"Guardo Simone Inzaghi e in qualche modo mi rivedo in lui". Così Fabio Capello esordisce alla Gazzetta dello Sport nella sua analisi del percorso dell'allenatore piacentino da quando siete sulla panchina dell'Inter: "Anche io e il mio Milan riuscimmo ad alzare la Champions al secondo tentativo - ha continuato dando una iniezione di ottimismo alla squadra nerazzurra in vista della finale di Champions League contro il PSG, seconda finale raggiunta dalla squadra di Inzaghi in tre anni -. Per chi non ricordasse, prima del 4-0 al Barcellona ad Atene ’94 c’era stata la sconfitta per 1-0 contro il Marsiglia nella finale di Monaco, nel 1993. Tornare in finale dopo averne persa una aiuta un allenatore, e di conseguenza tutta la squadra, perché arrivi all’appuntamento con più esperienza e in campo ti presenti con più attenzione. Hai capito che cosa significa giocare una finale di Champions" ha continuato prima di avanzare un consiglio al tecnico della Beneamata.

"Per questo ho un consiglio per Simone: durante questi giorni si dedichi in maniera particolare agli undici che sabato scenderanno in campo contro il Psg. Occorre che tutti, ma soprattutto i titolari, abbiano ben presente dove poter fare male agli avversari e che siano preparati alle potenziali situazioni di sofferenza. Chi giocherà dovrà conoscere alla perfezione i propri compiti tattici e l’allenatore dovrà concentrarsi su questo aspetto della preparazione: è un passaggio cruciale" ha detto prima di fare un paragone tra la sua esperienza e quella di Inzaghi e tra il 2023 e quest'anno.

Le differenze tra il suo percorso e quello di Inzaghi:
"Tra la mia esperienza e quella che sta per vivere Inzaghi, tuttavia, ci sono delle differenze. I tempi, per esempio. Il mio Milan, dopo aver perso la Champions col Marsiglia, ebbe la possibilità di rifarsi subito, giocando la seconda finale consecutiva. E di passare dallo status di favorito, come eravamo contro l’Olympique, a sfavorito, come ci consideravano tutti prima di affrontare il Barcellona".

Il paragone tra la finale di Istanbul e questa di Monaco:
"Tra Istanbul e Monaco, invece, sono passati due anni e questo potrà aiutare senz’altro l’Inter, perché Inzaghi e i suoi nel frattempo sono cresciuti, maturati, hanno vinto uno scudetto storico e sanno che cosa li aspetta sabato. La pressione invece aumenterà: nel 2023 era il Manchester City la squadra obbligata a vincere, mentre quest’anno l’Inter e il Psg partiranno alla pari e i tifosi nerazzurri, dopo la delusione di Istanbul, si aspettano di poter festeggiare a Monaco. Per affrontare la situazione Inzaghi avrà strumenti differenti, direi aggiornati rispetto al 2023: giocare una finale di Champions per la prima volta è estremamente difficile, riprovarci una seconda volta ti dà un vantaggio con te stesso. Ci sei già passato e sai quali tasti toccare per correggere le imperfezioni della prima volta. Simone dovrà gestire in particolare la testa dei suoi giocatori, cercando di non disperdere troppe energie mentali durante l’avvicinamento alla partita. La grinta e la voglia di rivalsa dopo il ko di due anni fa possono diventare un’arma preziosa per imporsi sui francesi, ma occorrerà maneggiarla con cura. Serenità e tensione dovranno equilibrarsi, non è facile però può diventare il segreto del successo. Perché l’aspetto psicologico è fondamentale, e in eventi come una finale di Champions può fare tutta la differenza del mondo. Nel ’94, i miei collaboratori che avevano assistito all’allenamento del Barcellona mi riferirono che Cruijff se ne stava sdraiato in mezzo al campo, con il pallone sotto la testa a mo’ di cuscino. E così, quando parlai alla squadra, dissi: 'Sapete che c’è? Andiamo a calciarlo noi quel pallone, facciamo picchiare la testa per terra a lui e a tutto il Barça'".

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Sezione: Copertina / Data: Mer 28 maggio 2025 alle 12:55
Autore: Egle Patanè
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