Oggi Pierluigi Collina festeggia 60 anni e la Gazzetta dello Sport ne approfitta per una lunga intervista esclusiva. Oltre a ripercorrere gli inizi della carriera e il suo sviluppo, Collina parla anche del momento attuale del mondo arbitrale, tra cambiamenti sostanziali come l'introduzione del Var.

La Var aiuta a decidere più in fretta?
"L’arbitro deve decidere come se la tecnologia non esistesse. L’obiettivo è non averne bisogno perché le decisioni sono corrette ed è per questo che lavoriamo attraverso la preparazione. Poi lui sa che esiste un paracadute che può correggere un errore, anche se l’errore resta: magari voi giornalisti lo dimenticate, ma chi giudica l’arbitro no".

Rimpiange di aver arbitrato senza Var?
"Ai miei tempi non c’erano neanche le 40 telecamere in 5K".

Si definisce perfezionista?
"Qualcuno ha detto maniacale. Prima della partita, ad esempio, avevo bisogno della massima tensione positiva".

E tanto studio.
"Ho sempre pensato che l’arbitro debba sapere tutto della partita, analizzando i video per conoscere tattiche e caratteristiche dei giocatori. Ai miei tempi veniva fatto in modo estemporaneo. Oggi è parte integrante della preparazione".

Modelli arbitrali?
"Agnolin è stato un punto di riferimento per la mia generazione. Il modo di stare in campo, la presenza scenica. E poi anche altri, come lo svedese Fredriksson che vidi a Italia 90. A noi dicevano di non indicare la direzione della punizione, saremmo sembrati dei “vigili”, lui lo faceva con naturalezza. Cominciai a imitarlo. Oggi è normale".

Sezione: Rassegna / Data: Gio 13 febbraio 2020 alle 10:16 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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