La gara contro il Palermo di sabato sera ha dato delle chiare indicazioni a Roberto Mancini per quello che riguarda l'assetto tattico di questa squadra e i ruoli che i giocatori della rosa possono ricoprire. Il riferimento a quanto successo sul binario di destra è evidente e ne ha parlato anche il mister nella conferenza stampa post-partita: mantenendo lo stesso terzino per tutta la gara (Nagatomo, ndr) la differenza si è vista con in campo un esterno alto di ruolo come Jonathan Biabiany, in sostituzione del fuori ruolo Fredy Guarin, spostato in mezzo.

Non solo le impressioni di chi ha visto il match suggellano questo pensiero, a supporto figurano anche i numeri. Roberto Mancini ai suoi esterni chiede enorme sacrificio in fase difensiva, ma altresì tanta profondità in attacco con movimenti continui in sovrapposizione per liberare il fondo per i cross e per consentire i tagli degli esterni alti. Con Fredy Guarin schierato esterno del 4-4-2 del primo tempo i cross faticavano ad arrivare e l'Inter era molto schiacciata nella propria metà campo: la dimostrazione è il 15% di palloni toccati dallo stesso colombiano sul lato destro nella zona mediana del campo, non di certo il posto dove Mancini gradisce vedere i suoi esterni offensivi. Nei primi 54' si contano 5 cross tentati nel terzo finale di campo, ben 4 (tutti fuori misura) di Guarin e uno solo di Nagatomo.

Il problema è nella posizione in fase di possesso dell'ex Porto: una volta presa palla tendeva ad accentrarsi, seguendo le sue caratteristiche di gioco, ben prima degli ultimi 30 metri e questo lasciava sì tanto spazio a Nagatomo, ma poche possibilità di successo perché Lazaar (l'esterno sinistro rosanero) non doveva impegnarsi nel seguire Guarin, lasciandolo alle cure dei 5 uomini nella zona centrale del campo schierati da Iachini e così facendo aveva tutto il tempo di frenare il giapponese. Con l'ingresso di Biabiany il numero di cross, non solo tentati ma anche portati a compimento, si è elevato perché, come evidenzia la heat map del francese, si è giocato molto più alti sulla fascia destra e spesso Lazaar veniva preso in mezzo dai movimenti del tandem franco-nipponico: proprio da uno di questi movimenti di Biabiany infatti è nato il gol del momentaneo vantaggio e da uno molto simile stava per giungere il secondo dei nerazzurri, proprio di Biabiany. 

All'Inter, dunque, non serve un esterno di ruolo classico per giocare con il 4-4-2 o con il 4-2-3-1, bensì un tandem di esterni alti che sappiano decidere autonomamente quando tagliare verso l'area di rigore avversaria per togliere la marcatura del terzino, quando andare verso il fondo per crossare e, cosa ancora più importante, chiudere sul secondo palo quando il pallone non è su quel lato, bensì su quello opposto, proprio come fatto da Perisic nel gol dell'1-0. Al momento in rosa solamente Biabiany ha queste caratteristiche per giocare sul lato destro del campo perché sia Brozovic che Guarin sono adattati e privi delle necessarie abilità. Già a Bologna, qualora il Mancio dovesse affidarsi allo stesso modulo, come fatto intuire nella conferenza della vigilia, potrebbero vedersi questi dettami tattici sin dal primo minuto e ciò non può che andare a vantaggio anche delle punte che vedrebbero meno intasata la zona centrale del campo e soprattutto avrebbero dei rifinitori in grado di servire loro la palla giusta da trasformare in rete, senza dover necessariamente ricorrere alla giocata estemporanea, come successo, ad esempio, nella prima gara della stagione contro l'Atalanta.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 26 ottobre 2015 alle 22:09
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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