Ospite di InterNos, programma di InterChannel, Ruben Botta racconta i suoi primi mesi in nerazzurro e lo fa ancora in spagnolo perchè l'italiano lo studia, migliora, ma non è ancora perfetto: "Sono andato vicino a fare gol, ma ancora non ci sono riuscito. Ho però una grande opportunità, quella di giocare in questa grande squadra, ma migliorerò. Imparare l'italiano con Jonathan? No (ride, ndr). Alla fine della stagione faremo un'intervista in italiano. Il mio soprannome? Non ne avevo solo uno, in pratica in pochissimi mi chiamavano Ruben, come i miei genitori quando si arrabiavano!".

Un nome, Ruben, che agli interisti evoca una leggenda, Ruben Sosa: "Purtroppo non ho avuto la possibilità di vederlo giocare. Posso dire che per me è un onore e un piacere il poter indossare la maglia dell'Inter. Da qui sono passati tanti giocatori importanti che hanno vinto tutto. Quando sono arrivato è stato difficile: venivo da un infortunio, iniziava una nuova stagione, ero in un nuovo paese, ma ci sono tanti argentini qui che mi hanno aiutato. E anche i tifosi, mi hanno trattato in un modo tale che non ho le parole giuste per ringraziarli. Il primo giorno che sono arrivato qui avevo paura, io sono molto timido e non sapevo quello che dovevo affrontare. Walter Samuel mi accompagnava ogni giorno alla Pinetina, lui mi ha aiutato tanto".

Il primo giorno a Milano: "Paura, mi ricordo il primo in cui sono arrivato. Ero al 'Melià', c'era la nebbia ed ero timido. Avevo timore nell'incontrare persone nuove, ma Samuel mi ha aiutato molto".

Importanza nell'indossare la maglia dell'Inter: "Per me è un onore e un piacere, ci sono stati tanti calciatori importanti che qui hanno vinto tutto. Per me, ripeto, è un piacere e un onore. Tutti i giorni cerco di imparare qualcosa da tutti, indipendentemente dal ruolo dei miei compagni. Europa? Tutti vogliamo arrivare alla qualificazione, sappiamo che ci sono partite difficili, ma abbiamo la squadra per non fallire".

Sull'arrivo in nerazzurro: "Quando mi hanno detto che l'Inter mi cercava non potevo crederci e quando sono arrivato qui è stato tutto cosi veloce. Avevo parlato con loro quando mi infortunai, ma la società fu di parola e acquistò il mio cartellino nonostante la lesione al crociato. Avevo parlato con l'Inter prima dell'infortunio, non c'era ancora nessun accordo scritto però la Società ha mantenuto la parola in ogni caso. Samuel e Javier Zanetti sono stati i compagni che più mi hanno aiutato ad ambientarmi. Loro sono due grandi persone, che hanno vinto tanto, ma oltre al campo sono delle grandissime persone anche fuori. Walter timido? No no, è una grandissima persona". 

L'attaccante nerazzurro spiega anche il perchè della scelta del numero 20: "E' un numero che mi piace e che non era occupato. Era il numero di Recoba? Si lo so, si tratta di un giocatore dal quale posso solo imprarare. Aveva una tecnica incredibile. Cosi come posso imparare tutti i giorni da tutti i miei compagni sia un attaccante, un difensore o un centrocampista, sia a destra che a sinistra, come ho fatto in passato. Chi mi ha impressionato maggiormente? Milito e Kovacic, quando li ho visti in allenamento insieme a me la prima volta. C'è sempre da imparare, tutti i giorni da tutti i compagni. Sempre vuoi apprendere, indipendentemente dal ruolo degli altri".

Proprio a proposito del centrocampista croato, Botta spiega: "Mi ha impressionato la velocità con la quale salta il primo uomo, è rapidissimo, è cosi veloce nel farlo che è difficilissimo da marcare. Icardi e Palacio fanno tanto movimento, soprattutto Rodrigo mi piace molto perchè si muove bene in campo e sceglie sempre di fare la cosa giusta. Icardi ha il fisico giusto, salta tanto in alto e noi dobbiamo essere pronti a raccogliere i suoi palloni e a ribadirli in rete, meglio per noi".

Parlando poi del calcio italiano: "E' molto tattico e dopo che fai un gol trovi molti giocatori di fronte a te pronti a difendere e così è difficile continuare a fare gioco. E' un calcio che ti insegna a giocare e dopo puoi farlo in qualunque altro modo. Il mio ruolo? A me piace giocare sempre dietro a un attaccante, a sinistra o a destra è uguale. Ho giocato anche come centrocampista", continua Ruben che parla poi del finale di stagione della sua squadra: "E' chiaro che arrivare in Europa è l'obiettivo che abbiamo tutti, ma sappiamo che mancano delle partite difficili. Con il gruppo che abbiamo si può arrivare, ma dobbiamo fare meglio di quanto fatto nelle ultime partite".

Con quale dei tuoi compagni esci alla sera? "Alla sera non esco molto, però mi trovo molto bene con tutti gli argentini, soprattutto con Carrizo. Dove abito? A Como. Quando ho del tempo libero rimango con mio papà. Cucina? Non sono capace, ma mi riferisco a piatti difficili, non un piatto di pasta. Tennis? Mi piace molto. Per quanto riguarda Milano, vado molto spesso, soprattutto a mangiare. Non faccio tanto shopping mentre al cinema non sono ancora andato".

Recentemente con Cerrone: "In Primavera mi hanno aiutato molto e mi sono divertito, mi hanno fatto ridere. E' stato importante per giocare e mettere minuti nelle gambe".

Botta e risposta

Se non avessi fatto il calciatore? 'Mi sarebbe piaciuto lavorare con mio nonno. E' un meccanico. Mi piaceva tantissimo andare a vedere il suo lavoro'.

Il compagno con il quale hai legato di più? 'Con un ragazzo che gioca nel San Paulo, Marcelo Cañete. E' mio amico da quando eravamo nelle giovanili nel Boca, squadra della quale sono tifoso'.

Hai paura di volare? 'No'

Che cosa è per te la passione? 'E sentire qualcosa dentro, qualcosa che nasce dentro. Per esempio, quando da piccolo andavo allo stadio, sentivo la passione".

Hai qualcosa da dire ai giornalisti? 'Non saprei. Posso solo dire grazie per come mi hanno trattato dai primi giorni'.

Il tuo punto debole? 'La timidezza".

Punto di forza? 'La pazienza. Tutto arriva, serve solo tempo. Il calcio non è una carriera di velocità, ma di resistenza. Spero di diventare un giocatore importante nell'Inter, dovrò cogliere il momento'.

Piatto preferito? 'Pollo con le patate cucinato da mia mamma. In Italia mi piace molto la pasta'.

Sei scaramantico? 'Sono credente, no".

Passione per i tatuaggi? 'Ce li ho, ma non è una passione'.

Chi è il numero uno al mondo? 'Maradona. Tra i giocatori ancora in attività dico Messi'.

Che pensi quando ti svegli la mattina? 'A dormire dieci minuti di più...(ndr, sorride)".

Se ti dico Inter? 'Grande squadra, un ambiente familiare e mi sono trovato benissimo perché c'è molta unità'.

Come finisce quest'anno? 'Quest' anno penso solo a giocare e spero che l'Inter possa arrivare in Europa".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 02 aprile 2014 alle 21:05 / Fonte: Inter.it
Autore: Christian Liotta
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