In pieno tourbillon mediatico scatenato dalla penna corrosiva di Mauro Icardi siamo in grado di offrirvi una versione ancora più dettagliata dei fatti di Sassuolo-Inter: dopo una lunga trattativa con la casa editrice Tagliaventi siamo riusciti ad avere una prima anticipazione della nuova, attesissima e quasi prossima all'uscita autobiografia di Andrea Ranocchia, dal titolo 'Marcare a uomo da uomo - La mia storia occultata'. In anteprima assoluta vi proponiamo le pagine dedicate alla lite fra il bomber e la Curva:

"A fine partita trovai il coraggio di andare sotto la Curva, con me c'erano anche Guarin e Icardi. A un certo punto sentii urlare il mio nome, era un bambino che chiedeva di lanciargli la mia maglietta, ma mi rifiutai perché era tutta sporca e sudata. Dissi a Icardi di dargli la sua, era entrato nel secondo tempo e in campo, a parte quel gol di culo, non aveva fatto uno scatto. Fu lì che successe il parapiglia tra Mauro e quel capo ultrà che strappò la maglietta dalle mani del bambino e gliela rilanciò indietro con disprezzo: era inutile, volevano a tutti i costi la 23 con il mio nome, non solo il bambino, ma ora tutta la Curva litigava per chi avesse dovuto aggiudicarsela. Io per non scontentare nessuno dissi di no un'altra volta: "È sporca, sudata, grazie ragazzi per l'affetto che ogni volta mi dimostrate ma davvero, non è il caso...". Mauro però non ci vide più e andò ad accanirsi contro quei tifosi: "Pezzi di merda, volete la maglia del mio capitano, è un gesto da bastardi, chi vi credete di essere, eh?". Allora io ritornai indietro e cercai di allontanarlo dalla Curva, che ora si divideva fra chi gliene diceva di ogni e chi continuava a osannarmi. Ma gli insulti perfidi a Mauro e alla sua famiglia mandarono in collera anche me. Li avrei affrontati uno a uno. Quanti erano? Mille? Diecimila? Registra questo messaggio: porto due-tre monaci da Assisi che li confessano lì sul posto, poi vediamo. Di Guarin invece non ho mai capito una sola parola da quando è arrivato all'Inter, figurarsi in tutto quel polverone.

Negli spogliatoi non riuscivamo a guardarci in faccia, eravamo tutti tramortiti per la sconfitta. Mancini rimase per venti minuti davanti allo specchio, cercando (credo) di asciugarsi le lacrime. Podolski non era mai stato nello spogliatoio del Mapei e decise di immortalare quel momento con un selfie. Handanovic non accennava nemmeno un sorriso. Poi, non so per quale motivo, accadde che Icardi litigò pure con Guarin. Fredy tirò un calcio a una bottiglietta cercando di colpire Mauro, ma centrò in pieno una luce sul soffitto. Lì dentro restammo quasi al buio e Mancini si innervosì perché non riusciva più a vedersi allo specchio. Per fortuna Nagatomo tirò fuori dal suo borsone una lampada di sale himalayano e l'attaccò alla presa di corrente, staccando però l'impianto stereo di Mauro. Ci fu un'altra lite, stavolta con Yuto che minacciò di rivolgersi alla mafia giapponese per farla pagare a Icardi. Ancora oggi i clan nipponici, quelli argentini, che si sono offerti a Maxi Lopez, e la Curva Nord stanno cercando di mettersi d'accordo su quale delle tre fazioni prenderà a botte Mauro. Poco dopo si aprì la porta ed entrarono Ausilio e Zanetti. Erano entusiasti e Pupi esclamò: "Mauro, questa è la cattiveria che ci vuole per essere un simbolo dell'Inter. Dall'anno prossimo sarai il nostro capitano". Tornassi indietro non lo avrei portato via dalla Curva".

Sezione: Il Calcio Parallelo / Data: Mer 19 ottobre 2016 alle 00:10
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
vedi letture
Print