"Ma sarà poi vero che se un giocatore non vuole più stare in un club non è possibile trattenerlo?". La domanda viene posta da Paolo Condò sulla Gazzetta dello Sport. Il noto giornalista, opinionista anche su Sky, analizza la moda del momento per il mercato italiano: "L’estate si riempie di giocatori decisi a capitalizzare una buona stagione, quasi ne fossero sorpresi e insieme consapevoli che un’altra non ne ricapiterà: incaricano così il loro procuratore - sempre più spesso un parente, e non è un caso - di ridiscutere il contratto, se non addirittura di darsela a gambe perché una società più ricca ha fatto l’occhiolino. E se un club prova a resistere, forte di un legame lungo altre due o tre stagioni, il mantra del «non si può trattenere uno controvoglia» scatta come un coro possente e assordante, non sia mai che qualcuno provi a ribellarsi all’andazzo generale. Icardi ha capito che sono arrivati all’Inter i cinesi col grano e «accà nisciuno è fesso»; Koulibaly pretende un super aumento per l’ottimo campionato, ma dopo aver glissato sul penoso torneo precedente; Diawara e Keita manco si presentano in ritiro; Pogba figura sulla lista della spesa di tutte le corazzate del pianeta, salvo scoprire che «potrebbe anche rinnovare perché alla Juve si trova bene». Ah sì? Avevamo questa sensazione già da un po’... Calisto Tanzi ne ha combinate di tutti i colori, ma una la fece giusta: rifiutò di cedere Thuram al Milan perché l’accordo diretto fra club e giocatore, in presenza di un contratto, non gli andava giù. Lo stesso fecero i Della Valle con Toni, quando era stata l’Inter a farsi avanti direttamente con lui. In entrambi i casi i giocatori disputarono un’ottima stagione, e vennero poi piazzati (a Juve e Bayern) con reciproca soddisfazione: perché l’ecosistema del calcio mantenga il suo equilibrio, chi compra deve pagare il giusto prezzo, non uno scontato dopo aver promesso una mancia al giocatore disposto a far casino. Thuram e Toni andarono alla grande, malgrado la «delusione» di essere rimasti a Parma e Fiorentina, perché erano due campioni, e i campioni hanno rispetto del loro nome e della loro immagine anche più del loro contratto. Non giocano mai controvoglia, non sono disposti a ridicolizzare loro stessi. Anche perché, in questo colossale frega-frega che i club organizzano per rubarsi i talenti l’un l’altro, oggi sei martello, ma domani incudine. Vi mettereste in casa chi ha l’istinto di tradire?".

Sezione: News / Data: Sab 16 luglio 2016 alle 11:53 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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