"Il derby visto dalla tribuna? C'è più tensione, perché da fuori si può fare poco. Si vive come la vivono i tifosi, con grande voglia che arrivi domenica". Javier Zanetti, dal... campo al palco, violentando un poco una fortunata canzone di un interista doc come Ligabue. Al collega Matteo Spaziante di Libero, il vicepresidente nerazzurro racconta l'attesa per Inter-Milan.

Era in campo nell'ultima vittoria dell'Inter, 1-0 nel dicembre 2013. Non è che per tornare a vincere deve rimettere le scarpette?
"Spero di no (ride, ndr), e mi auguro che la striscia si interrompa domenica. Il derby va sempre affrontato con grande umiltà, serve soprattutto quella".

L'umiltà può trasformarsi in paura di perdere?
"Nel derby l'unico pensiero è vincere, si va in campo sempre per i 3 punti. Serve cuore caldo e mente fredda".

Che effetto le fa vedere Mihajhlovic al Milan?
"E' sicuramente strano, perché con Sinisa abbiamo vissuto dei grandi momenti insieme, ora però difendiamo due colori diversi".

Spiace di più Balotelli o Mihajlovic in rossonero?
"Non è tanto un dispiacere, ognuno fa le sue scelte. Per Mario è un'altra grande opportunità, deve capire che ha grandi doti e che deve mettere qualcosa di suo per poter metterle in mostra con continuità".

C'è stata la possibilità di rivedere Balo all'Inter?
"Non ci abbiamo mai pensato, non era tra le alternative. E non si è mai proposto per tornare".

Un suo ricordo del derby?
"Il mio primo Inter-Milan (29 ottobre 1995, 1-1, gol di Paganin e Savicevic, ndr), minuto 89, entro in area, dribblo Baresi e cado, mi ha fatto fallo. Lo guardo, guardo l'arbitro, figuriamoci se mi da rigore. Allora gli chiedo scusa e torno a correre. E poi quello della doppietta di Simeone (22 marzo 1998, 3-0 Inter). Bei ricordi, ma i derby sono tutti stupendi. Soprattutto l'atmosfera che si vive prima. Il derby lo senti una settimana prima, la carica e la tensione".

Ormai il famoso “clan argentino” non c'è più. Ma, vista la fragilità dello spogliatoio, forse sarebbe tornato utile.
"Da fuori si possono dire tantissime cose, ma mai abbiamo avuto interessi personali, anzi. Abbiamo sempre e solo voluto difendere la maglia e lo abbiamo dimostrato".

La “sua” fascia di capitano è passata da Ranocchia a Icardi. Cosa ne pensa?
"Andrea in questo inizio non sta giocando ma il capitano è lui. La scelta di Icardi è stata fatta per puntare su un ragazzo che ha dimostrato di voler bene a questa società. Andrea si deve comunque sentire importante, perché non si è capitano solo quando si gioca".

Si aspettava Jovetic subito decisivo?
"Sì, è arrivato con grande entusiasmo e con grande voglia, in qualsiasi momento ti può inventare qualcosa".

Il rapporto con Thohir com'è?
"Buono, è sempre più appassionato. Lo sento sempre su whatsapp dopo le partite, non lo chiamo perché staremmo al telefono per ore".

Andrà nello spogliatoio prima della partita?
"Certo, come sempre. Saluto tutti, parlo, li tranquillizzo. In panchina no, lascio Dejan (Stankovic, ndr) a soffrire".
 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 10 settembre 2015 alle 11:00 / Fonte: Libero
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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