Juventus e Inter regalano a Torino una partita pazza, fatta di sorpassi e controsorpassi, pezzi di alta classe e buchi clamorosi tra difesa e centrocampo. La sagra del gol che mette in risalto la fragilità mentale e fisica dei nerazzurri che non riescono a tenere il risultato una volta ribaltato.

Juventus-Inter è tatticamente una partita molto peculiare, quasi non volutamente anarchica. Entrambe scelgono un gioco posizionale in fase di non possesso per respirare e aspettare basso l’avversario, complice le fatiche della sosta Nazionali. In fase di possesso invece si cerca l’ampiezza da entrambe le parti, sfruttando le corsie. Ma è dal centro che poi nascono i pericoli maggiori e molti gol, perché le difese non hanno la cattiveria e la forza di accorciare rapidamente sull’avversario, lasciando spazio sulla trequarti per le giocate avversarie. 

Nel primo tempo meglio la Juventus. La posizione di Koopmeiners che svaria sulla trequarti e si fa trovare prima a destra e poi a sinistra a ricevere palla, confonde la linea a 3 interista, che spesso non sa chi far uscire a prendere l’uomo. I bianconeri giocano di verticalità e sfruttano le fasce alzando molto i terzini Kelly e Kalulu per dar manforte alla fase offensiva. Vlahovic fa da punto di riferimento statico offensivo e tiene occupato Acerbi in una lotta uno contro uno tutta grinta e fisicità. Akanji e Bastoni si dividono tra il numero 8 bianconero e le ali che salgono. Cosi spesso il giocatore più pericoloso degli uomini di Tudor con la 10 ha spazio in centro per inventare e condurre palla senza una pressione esagerata: Yildiz si mette tra la difesa e i centrocampisti, in quella terra di nessuno che non è presidiata da Barella e Mkhitaryan che spesso fanno fatica ad accorciare sul talento turco. L’Inter propone un giro palla lento e piatto che spesso è facile preda della Juve una volta superata la trequarti. Carlos Augusto sulla sinistra resta più bloccato rispetto a Dumfries che invece ha licenza di spingere. La ThuLa fa il solito lavoro uno in contro uno in profondità, ma non con la stessa cattiveria e costanza dei tempi migliori. Il centrocampo gira sempre ad un tocco in più del dovuto.

Nel secondo tempo meglio l’Inter, che accelera le operazioni eliminando tocchi superflui e cercando molto di più la verticalità appoggiandosi sugli attaccanti che entrano di più nel vivo nel gioco, anche grazie all’entrata di Bonny. La Juventus aspetta e fa sfogare l’avversario, subendo anche più del dovuto, ma riesce grazie alla qualità dei suoi interpreti a trovare la vittoria con tanta incisività in attacco condensata in pochissime azioni degne di nota. I nerazzurri si scoprono fragili mentalmente e non riescono a tenere un risultato positivo riagguantato con fatica.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 14 settembre 2025 alle 11:20
Autore: Riccardo Despali
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