Precedenti, strisce di risultati positivi e pronostici si azzerano quando in campo si sfidano Inter e Juventus, specie se si tratta di una finale. A San Siro è in gioco la 34esima edizione della Supercoppa Italiana, Inzaghi ha a disposizione l'undici migliore, mentre i bianconeri sono falcidiati dalle note assenze. Nel 3-5-2 dei nerazzurri rientrano dal primo minuto Calhanoglu e Dzeko: davanti ad Handanovic, solito terzetto difensivo con Skriniar, De Vrij e Bastoni. Il turco torna in cabina di regia con Brozovic e Barella, sulle fasce confermatissimi Dumfries e Perisic. In avanti il 9 bosniaco forma il tandem con Lautaro. Allegri schiera la sua Juve con il 4-2-3-1: in porta c'è Perin, Rugani e Chiellini sono i due centrali di difesa. McKennie sulla trequarti di sinistra, Kulusevski in mezzo e Bernardeschi a destra giocano a supporto di Morata.
Ritmi altissimi sin dai primi minuti con gli ospiti che attivano il pressing insidiando il primo possesso della retroguardia nerazzurra. Strategia come sempre utilizzata in avvio anche dalla squadra di Inzaghi: Chiellini e compagni sono costretti a alcuni errori in disimpegno che non vengono però sfruttati dall'Inter, mentre dall'altro lato le doti di palleggio di Brozovic, Bastoni e De Vrij fanno la differenza nell'aggirare le marcature avversarie. Il croato, seguito a uomo da Kulusevski, cincischia solo al 20' perdendo palla, ma a recuperare il possesso ci pensa Handanovic in uscita bassa sul tentativo di dribbling su De Vrij di Bernardeschi. Le minacce principali arrivano dalle fasce: Perisic punta De Sciglio provando a sfruttare la qualità di ambidestro, ma i suoi cross sono sempre sventati dalla difesa bianconera, in corsia opposta Alex Sandro disinnesca Dumfries. Sull'altro fronte sono gli scambi di posizione fra gli attaccanti a mandare in tilt ancora una volta, dopo l'infortunio collettivo contro la Lazio, i tre centrali interisti: Morata, spostatosi a sinistra dopo il cross di Locatelli, ingaggia il duello con Skriniar riuscendo di nuovo a mettere in mezzo, sul nuovo traversone svetta McKennie che viene lasciato libero da De Vrij mentre Bastoni non fa in tempo ad accentrarsi. Juventus in vantaggio al 27' con il colpo di testa del centrocampista americano, diventato l'arma in più di Allegri. Passano però appena 7 minuti e sul colpo di tacco innocuo di Perisic, che avrebbe voluto concludere lo scambio con Bastoni, Dzeko si muove orizzontalmente in uscita dal centro area verso sinistra e attirando nel tranello De Sciglio: l'attaccante (Rugani non lo segue rimanendo a coprire la zona nevralgica davanti a Perin) arriva sul pallone in anticipo e viene steso dal terzino, dal dischetto si presenta Lautaro che calcia di potenza all'incrocio firmando l'1-1 su rigore. L'Inter riprende in mano il pallino del gioco aumentando la densità dei suoi uomini in attacco: Bastoni diventa una presenza fissa a supporto di Perisic a sinistra, Barella si alza a sostegno delle due punte, mentre la Juve arroccandosi nella propria area riesce a difendere la parità fino all'intervallo.
Stesse trame di gioco cercate dai nerazzurri in avvio di ripresa, ma è la squadra di Allegri, tornata in campo in una veste più propositiva, ad avere con Bernardeschi la chance più clamorosa per passare in vantaggio: Rabiot si sgancia dalla mediana e, sovrapponendosi sulla sinistra ad Alex Sandro, guadagna il fondo contro Dumfries, l'olandese gli concede lo spazio per il rasoterra che trova libero il 20 bianconero, dimenticato da Perisic e sprecone nel tiro di prima che non inquadra neanche lo specchio. Sull'asse Calhanoglu-Dumfries l'ex PSV prova subito il riscatto in zona offensiva sfuggendo alle spalle di Alex Sandro, ma il colpo di testa è parato da Perin con l'aiuto del palo. L'esterno di Inzaghi staziona alla destra di Dzeko e Lautaro, in una linea a quattro d'attacco completata a sinistra da uno fra i due partner di corsia Perisic e Bastoni. Al 74' la prima mossa tattica di Allegri: fuori Kulusevski, dentro Dybala che si sistema a fianco di Morata, cinque minuti dopo Arthur rileva Bernardeschi con McKennie e Rabiot schierati rispettivamente larghi a destra e sinistra in una sorta di 4-4-2. Inzaghi ha risposto cambiando le sue due punte: ultimo quarto d'ora per Sanchez e Correa, escono sia Dzeko che Lautaro. Ultimi minuti più tesi e combattuti: all'88' finisce anche la partita di Morata, al suo posto entra Kean, mentre l'Inter sostituisce le pile a centrocampo con il doppio ingresso di Vidal e Darmian per Barella e Darmian. Si va così ai supplementari: nella Juve fuori Locatelli che viene rimpiazzato da Bentancur, nei nerazzurri dentro al 100' anche Dimarco al posto di Perisic. L'equilibrio resiste fino all'ultimo secondo, spezzato ancora una volta attraverso la folta presenza di uomini offensivi per sfruttare le giocate dalle fasce: sul cross di Dimarco, Alex Sandro appoggia di petto malissimo verso Chiellini mentre Darmian, in versione ultra-offensiva alla Dumfries, è alle sue spalle e arriva in anticipo sul centrale, con Sanchez avvoltoio nello sfruttare l'assist del vantaggio decisivo. Il 2-1 al 121' premia la squadra nerazzurra di Inzaghi che, nonostante la parte finale di gara naturalmente più bloccata, domina per gran parte del match (63% di possesso palla con 23 tentativi a rete contro 8 dei bianconeri) e ha il merito di crederci fino alla fine, ricalcando il noto motto juventino mentre Allegri, pregustando già i rigori, chiamava il fallo tattico ai suoi per permettere l'inserimento dello specialista Bonucci, che difatti entra in campo solo per ritirare la medaglia dei secondi.
