Ospite negli studi di Sky, Gianfelice Facchetti parla del libro 'Se no che gente saremmo', e in generale della vita del padre. "In occasione del mio battesimo venne detta la frase 'se no che gente saremmo' - afferma -, perchè il mio padrino non aveva capito che doveva esserlo, aveva avuto un malinteso con mio padre. Tutta la gente che ha condiviso il percorso di difesa di mio papà va ringraziata, e il libro nasce per questo. Mio papà aveva molta pazienza e proteggeva molto gli allenatori, specialmente coloro che stavano ingranando. Quando cercavamo conferme da lui sulle notizie che uscivano sui giornali, lui da un lato proteggeva noi, dall'altro il diretto interessato della notizia". 

"Negli ultimi tempi ho capito che ci sono gli strumenti legali che vanno avanti da sè - continua -, per il resto non voglio perdere tempo inutile. Ciò che doveva essere fatto è stato fatto, il resto lo lascio agli altri. Quando giocava, gli davano fastidio i giocatori bassini rispetto al suo fisico. Una sera papà in discoteca, dove conobbe mia mamma, ci fu un amico, un conoscente che fece una battuta su mia mamma e lui se ne andò arrabbiato. Ebbe un incidente, pochi giorni prima della prima convocazione in nazionale. Mio nonno era arrabbiato, aveva paura che potesse perdere l'occasione". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 20 settembre 2011 alle 00:01
Autore: Riccardo Gatto
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