Quando ti rendi conto di non poter vincere, l’importante è non perdere. Chissà se per la testa di Handanovic è passato un pensiero simile, quando ha avuto di fronte a sé Luis Muriel dagli undici metri. Tutte le beffe arrivate oltre il 90°, in tanti anni di Inter. E dopo una partita agguerrita, fatta di alti e bassi, subendo il pari dell’Atalanta su una giocata da bomber d’area da parte dell’esterno di centrocampo avversario, perdere a due minuti dalla fine sarebbe stato troppo.
LA MASCHERA - Così, il portiere dell’Inter si è messo la maschera da supereroe e ha spento la luce a San Siro, com’era solito fare l’Acchiappasogni da cui ha ereditato la maglia da titolare. Il Capitano salva la squadra, dopo un secondo tempo in apnea totale, e permette ai suoi di strappare un punto a un tarantolato Gasperini che per settantacinque minuti ha vorticato i suoi uomini per cercare un pertugio in cui colpire l’Inter, trovando il fianco scoperto su una giocata veloce - di quelle che l’Atalanta produce a bizzeffe, durante la partita. E il miglior attacco del campionato è stato arginato per larghi tratti, considerando che Zapata è stato sostituito a inizio secondo tempo senza colpo ferire. Poi, l’imprevisto, cui l’Inter è abituata ma a cui non è riuscita a trovar risposta convincente. Situazioni, rincorse, speranze: contro l’Atalanta c’è stato tutto questo.
DA CUI RIPARTIRE - La gara contro l’Atalanta è stata il giusto specchio di questa prima parte di stagione: il gol nasce da una combo letale, una giocata in verticale fra Sensi, Lukaku e Lautaro - il terminale offensivo dell’Inter espresso al massimo della sua potenza. Nel primo tempo la squadra gioca bene, trova le distanze e il fatto di poter avere due riferimenti come uno Zapata non al meglio e Lukaku in forma smagliante aiuta la difesa che si esalta nelle situazioni di 1vs1: tutti i palloni vaganti sono preda di De Vrij, Godin e Bastoni che poi pescano il 9 interista - i cui uno contro uno contro Palomino sono delle situazioni vantaggiose che l’Inter non riesce a capitalizzare.
La squadra gira bene, ma non trova il secondo gol. Nella ripresa, gli avversari escono e le distanza nerazzurre si disperdono: Conte si sbraccia, ma la panchina è ancora una volta corta, di conseguenza deve arginare il problema, senza poterlo risolvere. Prova il fosforo di Borja, le scintille a salve di Politano, ma non c’è verso di porre un’inversione di tendenza alla marea atalantina: il Gasp gioca, sprona i suoi e va a tanto così dall’impresa a San Siro.
L’Inter è questa squadra, che vive di lampi di genio ma che a causa delle infinite defezioni cui ha dovuto far fronte talvolta si ritrova in apnea, in balia dell’avversario: in alcune partite basta un po’ di sangue freddo e di astuzia per portare i tre punti a casa, in altre situazioni invece non basta. Dei quattro pareggi, in due casi si è fatta riprendere quasi al fotofinish: Atalanta e Fiorentina sono riuscite a sfruttare la stanchezza della squadra di Conte. Si sa dove c’è bisogno di investire. Il numero magico è il 3, vediamo quanti di questi nuovi acquisti arriveranno. 
BREAK - 46 punti in diciotto partite. Questo è il principio da cui partire per analizzare la stagione dell’Inter e la partita contro l’Atalanta, l’ultima di un tour de force pazzesco che ha visto Conte e i suoi ragazzi soffrire per larghi tratti della stagione, senza mai perdere la barra e sfruttando ogni occasione per strappare punti a destra e manca. Con un’idea di gioco ben precisa, con dei giocatori in missione che eseguono quel che dice l’allenatore. Degli scontri diretti, l’unica sconfitta è arrivata contro la Juventus. Vittorie contro Milan, Napoli, Lazio e Cagliari (dal peso specifico importantissimo), pareggi promettenti contro Roma e Atalanta, appunto. Due delle proposte tattiche più interessanti del campionato che sono venuto a San Siro a giocare una partita intelligente. Nel girone di ritorno molte di queste partite si giocheranno in trasferta, dove l’Inter ha dimostrato una solidità mentale encomiabile: solo vittorie, esclusa la rocambolesca gara di Firenze. 
Conte si è attrezzato per costruire un’alternativa credibile alla Juventus che deve ancora dimostrare la piena maturità d’intenti, andando a vincere su campi difficili. Aver sfatato il tabù di Napoli è una prova incoraggiante, adesso servono conferme della profezia: l’Inter deve sentirsi una squadra in missione, per arrivare fino in fondo. Chissà che Beppe Marotta non percepisca ancor di più l’urgenza dell’immediato e spinga forte sull’acceleratore per regalare a Conte i suoi rinforzi. Mancano diciotto partite: chissà…
 
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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