Anche Rodrigo Palacio fa il suo bilancio di questa prima parte della stagione con la maglia dell'Inter. Intervistato da La Stampa, l'attaccante comincia dal suo arrivo all'Inter: "Ho penato abbastanza. In realtà il primo contatto ci fu un anno e mezzo fa. Era estate, ma il presidente Preziosi non voleva ascoltare nessuna richiesta e adire il vero anch’io stavo bene a Genova". Però poi la situazione è cambiata. "In effetti gli ultimi mesi passati a Genova sono stati un po’ complicati. Il 2012 non è iniziato bene. Facevamo fatica a ottenere risultati decenti, la gente era arrabbiata e lo ero anch’io perché volevo dare di più
Le maglie consegnate a fine gara: "Era tutta la situazione pesante, la storia delle maglie è quella più eclatante. Ogni sconfitta generava tensione. Per fortuna alla fine ci siamo salvati e in parte siamo riusciti a far dimenticare ciò che di brutto era successo". Poi è arrivata l’Inter. "Ed è iniziato il mio sogno. Se avrei preferito essere allenato da Gasperini? Lui è stato il mio maestro e gli sarò sempre grato per ciò che mi ha insegnato, però è giusto che ognuno segua la sua strada. Stramaccioni? È una persona molto intelligente che sa preparare benissimo le partite, si è creato subito un buon feeling. Mi ha colpito la compattezza del nostro spogliatoio. Riusciamo a lavorare senza che nessuno al di fuori sappia cosa stiamo provando. Stramaccioni cura molto i dettagli e tra noi c’è una specie di patto, non riveliamo nessun segreto, compresa la formazione".
L'ambientamento a Milano: "Non è stato difficile. Ho trovato una famiglia argentina pronta ad accogliermi. Milito quando stavo a Genova mi tempestava di telefonate per convincermi a raggiungerlo. Adesso abitiamo nello stesso palazzo e ci vediamo anche dopo l’allenamento. Salto al momento giusto? Beh, non sono certo un ragazzino. Ma avevo comunque bisogno di ambientarmi nel calcio italiano che è molto diverso da quello del mio Paese. Genova è stata una bella palestra". Sul suo impiego: "Come potrei non essere soddisfatto? Ho giocato tanto e non me l’aspettavo. Ho intorno tanti campioni". Dopo l’esperimento in Coppa Italia contro il Verona gli spazi si sono allargati: "Per carità, non ci penso nemmeno a giocare in porta. A mio agio? Sensazione sbagliata. Quando si è fatto male Castellazzi ho guardato i miei compagni per capire cosa stava per succedere. Chivu si è candidato a prendere i guantoni e per un attimo mi sono illuso di averla scampata. Peccato però che Stramaccioni non fosse d’accordo, in porta dovevamo andare io o Alvarez. Ma Ricky si è tirato subito indietro: vai tu,mi ha detto, sei più anziano".
La parata su Carrozza: "Mi costa ancora le prese in giro dei miei compagni. Ricordo soltanto che guardavo in continuazione il tabellone, sono stati quindici minuti interminabili. Gli assist? Diciamo che è meglio fare gol. Quando ero più giovane preferivo servire i compagni, col passare del tempo giocando vicino alla porta ho imparato anche a segnare con regolarità". La convivenza con Cassano: "Procede alla grandissima. Anche perché quando si mette in testa di fare degli scherzi prende di mira soprattutto Nagatomo. Sneijder? E' difficile prendere una posizione. Sono problemi suoi e della società
Immancabile la chiosa finale sul campionato e sulla Juve: "La classifica dice che sono i più forti, ma noi li abbiamo battuti nel loro stadio. È stata la gara perfetta, abbiamo giocato esattamente come l’avevamo preparata. Se vinciamo lo scudetto mi taglio la Trenza? A metà, come fecero i miei compagni del Boca Juniors...", conclude.
Mario Garau - Christian Liotta
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