Raggiunto telefonicamente da ESPN, Diego Godin, arrivato a Montevideo dopo due settimane di quarantena obbligatoria a Milano, racconta la lotta dell'Italia contro la pandemia Covid-19: "Siamo rimasti esposti fino all'ultimo momento: hanno continuato a tirare la corda per vedere se potessimo continuare a giocare, fino a quando la situazione non è diventata insostenibile. E oggi stiamo vivendo un momento difficile. Il sistema sanitario è crollato, non ci sono letti di terapia intensiva per occuparsi di così tante persone gravemente malate e di altre che potrebbero avere un'altra malattia che non riescono a curare. Non ci sono così tanti dottori professionisti, è una situazione molto difficile", ha spiegato il centrale uruguaiano, che ha poi spostato l'attenzione sul mondo del calcio: "La squadra ha continuato ad allenarsi normalmente, anche giocando a porte chiuse. Proprio l'8 marzo, l'Inter ha giocato la sua ultima partita contro la Juventus, una squadra che entro cinque giorni avrebbe confermato il primo positivo per il Coronavirus, Daniele Rugani. A quel punto noi e i giocatori della Juventus siamo stati messi in quarantena. Lì il campionato si è fermato, ma prima si è continuato a giocare a porte chiuse. Sicuramente in quella partita c'erano altri giocatori potenzialmente infettati, quindi hanno messo direttamente in quarantena tutti noi". 

Godin ha poi spiegato come in Italia abbia preso piede lo sviluppo del virus: "All'inizio non è stata data molta importanza, si pensava che fosse un problema cinese e che non avrebbe raggiunto altri paesi. Hanno preso le misure a poco a poco, piuttosto lentamente. Ci hanno avvertito su ciò che stava succedendo, ma a livello governativo non sono state prese misure drastiche per prevenire ciò che sarebbe potuto accadere. Lo sforzo che fanno i medici e le persone nel servizio sanitario è impressionante, tutto ciò che può essere pagato a queste persone non è all'altezza. Oggi sono davvero eroi, devi vedere le immagini di ciò che fanno: è davvero commovente".

El Faraon parla poi del periodo di isolamento domiciliare in quel di Milano prima e in Uruguay poi: "Sono stati e sono giorni difficili. Il mister e il suo staff ti chiamano e ti danno il lavoro da fare, ma è difficile per chi vive in appartamento. Si fa quel che si può con voglia, ma è complicato stare tutti i giorni a casa e ripetere gli stessi esercizi in poco spazio. E poi c'è l'aspetto del cibo, devi mantenere una linea".

Sulla possibile ripresa del campionato, Godin non si scompone: "Non sappiamo se e quando si tornerà a giocare: torneremo ad allenarci, ma è difficile prevedere quando gli stadi potranno contenere ancora 50/60/70mila persone. È veramente complicato. È come se fosse una mini-stagione, ormai siamo a casa da un mese senza toccare il pallone. È come se fosse una vacanza, come succede a giugno-luglio. Se dovessimo tornare a giocare, dovremo farlo intensamente e ogni due-tre giorni. Ma non so cosa potrà succedere".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 28 marzo 2020 alle 17:46
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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