"Arrivai con i miei genitori a casa di una zia a Castelchiodato, in provincia di Roma. Era il 2000, era appena finita la guerra del Kosovo. Una mattina alle 5 bussarono alla porta: controlli. Non avevamo i documenti e fummo rispediti in Albania. Due anni dopo tornammo in Italia con i documenti in regola. Mio padre ci aveva preceduto per trovare lavoro. Io viaggiai su un gommone con mamma, la mia sorellina e una zia. Per fortuna ero piccolo e non ricordo nulla di quel viaggio. Però so che partimmo senza la certezza di arrivare. Dopo un periodo a Castelchiodato ci trasferimmo a Codogno. E lì è iniziata la mia storia nel calcio". Rey Manaj, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, racconta l'arrivo in Italia e la sua carriera fino allo Spezia.

Rey, Mancini la fece debuttare in A a 18 anni. Poi cosa non ha funzionato?
"Mancini è stato un punto di riferimento per me. Mi ha sempre fatto allenare con la prima squadra. Ricordo l’esordio contro l’Atalanta e il gol di Jovetic poco dopo il mio ingresso. Ma la svolta fu incontrare Gigi Simoni alla Cremonese: stavo per cambiare club, mi disse di restare perché anche se avevo solo 16 anni avrei giocato in prima squadra. E grazie a quell’esperienza andai poi all’Inter: un sogno per me che avevo sempre tifato per i nerazzurri e mi ero goduto il Triplete del 2010. Probabilmente quando arrivai all’Inter non ero ancora pronto a livello fisico e mentale. Ho ancora tanti amici lì, sento spesso Perisic e Brozovic".

Perché dopo il Barcellona ha scelto lo Spezia?
"Era una bella scommessa. Un club ambizioso che si sta consolidando, una squadra giovane, un allenatore che sta costruendo il suo percorso dopo essere stato un campione. Ho capito che allo Spezia avrei potuto affermarmi definitivamente".

La salvezza è molto vicina. Qual è il segreto per evitare di complicarsi la vita?
"Considerare ogni punto importante. Nell’ultima fase della stagione un pareggio vale triplo. Abbiamo un buon vantaggio, ma non dobbiamo sperperarlo".

Sezione: Rassegna / Data: Gio 17 marzo 2022 alle 13:52 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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