Pressione alta. È nei meandri della reazione alla sconfitta di un derby che s'intravedono le componenti della guarigione. L'Inter si presenta a Madrid per cercare di lottare ad armi pari contro una super-squadra e sin dai primi minuti i ritmi sono alti e la sfida preannuncia parecchie battaglie contingenti. Dimarco in due occasioni prova a rendersi pericoloso (prima su punizione e poi con un diagonale incrociato) ma la fortuna, in questo momento, non è dalla parte della squadra di Chivu. Demoralizzarsi è vietato soprattutto perché la reazione post-derby è fondamentale e l'Inter continua a comandare il gioco anche al Metropolitano, specialmente nell'inizio di confronto. Un'altra palla persa in uscita da Calhanoglu permette all'Atletico di portarsi in vantaggio: i colchoneros segnano con Alvarez dopo un recupero di Molina e un presunto tocco col braccio che l'arbitro, dopo on field review, ammette non esserci stato. Troppa leggerezza da parte di Calhanoglu nella gestione del possesso in fase centrale e una catena di episodi che si ripetono senza soluzione di continuità.

UN CANOVACCIO SEMPRE MOLTO SIMILE. Se ci limitiamo a confrontare i big match che l'Inter ha giocato in campionato, ecco che non c'è nulla di nuovo. La formazione avversaria, in questa fattispecie l'Atletico, si mette dietro la linea del pallone, coprendo le posizioni con molta attenzione e senza la necessaria predisposizione a sbilanciarsi spezzando le linee. Passare in vantaggio contro le squadre di Simeone non è mai un bel segno perché, considerando l'approccio metodologico di quest'Atletico, per i nerazzurri diventa ancora più dura provare a impensierire Musso. Nonostante ciò, qualche sussulto, prevalentemente da fuori area, arriva, ma non è così incisivo da far esultare il Biscione. L'inizio di primo tempo è stato positivo, così come il finale, ma è mancato il guizzo incisivo negli ultimi venti metri: un tassello che sta diventando una costante ultimamente. Il calore delle grandi notti europee non spaventa di certo l'Inter, che ancora una volta controlla il gioco alla ricerca di spazi difficilmente aperti (specialmente dopo il vantaggio spagnolo) ma il gol non arriva. Un canovaccio maledettamente analogo al derby...

AZIONE, REAZIONE E... INCREDULITÀ. All'inizio del secondo tempo accade che i nerazzurri cercano d'imporre il proprio gioco con grande intensità e dinamismo, andando all'arrembaggio in più di un'occasione. La ricerca del pareggio è smaniosa e sull'asse Bastoni-Barella c'è la volontà di confezionare un piatto pregiato, ma la traversa ferma il centrocampista del Biscione. I tentativi sono insistenti e il gol arriva, più che meritato. Il timbro è di Zielinski, il cui inserimento è perfetto e con un piatto glaciale fredda l'incolpevole Musso, che ci aveva messo più di una pezza in tante circostanze. La partita sembra essere cambiata e l'Atletico diminuisce notevolmente l'intensità. I colchoneros sono intimoriti dalla verticalità nerazzurra, così Simeone prova a mutare la situazione effettuando cinque cambi (tre più due) per alzare il baricentro e ricercare quella pericolosità diventata un opzional per gli spagnoli. Alla fine quando tutto sembra già scritto e il pareggio pare essere il traguardo più scontato, ecco che una palla inattiva condanna l'Inter alla seconda sconfitta consecutiva: lo stacco di Gimenez è vincente e gela tutto il popolo interista. Un primo tempo bugiardo nel risultato, l'Inter era tornata in controllo ma esce ancora una volta delusa dal prato verde. Ma la poca incisività dei cambi e la disattenzione sul corner finale sono lampanti. Una beffa dietro l'altra, non può essere solamente una coincidenza.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 27 novembre 2025 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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