No, non si tratta di rivolte. E no, l'entusiasmo per il 19° scudetto non è affatto svanito. Ma la realtà non è certamente quella che ci si aspetterebbe dopo un trionfo di questo tenore, sia per le modalità con le quali è arrivato sia per le contingenze nelle quali squadra e staff tecnico hanno dovuto lavorare.

Gli appassionati, i tifosi e anche parte degli addetti ai lavori forse non hanno compreso appieno la portata dell'impresa nerazzurra. Javier Zanetti, vicepresidente del club e non il primo che passa, nella bellissima intervista a La Nacion l'ha detto chiaro: "Scudetto? Il grande merito... anzi, tutto il merito va dato a Conte e ai giocatori". Tutto il merito. Passaggio rivelatore. Proprietà e dirigenza, evidentemente, sono mancate, parzialmente o addirittura totalmente, in questi mesi che chiamare "delicati" vuol dire utilizzare un eufemismo. Conte, il suo staff e la squadra hanno fatto fronte compatto e non solo hanno vinto il campionato, ma hanno addirittura stravinto. Un miracolo sportivo, c'è poco da stare lì a discuterne. L'Inter ha messo tra sé e le avversarie un distacco abnorme, nonostante i problemi della pandemia, i malumori per l'uscita anticipata dalla Champions e, soprattutto, la prolungata assenza della proprietà.

Lukaku e compagni si sono sobbarcati tutto il lavoro assieme al proprio allenatore, ed è per questo che adesso Conte e i suoi vogliono godersi il trionfo. Non c'è falsità nelle parole del tecnico leccese, che davvero intende festeggiare fino in fondo questo titolo. Ma la situazione non è affatto serena. Conte rischia di lasciare l'Inter? Sì, inutile nasconderlo. L'allenatore, dopo l'immane lavoro in questo biennio a Milano, vorrebbe restare per completare il percorso, ma legittimamente pretende rassicurazioni soprattutto dal punto di vista sportivo più che da quello economico. Non intende accettare un altro anno colmo di incognite, nel quale dover ancora tappare falle e ricoprire più ruoli. E lo stesso vale per i giocatori. Al netto di ovvie differenze tra le varie situazioni – c'è chi ha un contratto lungo, chi va in scadenza, chi deve rinnovare... –, la squadra avrebbe anche l'intenzione di venire incontro agli Zhang dal punto di vista dei tagli, ma chiede rassicurazioni per quanto riguarda i programmi. Quali saranno gli obiettivi? Si punterà davvero alla seconda stella? Si proverà ad allestire una rosa capace di competere anche in Champions? Oppure ci sarà ridimensionamento? Dalle risposte dipenderà il futuro dell'Inter. Perché tagliare e avere responsabilità va bene, ma a patto che anche la gestione poi sia parimenti oculata. In breve: perché non vendere l'Inter visto che Suning non riesce a sostenere i costi del club? Perché incaponirsi nella ricerca di un finanziamento che rischia solo di far vivacchiare la squadra e non di farla brillare come meriterebbe? Occhio: di Conte ce n'è uno. Come sempre detto: la rosa dell'Inter è forte, ma non fortissima. Il netto divario con le inseguitrici è tutto merito dell'allenatore. Non è che d'incanto Skriniar è diventato Thuram, Darmian è diventato Brehme, Barella è diventato Matthäus e Lautaro è diventato Batistuta. Tante vittorie, ma tutte sudate. Non c'è stata inerzia nel cammino verso il tricolore: lo scudetto è frutto di un lavoro enorme fatto in due anni ad Appiano Gentile.

La pandemia è un fatto oggettivo e ha colpito soprattutto i club più importanti, visti gli investimenti. Non a caso anche Juve, Real e Barça – tanto per citarne alcuni – si trovano in situazioni simili a quella dell'Inter. Ma poi c'è l'altro aspetto, quello della volontà di investire. Vero, Suning in questi anni non ha fatto mancare il suo apporto, ma negli ultimi mesi la situazione è radicalmente cambiata. E quanto accaduto allo Jiangsu, campione di Cina e poi lasciato andare in fallimento, non è certamente un precedente che fa stare sereni i tifosi interisti.

Cari Zhang, con tutto il rispetto, l'Inter non è lo Jiangsu. La squadra campione d'Italia non deve sopravvivere, ma vivere e splendere. Grazie di tutto, nessuno nega i meriti, ma, se ora la situazione è questa, meglio passare la mano e salutare con stile prima che sia troppo tardi. Oppure ricominciare a gestire seriamente il club. Tertium non datur.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 11 maggio 2021 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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