Le strade del mercato, si sa, sono ricche di insidie. Se quindi solo una settimana Dries Mertens sembrava a un passo dall’Inter, lo scenario attuale prevede una sua permanenza a Napoli con i nerazzurri che si sono ritrovati in una situazione simile a quella vissuta in estate con Edin Dzeko. Il focus si è spostato dal folletto belga e ha ricominciato a sondare il mercato dei parametri zero a caccia dell’occasione giusta: il nome uscito di prepotenza, negli ultimi giorni, è quello di Edinson Cavani: il Matador sembra essere in uscita dal PSG e il suo futuro si lega a doppio nodo a quello di Icardi. Uno solo dei due rimarrà a Parigi, uno solo dei due potrebbe approdare a Milano. I tifosi interisti non vogliono nemmeno prendere in considerazione l’idea di un eventuale ritorno di Maurito, così come la dirigenza è pronta a tutto pur di scongiurare un rientro dell’attaccante argentino. Il puzzle va delineandosi, ma la domanda rimane sempre la stessa: Cavani è l’attaccante giusto per Conte?
PEDIGREE - La precisazione, quando si parla di giocatori come Cavani o Mertens, è che stiamo parlando di campioni. Attaccanti polivalenti che hanno dimostrato il loro valore e sono a caccia dell’ultima occasione per alzare trofei importanti: Cavani si è distinto già nel Palermo come freak fisico, un giocatore in grado di fare a sportellate e di reggere un reparto da solo. L’esperienza con l’Uruguay gli ha insegnato anche come essere un giocatore complementare a Luis Suarez; situazione che si è replicata al PSG, quando il Matador si è trovato davanti l’ombra ingombrante di Zlatan Ibrahimovic su cui ha dovuto modellare il suo gioco. In Francia ha vinto tutto quel che era possibile vincere: 6 Ligue 1, 4 coppe di Francia, 5 coppe di Lega francesi e sei 6 supercoppe. Un’abbuffata dovuta allo strapotere del PSG in cui Cavani ha giocato un ruolo fondamentale: con la maglia della squadra della capitale ha segnato 138 gol in 200 presenze, raggiungendo l’apice nella stagione 2016-17 quando segnò 35 gol in 36 partite.
Nonostante questo, ci sono ferite profonde nell’esperienza parigina di Cavani: le campagne europee si sono spesso tramutate in dolorosi fallimenti - uno su tutti, il rocambolesco 6-1 con cui il Barcellona ha eliminato i parigini dalla competizione, dopo il 4-0 dell’andata. Il gol della bandiera al Camp Nou l’ha segnato proprio Cavani che poi ha guardato Messi e compagni fare a pezzi gli schemi di Emery. Lo stesso Emery, come molti altri allenatori passati per quel complicato spogliatoio, ha fatto fatica a gestire un gruppo di superstar che ha sfoggiato un comportamento arrogante senza avere il DNA vincente di un Real Madrid: lo sfottò ad Haaland è solo l’ultima di una serie di episodi di cui sono stati protagonisti i giocatori del PSG, fra gli infortuni ad hoc di Neymar, le polemiche con gli allenatori e un rapporto tutt’altro che idilliaco con gli arbitri, sempre nel mirino per giustificare gli insuccessi della squadra francese.
Tutti motivi che possono far propendere Cavani per un ultimo ballo lontano da Parigi e da uno spogliatoio complicato. Nel corso della sua esperienza, ha dimostrato di saper essere un attaccante letale in area di rigore ma capace anche di giungere a compromessi con il suo ego: arrivato a Parigi, ha passato diversi anni sulla fascia quando per l’appunto il fulcro del gioco era Ibra, capace di segnare 50 gol in una stagione. Cavani è un giocatore diverso da Mertens, si concentra sugli ultimi metri e non abituato a giocare spalle alla porta come il belga - o Lautaro Martinez, per intenderci. Aggredisce lo spazio e usa il suo fisico per avere la meglio sugli avversari, sovrastandoli. È migliorato nell’efficienza sotto porta, convertendo negli anni sempre più cinicamente le occasioni che la macchina da gol del PSG gli procurava. Come potrebbe sposarsi con l’attacco di Conte?
IL FIT – Cavani all’Inter troverebbe un sistema diverso a quelli cui è stato abituato, con la presenza di due attaccanti fissi a fare reparto e un set di movimenti da sviluppare ex novo. Il Matador non è quel giocatore associativo come Dzeko, per fare un nome fra gli obiettivi sopracitati dell’Inter. Dovrà rimettersi in gioco per codificare il calcio di Conte e la coppia con Lukaku potrebbe essere tanto letale quanto incapace di esprimere il proprio potenziale. In questo caso dovrebbe essere il belga a fare uno sforzo in più e a vestire i panni del facilitatore, portando sui novanta minuti tutta quella serie di accorgimenti nella manovra che in questi spezzoni di stagione ha fatto Lautaro. Con Lukaku capace di calarsi in questo ruolo e Cavani a banchettare dietro le difese avversarie, con una squadra rodata che si muove loro intorno, le aspettative sono molto alte. Soprattutto se insieme a Cavani arrivassero altri giocatori in grado di alzare ulteriormente il tasso tecnico dell’attacco interista. Perché Conte ha dimostrato, in una stagione lunga e logorante, di aver bisogno di molteplici soluzioni.
Tuttavia, i dubbi su Cavani non possono essere tecnici o tattici. Il Matador ha dimostrato in tutta la sua carriera di essere un campione e l'interesse nei suoi confronti dell'Atletico del Cholo Simeone ne è un'altra testimonianza. l’aspetto che più dovrebbe far riflettere ll’Inter è la salute cagionevole mostrata da Cavani nel corso di quest’anno: a causa di diversi infortuni ha saltato oltre la metà delle partite, giocandone solo 14 su 36. È riuscito comunque a raggiungere l’obiettivo dei 200 gol con la maglia del Paris, ma l’indicatore deve far riflettere: si parla di un contratto biennale da otto milioni. Numeri da top player qual è il Matador che dopo diversi sussurri vedrebbe concretizzarsi l’idea di giocare a San Siro. Il gioco vale la candela? Come potrebbe essere la transizione da un gruppo caotico e pieno zeppo di prime donne a una realtà più unita e coesa come l’Inter costruita da Conte, Marotta e Ausilio? Il Matador ritroverà le motivazioni giuste per convogliare la sua forza fisica nell’ultima caccia allo Scudetto?
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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