Hai voglia a parlare di amore, di maglie più belle, di desideri di giocare per una squadra sin da quando eri bambino. Perché quanto sta emergendo dalle anticipazioni dalla sua biografia fa capire solo ed esclusivamente una cosa: che in lui regna più che altro la presunzione, che spesso arriva a sfociare e in antipatia e in livore. L'identikit di Ibra che sta venendo fuori da queste parole ne regala un dipinto all'insegna dell'antipatia e del rancore verso il passato, con tendenza a dimenticare le tante vittorie ottenute per far spazio solo a quegli episodi meno piacevoli che hanno segnato le sue esperienze passate. Che possono capitare a chiunque in questo pianeta, ma che lui sembra segnarsi al dito quasi fossero offese mortali alla propria figura.

Ha urlato in faccia il proprio rancore verso Guardiola, accusandolo di essere un tipo senza attributi e di farsela sotto di fronte a José Mourinho, e grande classe ha dimostrato il tecnico del Barça ad augurargli ogni bene nonostante tutto. Ha avuto episodi di altissima tensione anche al Milan, con quella rissa con Onyewu che gli è costata una costola e sulla quale è stata messa una pietra sopra; ha anche sbugiardato il club dove milita tuttora rivelando i particolari di quell'episodio dell'espulsione di Firenze. Ma la goccia che fa inevitabilmente traboccare il vaso è rappresentata dalle dichiarazioni sull'Inter: le parole di stima verso Mourinho sono state travolte dalle pesanti accuse legate alla presenza dei clan all'interno della squadra. Brasiliani, argentini e resto del mondo, a suo parere, formavano delle schiere chiuse, cosa che non portava a rendere al meglio la squadra. E lui, relegato nel gruppo misto, ha provato a fare il possibile a rompere quelli che lui definisce 'c...o di gruppetti'.

Caro Ibra, sentire parlare di gruppetti uno come te, per carità un grandissimo giocatore, punta formidabile che tante soddisfazioni ci ha regalato, da un po' fastidio, visto che passi alla storia anche per essere l'antigruppo per eccellenza, uno che non si fa problemi ad alzare la voce, mandare a quel paese anche in campo i compagni, per non venire alle mani (lo hai scritto tu delle risse con Mido, Vieira e Zebina). In quella che tu poi accusi essere una squadra frantumata in gruppetti, ogni benedetta partita si facevano in quattro tutti insieme, a prescindere dalla nazionalità, per accontentarti e per seguire la tua indole anarchica. E parliamo di gente con tanto di pedigree come Zanetti, Maicon, Cambiasso, Stankovic, Figo: tutti campioni di razza, mica gregari. E dimentichi anche un piccolo dettaglio: nel 2009, rinunciando a te, Mourinho ha saputo creare da tanti presunti gruppetti un gruppo invincibile, leggendario, capace di soffiarti da sotto il naso quella Champions League per la quale hai lasciato Milano convinto che a Barcellona l'avresti finalmente alzata. La storia parla...

Ibra sale sul piedistallo, fa il censore, inveisce e sputa veleno contro tutti. A noi basta ricordare un piccolo esempio: Paolo Orlandoni non si è mai lanciato, in oltre 20 anni di carriera, in dichiarazioni così, però lui una Champions ce l'ha in bacheca. E da questo punto di vista, caro Zlatan, hai poco da parlare e moltissimo da imparare!

 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mar 08 novembre 2011 alle 18:00
Autore: Christian Liotta
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