La vittoria di Parma, sì perché l'Inter ha vinto e conquistato i tre punti, ha scatenato le giuste critiche per come sia maturato il blitz in terra ducale, ma anche i soliti attacchi pretestuosi che dalle nostre parti vanno tristemente di moda. Pure da chi si definisce interista.
Antonio Conte lo sapeva quando ha deciso di accettare le avances della famiglia Zhang e dell'amico Marotta. Per avere vita facile aveva solo un obbligo: vincere e subito. Altrimenti via libera a chi ne attacca pretestuosamente il passato bianconero e i 12 milioni l'anno che riceve come ingaggio. Facile esercizio per chi non vuole o non sa parlare di calcio.
È vero che l'Inter ha abbandonato troppo presto una Champions League che però nel girone vedeva avversari come Barcellona e Borussia Dortmund. È vero che i nerazzurri e quindi il loro tecnico abbiano sbagliato in modo colpevole due secondi tempi contro blaugrana e tedeschi dopo due prime frazioni di gioco disputatate come da tempo non si vedeva in casa Inter. È vero che la squadra e il suo allenatore non abbiano saputo superare l'ultimo ostacolo in un Meazza strapieno contro un Barcellona già qualificato e imbottito di riserve. È vero che in campionato l'Inter e quindi Antonio Conte abbiano illuso a inizio stagione sulla possibilità di poter lottare fino all'ultimo per lo scudetto, perdendo però nel momento cruciale contro Lazio e Juventus, le due competitor. Così come è vero che la finale di Coppa Italia poteva e doveva essere un obiettivo, sfumato per i miracoli di Ospina al San Paolo, ma soprattutto per l'atteggiamento remissivo mostrato a San Siro nella semifinale di andata vinta per 1-0 dai partenopei.
Tutto vero e tutto ammissibile di giudizi negativi e critiche costruttive, è giusto dubitare sulla difesa a tre a prescindere, chi dice sempre che è tutto ok non fa il bene della squadra. Ma, a mio parere, è miopia calcistica affermare che non sia cambiato nulla dal passato e che Conte rappresenti un fallimento.
Intanto questo allenatore ha il grosso merito di costringere le società in cui lavora ad acquistare i giocatori ritenuti migliori per il suo credo tecnico e tattico. Romelu Lukaku ne è l'esempio più lampante e non mi pare che il gigante belga finora abbia deluso le aspettative in termini di gol realizzati e di spirito di squadra. Nel mercato di gennaio, prima che esplodesse l'emergenza covid, la società ha assecondato le richieste di Conte con un top player come Christian Eriksen. Tutti sanno che il tecnico avrebbe preferito un incursore come Vidal, ma una volta accertata l'impossibilità di arrivare al cileno, la società ha comunque portato a casa il grande nome, attratto si dall'ingaggio che garantisce Suning, ma anche dal fatto che fosse Conte il tecnico della sua futura squadra.
Eriksen sta deludendo? Sì, al momento abbiamo visto solo sprazzi di classe da parte di questo danese che mangia pane e qualità, ma che deve ancora capire cosa significhi l'intensità che il campionato italiano richiede, dove è bastato mettergli addosso uno Scozzarella qualsiasi, con tutto il rispetto, per non farlo mai entrare in partita. Christian Eriksen non potrà e non dovrà mai essere il problema di questa squadra, non potrà e non dovrà mai essere un lusso per un allenatore come Conte, però è ora che mostri più voglia e spirito di adattamento.
Quello che a Parma ha mostrato, dopo il suo ingresso, Alexis Sanchez. Solo il maledetto infortunio alla caviglia patito lo scorso ottobre ha impedito al cileno di dare una grande mano all'Inter nei momenti topici della stagione.
Mentre scriviamo apprendiamo che, dopo aver superato le visite mediche, ha firmato un contratto quinquennale che lo legherà all'Inter un certo Akraf Hakimi, che a soli 21 anni è già considerato tra i migliori interpeti in circolazione nel ruolo di esterno. Una tipologia di acquisto, a prescindere dall'esborso economico favorito dalla cessione di Icardi, che è dovuta in gran parte al fatto che l'Inter sia guidata da Antonio Conte, allenatore che piace ai grandi giocatori. E radio mercato ci fa sapere che dopo Hakimi, la società stia trattando altri profili non banali.
Ma intanto incombe il campionato che non si ferma mai e stasera al Meazza arriva il Brescia fanalino di coda. “Siamo assetati di punti”, ha detto Conte alla vigilia della gara. Presente e futuro marciano insieme. Poi si può dire tranquillamente che a Parma l'Inter sia stata brutta e fortunata. Ma può capitare in un momento come questo dove si gioca sempre e in condizioni anomale. Anche se l'allenatore guadagna 12 milioni l'anno.
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