Era una notte milanese gelida e nebbiosa quando il direttore Sabatini, svegliato di soprassalto dal solito bisogno impellente di nicotina, saltò fuori dal letto con addosso il suo pigiama rosso a righe, si abbottonò con un cappotto lungo e scuro e corse via di casa in uno stato febbrile. Aveva dimenticato le sigarette in ufficio. Sapeva che a quell'ora - il display della sua Mercedes segnava le 2:13 e una temperatura di 3° quando si mise al volante - non si sarebbe visto né incontrato con nessuno, eccezion fatta per un'eventuale conference call che sarebbe potuta arrivare dai quartieri Suning in Cina, e alla quale non si sarebbe potuto proprio sottrarre per non rischiare di perdere gli eventuali no alle eventuali sue richieste d'aumento di budget da parte degli Zhang.

Adesso, però, pensava solo al gusto della sigaretta che gli mancava quanto la carbonara dar Bottarolo, figurarsi se aveva voglia di fare l'ennesimo punto sul mercato dell'Inter e di quell'altra squadra cinese di cui non ricordava mai il nome. Schizzò via per le strade deserte di Milano e arrivò sotto la sede del club nerazzurro, segnando di fatto un nuovo record personale. Per 22 secondi aveva messo a repentaglio il primato incontrastato di Balotelli, raggiunto dopo tante prove nel luglio del 2014 (ma in quella notte di luglio il tragitto era stato.da casa di SuperMario all'Hollywood Rythmoteque). Scese dall'auto e vide che la finestra del suo ufficio era rimasta aperta. Davvero strano, forse cominciava a dimenticare troppe cose. Si sentì malinconicamente un po' più vecchio.

Prese l'ascensore, che per salire al sesto piano pareva metterci un'eternità, quasi quanto un recupero di Orsato, e si avvide che anche la porta del suo ufficio era rimasta semichiusa. La aprì di scatto.
"Direttore, finalmente", lo accolse una voce ispanica nell'oscurità della stanza, "ti stavo aspettando".
Sabatini accese la luce: rimase incredulo. "Simonian?", e s'alzò il colletto del cappotto per tentare di tenere nascosto il pigiama a righe, ma il pantalone e le pantofole lo tradivano.
"E chi sennò?", rise l'agente che stava seduto sulla poltrona vicino alla finestra. "Ti conosco da quando eri a Palermo, sapevo che senza le tue sigarette ti saresti piombato in ufficio a cercarle, anche in piena notte. Ovviamente sono stato io a a far cambiare l'aria, il fumo mi stava facendo soffocare".
Sabatini fu sollevato, non era stato lui a dimenticare né le sigarette né la finestra aperta, e tornò a sentirsi più giovane. "Okay, adesso ridammi il mio pacchetto e spiegami perché dopo ieri sera dobbiamo vederci di nuovo alle 3 notte".
Simonian lo accontentò. "Io ho qualcosa che interessa a te, intendo oltre a questo", e gli porse il pacchetto da venti morbido con le ultime sei sigarette, "ma tu hai pure qualcosa che interessa a me".
Sabatini fece schioccare l'accendino, tirò la prima boccata e si distese all'indietro sull'altra poltrona di fronte a Simonian, fregandosene stavolta di mostrare il pigiama. Risollevò la testa. "Sentiamo".
"Tu vuoi Pastore, io in cambio ti chiedo un piccolo favore. Un'inezia comparata allo sforzo che dovrò fare per convincere il PSG a liberare il Flaco. Senza contare, poi, che ho già parlato con Javier dell'ingaggio: dovrebbe starci...".
"E quale sarebbe questo piccolo favore?", chiese rauco Sabatini, che per l'effetto della nicotina era più lucido e concentratissimo nell'ascoltare parola per parola quali fossero le richieste dell'agente.
"Riguarda Ricky. Come sai quest'anno alla Sampdoria ha dei problemi con quel mister...".
"Non gioca perché Giampaolo preferisce far giocare altri, ma l'Inter non c'entra più nulla. Ormai è tutto della Samp".
"Lo so, lo so", replicò Simonian. "Pensavo però ad una cosa. Mettiamo che l'Inter riesca a prendere Pastore solo dopo aver fallito l'assalto a Ricky Alvarez...".
"Che vuoi dire?", domandò perplesso Sabatini, che non riusciva a capire dove volesse arrivare l'agente.
"Dico che quando verrai chiamato da qualcuno della stampa, svelerai che il primo obiettivo dell'Inter è Alvarez", e gli fece un occhiolino, "però sarà difficile arrivare a lui perché sai che lo seguono pure il PSG, lo United, i cinesi... Fai tu, inventati qualche nome. Così magari spunta il Milan, oppure qualche club inglese com'è successo per João Mario. Capiscono che Ricky è ancora un calciatore importante. Gli offrono un bel contratto, pagano la Samp e siamo tutti felici e contenti. Con Pastore che verrebbe all'Inter".
Sabatini rimase fermo qualche attimo a pensarci su. Era un piano arzigogolato ma poteva funzionare. "Chi lavora oramai alla stampa?", spiegò a Simonian. "Volevi dire Di Marzio, ma a lui sarà difficile darla a bere. Forse a quell'altro col topo in testa... L'indomani la notizia si sparge sui giornali... Sì, possiamo provarci. Dopotutto ci siamo riusciti con la storia di João Mario al PSG".

I due si diedero appuntamento per la sera successiva. "Stavolta prova a essere puntuale", scherzò Simonian, ma Sabatini lo gelò subito con un'occhiataccia. ll direttore si chiuse il cappotto e salì sulla sua auto, il display segnava le 3:41 e ancora 3°. Sospirò guardando il pacchetto di sigarette rimasto vuoto. Lo gettò dal finestrino, spinse la pantofola sull'acceleratore e sfrecciò via nella notte alla ricerca di un distributore automatico.

Sezione: Il Calcio Parallelo / Data: Mar 30 gennaio 2018 alle 00:10
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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