ritorno a una prestazione di alto livello di Nainggolan, colui che forse è mancato più degli altri nel periodo più complicato dei nerazzurri. Insomma, ieri sera hanno vinto tutti coloro che hanno sostenuto l'Inter e tutte le sue componenti. E ha perso, purtroppo, il tifo organizzato che ha mantenuto la promessa di remare contro l'ex capitano, nonostante il suo apporto alla vittoria.

Incassati con soddisfazione questi 3 punti, resta pertanto da analizzare e trattare con i guanti una questione delicata: quella della presa di posizione della Curva Nord contro Icardi. Il collega Mattia Todisco ha egregiamente tradotto in parole il pensiero della nostra redazione, che ho notato corrispondere con una larga fetta di tifosi interisti. In particolare, al di là del singolo bersaglio, quello che non convince del comunicato (doppio, compresa la risposta a FcInterNews.it) è la convinzione di essere gli eletti del tifo nerazzurro, i veri e indiscussi rappresentanti dell'Inter in virtù di una militanza ormai cinquantenaria e di un legame mai dissoltosi nel tempo. Non ho intenzione di mettere in discussione l'amore della Curva Nord per l'Inter (per me è parte integrante e piacevole della 'esperienza stadio'), anche se in qualche occasione avrebbe potuto manifestarlo diversamente. Piuttosto, non accetto di essere catalogato come tifoso di serie B solo perché non frequento l'ambiente della curva né aderisco alle sue iniziative. Assegnare delle patenti di tifo è come illudersi di scoprire il sesso degli angeli. Nessuno può accusare altri di tenere meno alla squadra, basandosi su criteri che di empirico non hanno nulla: reazioni agli eventi, frequenza dello stadio e/o delle trasferte, coinvolgimento sui social del club, investimento economico negli abbonamenti, rapporto con determinati calciatori eccetera eccetera.

Ognuno, come qualsiasi situazione della propria esistenza, vive il tifo per l'Inter in modo personale. Si può essere d'accordo o meno con lo stile scelto, ma nessuno può salire su un piedistallo, denigrando chi resta sotto. Non è corretto, ma soprattutto c'è dell'incoerenza in questi concetti espressi dalla Curva Nord. Chi è stato colui che recentemente è stato letteralmente massacrato per aver dato lezioni di tifo via Instagram ai sostenitori nerazzurri ("Non amarla quando vince se non la ami quando perde")? Proprio lui!, direbbe Sandro Piccinini. Quel Mauro Icardi che proprio la CN ha eletto a nemico pubblico, da allontanare al più presto come fosse un appestato anche a rischio di rimanere fuori dalla Champions League (che poi, alla Champions io tengo e credo anche la società nerazzurra), ma al cui livello si abbassa vestendo i panni del professore di tifo.

A questo si può tranquillamente aggiungere un altro punto in comune tra i due litiganti, espresso nei 'comunicati' di entrambi in cui, seppur in tempi diversi, prevale una netta autoreferenzialità con quel pizzico amarognolo di spocchia del tipo: "Io ho fatto tanto per l'Inter, voi chi c... siete?". Che poi è vero, sia la Curva Nord sia Icardi hanno fatto a modo loro tanto per questi colori, salvo poi ritenersi al di sopra di tutto: l'Inter stessa, senza troppi giri di parole.

Nessuno, dall'80enne che ha vissuto l'epopea della Grande Inter al 12enne che non è mai andato a San Siro ma a PES19 sceglie solo i colori nerazzurri, deve ritenersi migliore o più affezionato a questi colori. Perché, ribadisco, oltre a essere tutti Brothers of the World accomunati dall'amore verso una squadra, viviamo in modo personale sia le gioie che i dolori da essa trasmessi. E non esiste un termometro per misurare il grado di empatia.

"Più piccola è la mente più grande è la presunzione".

(Esopo)

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 aprile 2019 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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