Per fortuna ho il lunedì libero. Per fortuna ieri mi sono evitato le solite menate di saccenti e tuttologi sull'Inter, sui suoi problemi cronici, sulle difficoltà di De Boer a comprendere il calcio italiano, sulla sagacia tattica di Spalletti, sull'inadeguatezza di Jovetic, sui milioni spesi per Joao Mario, sulle diagonali difensive di Santon e sull'evanescenza di Icardi.

Piccola parentesi: quando Maurito pascolava senza meta ma segnava un golletto, tutti a dire "Ma che fenomeno!"; adesso che gioca per la squadra, dà l'anima e comincia davvero a esser utile non solo sotto porta, lo criticano. Mah. Chiusa parentesi.

Dicevamo, le menate. Ecco, niente menate per il sottoscritto, ma soltanto introspezione interiore sul match dell'Olimpico. Amaro, amarissimo. Non tanto per quel primo tempo alla Rocky Balboa vs Ivan Drago ("Vediamo chi mena più forte e chissene della difesa"), quanto per i secondi 45 minuti. L'Inter del secondo tempo – come legittimamente rivendicato da De Boer e parzialmente ammesso da Spalletti – ha comandato la partita, soffrendo molto meno rispetto alla prima frazione e creando i presupposti non solo per pareggiarla, ma addirittura per ribaltarla. Nonostante uno Joao Mario evidentemente non al top e un Ansaldi fisiologicamente alla ricerca del ritmo partita, la squadra nerazzurra ha dominato non solo in fatto di possesso palla (che nel calcio è un dato spesso poco rivelatore), quanto in efficacia. Banega è diventato il padrone della metà campo, le scorribande di Salah sono state drasticamente ridotte, Medel ha coperto meglio e Perisic si è rivisto positivo in entrambe le fasi.

Il pareggio conseguito nell'ultima porzione di gara, insomma, era la giusta moneta per quanto mostrato sul terreno di gioco dagli ospiti. Un gol delizioso, a coronamento di un'azione da manuale tra il Tanguito e Icardi. La Roma, che già faticava da svariati minuti a tenere su la palla e a ripartire come nel primo tempo, vacilla, barcolla. Che l'inerzia sia ora dalla parte dell'Inter è palese. Cosa accade a questo punto? Manolas soffre il pressing di Icardi (regolarissimo, giusto per chiarire) e si fa borseggiare la palla dal solito Banega. Si sta creando un pericolosissimo tre contro due, ma Banti cosa fa? Fischia fallo di Banega sul greco. Inesistente. E' lo stesso intervento che, solo pochi minuti prima, era stato giudicato regolare a maglie invertite, con De Rossi ottimo su Medel. Stavolta no, stavolta è fallo.

Non solo viene frenata una ripartenza velenosissima dei nerazzurri, che con Banega palla al piede, Icardi lanciato e Perisic a rimorchio stavano puntando la porta di Szczesny difesa solo da Fazio e Juan Jesus (De Rossi era attardato). No. Si da il 'La' al 2-1 giallorosso, segnato proprio da Manolas in seguito all'azione che si origina esattamente da quel calcio di punizione. Un possesso di cui i giallorossi non avrebbero dovuto beneficiare. In poche parole, si passa nell'arco di un paio di minuti dal possibile 1-2 al 2-1. Sliding doors.

No, non si sta 'piangendo' per una decisione arbitrale di due minuti prima. E no, nessuno sta sostenendo che se Banti avesse lasciato andare via Banega su quel contrasto completamente sul pallone, poi l'Inter avrebbe segnato e vinto la partita. Non siamo al barsport e nessuno ha poteri sovrannaturali per prevedere cosa sarebbe stato. Quello che si sostiene è che i giudizi a margine dovrebbero anche tener presente delle contingenze e dei dettagli, e non fermarsi solo al mero risultato. E il calcio, più che altri sport, vive di dettagli. Basti pensare al rigore regalato a Niang in Milan-Sassuolo, alla testata di Zidane a Materazzi in Italia-Francia, alla mano di Henry nello spareggio Francia-Eire, al gol-fantasma di Lampard in Germania-Inghilterra. This is football.

Che peccato, il lunedì è già alle spalle.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 04 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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