A questa Inter è illecito chiedere di più: squadra a corto di energie, giocatori sfiancati, vigoria mentale fiacca. Eppure, nel bel mezzo del più spietato dei gironi danteschi, la formazione di Antonio Conte riesce a rialzarsi (tre giorni dopo il 2-2 interno contro il Parma) sconfiggendo per 2-1 il Brescia, in casa delle Rondinelle. Decisivo il battagliero Lautaro Martinez - che oramai per la quantità industriale di contrasti in cui si cimenta è costretto a giocare col naso sul terreno - e ad un Romelu Lukaku a due volti: se da un lato sembra essere ancora fuori dai giri e soffrire il possesso palla avversario, dall'altra parte il belga sfodera (come fosse una manna dal cielo) un sinistro alla Adriano dai 20 metri, che indirizza definitivamente la sfida nel verso giusto e arriva proprio a margine del momento di massima sofferenza della Beneamata.

La formazione locale preme: è brava (e fortunata) l'Internazionale a reggere. Sia la pressione mentale che quella tattica: se il centrocampo non riesce a fare da filtro, i difensori si rivelano dei baluardi ed impediscono alla coraggiosa matricola allenata da Eugenio Corini di penetrare in profondità con scambi palla a terra. In casa nerazzurra le due linee sono troppo sballate, così come le punte non riescono a dare il respiro necessario in proiezione avanzata. Ma "va bene così", per parafrasare le parole del mister a fine gara. Quattro partite in nove giorni, con l'infermeria piena: il ruolino di tre vittorie e un pareggio è senz'ombra di dubbio lodevole. "Non riesco a vedere un lato negativo, non parlatemi di prestazione". Come sa difendere i suoi giocatori Antonio Conte, nessun altro al mondo.

La notoria citazione "la legge è uguale per tutti", talvolta schernita dall'opinione pubblica nel momento in cui la s'intravede sopra la testa del magistrato durante la lettura di una sentenza, è in realtà l'espressione che garantisce e fonda i valori su cui si basano gli Statuti contemporanei. Ma il mondo del calcio, al momento, sembra essere disinteressato a discorsi del genere. Quando nella trasferta nerazzurra di Marassi, infatti, Alexis Sanchez rimediò un cartellino giallo (il secondo) per colpa di una simulazione in area, l'intera stampa nazionale (noi compresi) elogiò la scrupolosa applicazione del regolamento compiuta da parte della classe arbitrale. A Brescia, invece, l'attuazione del manuale non è conforme con l'episodio del Ferraris: diversi giocatori della compagine locale (non tutti, ma molti) trascorrono l'intera gara sul filo rosso di messinscene, provocazioni, proteste prive di fondamento ma destabilizzanti. Il direttore di gioco estrae saltuariamente il cartellino, ma le simulazioni sono diverse e la discrezione, a tal punto, non avrebbe motivo di esistere. Altrimenti, se rapportato il tutto all'ammonizione di Sanchez, si creano casi di disparità.

Uno degli uomini che adottano particolarmente l'atteggiamento sopra citato è Mario Balotelli, il quale torna a sfidare l'Inter una volta tornato nel campionato italiano. Non è ancora andata giù, ai tifosi, quella maglia gettata per terra. Un gesto che tra l'altro non riuscì, nonostante le gravissime ripercussioni, a guastare una serata così magica (il 3-1 contro il Barcellona, ndr). Al 'Rigamonti' il guerriero Ashanti oscilla fra i tre centrali nerazzurri a caccia del pallone giusto: ne trova pochi, e quando non viene in contatto con la palla cerca d'esser sbilanciato da un avversario. Ma la squadra di Conte è furba. Certo, anche un po' fortunata: se Samir Handanovic fa il fenomeno tra i pali, c'è da dire che addirittura lo stesso Balotelli aiuta i meneghini, sciupando una squisita occasione da rete a due metri dalla porta con una senz'altro non stilistica tibiata che consegna il pallone nelle mani degli steward della fila Z.

Detto ciò, l'Inter riesce a godersi - a margine di una trasferta rognosa - un pisolino notturno da capolista. Il tecnico ha persino concesso ai suoi discepoli una giornata di riposo, cosicché i ragazzi possano recuperare energie psicofisiche per preparare al meglio (da giovedì) la prossima trasferta di Bologna. Dopo arriverà la volta dell'ennesimo turno infrasettimanale (stavolta ancora con il Dortmund), poi l'incontro con l'Hellas Verona. Un tour de force micidiale, da cui la squadra potrebbe uscire a pezzi ma anche - e Conte ci crede, totalmente rinforzata dal punto di vista mentale. Ora le ultime tre tappe, per arrivare alla successiva base di partenza. Volere è potere.

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Sezione: Copertina / Data: Mer 30 ottobre 2019 alle 18:06
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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