"Mario Balotelli non è ancora un campione, non è ancora un giocatore: Mario Balotelli è già un grande attaccante, tuttavia.
Il calcio moderno, in specie il calcio europeo, postula infatti vieppiù l’assimilazione, da parte dei suoi interpreti – siano essi calciatori, allenatori, dirigenti, presidenti - della filosofia del “calcio-totale” di sacchiana memoria (non ce ne vogliano il Barone Liedholm e l’Olanda di Crujff). Basta in tal senso guardare il Barcellona di Guardiola (non ce ne vogliano in questo caso i vari Van Gaal, Rijkard) o meglio alla sua “cantera”: lì i giovani crescono e si nutrono di calcio-totale, non di solo calcio.
In Italia queste realtà non esistono ancora, salvo eccezioni individuali: il giovane non nasce calciatore totale, ma può semmai morirlo dopo avere attraversato il mare della Champions o forse dei Mondiali ed Europei di calcio, in cui pressing asfissiante, possesso palla, distanza ravvicinate tra i reparti, tattica del fuorigioco, movimento senza palla, ripartenze fulminanti, triangolazioni e visione (anticipata) di gioco la fanno da padrone.
Mario Balotelli non è nato calciatore totale, forse lo morirà (l’Italia avrebbe un gran bisogno di “lutti” siffatti). Il tormentone che lo ha visto protagonista in negativo è peraltro foriero di un messaggio subliminale che ai più pare essere sfuggito. L’esuberanza e la spontaneità del colosso, fisico e tecnico, nerazzurro hanno palesato quella che è l’ultima frontiera del calcio totale, vale a dire la “comunicazione globale”.
La gestione dell’immagine, il palleggio tra razionalità, fantasia e inconscio individuale collettivo sono divenuti oggi l’altra imprescindibile faccia del calcio totale, l’aggiunta del pepe al sale del calcio moderno: siamo entrati nell’era del calcio globale.
Lo scontro fra il messia del calcio-globale, l’anello di congiunzione tra calcio-totale e calcio-spettacolo – Josè Mourinho, il vate di Setùbal – ed il giovane “Werther” Balotelli, inerme al cospetto dell’immane fenomeno calcistico, ha sortito l’effetto più immediato: la necessità di un interlocutore privilegiato sul fronte comunicativo (Raiola e Rigo); ma anche l’effetto meno immediato della spettacolarizzazione (o strumentalizzazione) del calcio-globale vale a dire, ictu oculi, un corto circuito tra stampa, squadra, calciatore, tifoso.
Benvenuto nel nuovo mondo, Mario: prova a diventare globale allora, non solamente spettacolare!".
Ignazio

"Chi è senza peccato scagli la prima pietra...
Uso questo semplice detto come risposta a tutte le lettere che sto leggendo negli ultimi tempi contro il miglior talento Italiano e forse tra i primi Europei e Mondiali, ed è impensabile solo avere l' idea di cederlo a qualsiasi società anche in cambio di giocatori come Fabregas e altri perchè SuperMario è nostro, solo nostro...
E' un ragazzino un vero e proprio ragazzino che purtroppo ha avuto un'infanzia difficile che tutti conosciamo, chi è che a 20 anni non ha mai disobbedito ai propri genitori o al proprio mister anche se di 3° categoria? Lui ha disobbedito a Mou poi dopo un pò di tempo ha chiesto scusa e ha capito il suo sbaglio, che è la cosa più importante...
Poi adesso con la squadra stanchissima che gioca ogni giorno? Lo vogliamo fuori squadra? Un giocatore che può decidere le partite con una punizione, un colpo di testa su calcio d'angolo, un tiro da fuori, può fornire assist e tante altre cose... Io ovviamente non voglio cambiare l' opinione di nessuno ma volevo solo dire come la penso e far pensare gli altri... Spero che la società continui a gestire Mario come stà facendo e che rimanga il più possibile all' Inter...".
Matteo

Sezione: Visti da Voi / Data: Lun 05 aprile 2010 alle 21:00
Autore: Redazione FcInterNews
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