Ritmi altissimi sin dai primi minuti con gli ospiti che attivano il pressing insidiando il primo possesso della retroguardia nerazzurra. Strategia come sempre utilizzata in avvio anche dalla squadra di Inzaghi: Chiellini e compagni sono costretti a alcuni errori in disimpegno che non vengono però sfruttati dall'Inter, mentre dall'altro lato le doti di palleggio di Brozovic, Bastoni e De Vrij fanno la differenza nell'aggirare le marcature avversarie. Il croato, seguito a uomo da Kulusevski, cincischia solo al 20' perdendo palla, ma a recuperare il possesso ci pensa Handanovic in uscita bassa sul tentativo di dribbling su De Vrij di Bernardeschi. Le minacce principali arrivano dalle fasce: Perisic punta De Sciglio provando a sfruttare la qualità di ambidestro, ma i suoi cross sono sempre sventati dalla difesa bianconera, in corsia opposta Alex Sandro disinnesca Dumfries. Sull'altro fronte sono gli scambi di posizione fra gli attaccanti a mandare in tilt ancora una volta, dopo l'infortunio collettivo contro la Lazio, i tre centrali interisti: Morata, spostatosi a sinistra dopo il cross di Locatelli, ingaggia il duello con Skriniar riuscendo di nuovo a mettere in mezzo, sul nuovo traversone svetta McKennie che viene lasciato libero da De Vrij mentre Bastoni non fa in tempo ad accentrarsi. Juventus in vantaggio al 27' con il colpo di testa del centrocampista americano, diventato l'arma in più di Allegri. Passano però appena 7 minuti e sul colpo di tacco innocuo di Perisic, che avrebbe voluto concludere lo scambio con Bastoni, Dzeko si muove orizzontalmente in uscita dal centro area verso sinistra e attirando nel tranello De Sciglio: l'attaccante (Rugani non lo segue rimanendo a coprire la zona nevralgica davanti a Perin) arriva sul pallone in anticipo e viene steso dal terzino, dal dischetto si presenta Lautaro che calcia di potenza all'incrocio firmando l'1-1 su rigore. L'Inter riprende in mano il pallino del gioco aumentando la densità dei suoi uomini in attacco: Bastoni diventa una presenza fissa a supporto di Perisic a sinistra, Barella si alza a sostegno delle due punte, mentre la Juve arroccandosi nella propria area riesce a difendere la parità fino all'intervallo.
Stesse trame di gioco cercate dai nerazzurri in avvio di ripresa, ma è la squadra di Allegri, tornata in campo in una veste più propositiva, ad avere con Bernardeschi la chance più clamorosa per passare in vantaggio: Rabiot si sgancia dalla mediana e, sovrapponendosi sulla sinistra ad Alex Sandro, guadagna il fondo contro Dumfries, l'olandese gli concede lo spazio per il rasoterra che trova libero il 20 bianconero, dimenticato da Perisic e sprecone nel tiro di prima che non inquadra neanche lo specchio. Sull'asse Calhanoglu-Dumfries l'ex PSV prova subito il riscatto in zona offensiva sfuggendo alle spalle di Alex Sandro, ma il colpo di testa è parato da Perin con l'aiuto del palo. L'esterno di Inzaghi staziona alla destra di Dzeko e Lautaro, in una linea a quattro d'attacco completata a sinistra da uno fra i due partner di corsia Perisic e Bastoni. Al 74' la prima mossa tattica di Allegri: fuori Kulusevski, dentro Dybala che si sistema a fianco di Morata, cinque minuti dopo Arthur rileva Bernardeschi con McKennie e Rabiot schierati rispettivamente larghi a destra e sinistra in una sorta di 4-4-2. Inzaghi ha risposto cambiando le sue due punte: ultimo quarto d'ora per Sanchez e Correa, escono sia Dzeko che Lautaro. Ultimi minuti più tesi e combattuti: all'88' finisce anche la partita di Morata, al suo posto entra Kean, mentre l'Inter sostituisce le pile a centrocampo con il doppio ingresso di Vidal e Darmian per Barella e Darmian. Si va così ai supplementari: nella Juve fuori Locatelli che viene rimpiazzato da Bentancur, nei nerazzurri dentro al 100' anche Dimarco al posto di Perisic. L'equilibrio resiste fino all'ultimo secondo, spezzato ancora una volta attraverso la folta presenza di uomini offensivi per sfruttare le giocate dalle fasce: sul cross di Dimarco, Alex Sandro appoggia di petto malissimo verso Chiellini mentre Darmian, in versione ultra-offensiva alla Dumfries, è alle sue spalle e arriva in anticipo sul centrale, con Sanchez avvoltoio nello sfruttare l'assist del vantaggio decisivo. Il 2-1 al 121' premia la squadra nerazzurra di Inzaghi che, nonostante la parte finale di gara naturalmente più bloccata, domina per gran parte del match (63% di possesso palla con 23 tentativi a rete contro 8 dei bianconeri) e ha il merito di crederci fino alla fine, ricalcando il noto motto juventino mentre Allegri, pregustando già i rigori, chiamava il fallo tattico ai suoi per permettere l'inserimento dello specialista Bonucci, che difatti entra in campo solo per ritirare la medaglia dei secondi.
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