A tutto Samir Handanovic. Tuttosport intervista il neo portiere nerazzurro: se sarà numero 1 si vedrà, ma dalle sue parole si denota già una grande determinazione in vista del prossimo anno. Pacato, intelligente e mai fuori le righe. Samir ispira fiducia anche lontano dal campo.

Samir, per lei l'Inter è un punto di arrivo?
Sicuramente, ma si puo sempre migliorare. Qui c'è tutto per farlo.

Eppure a Treviso, lei era la riserva di Zancopè.
E' stata una stagione strana, perché la squadra è stata costruita per fare la Serie B e io ero stato preso per fare quel campionato. Poi ci ritrovammo in A da ripescati. Ero partito titolare, poi feci un errore con Livorno e nella partita successiva contro la Lazio fui espulso. E così ho perso il posto.

Le è mai venuta la voglia di mollare?
Mai. Questa è la mia filosofia. Tutto quello che accade è una grande scuola. Se lavori tanto, arrivi dove vuoi. Io non ho avuto tutto e subito, ma ho fatto le cose step by step. Ora sono all'Università.

Però quel primo anno a Treviso...
Non mi sono mai abbattuto. E' stato un momento difficile, ma a vent'anni può capitare. Non bisogna abbattersi. Il talento senza lavoro non è niente. Un portiere deve allenare il proprio talento.

Perché si infastidisce quando le chiedono di svelare il suo segreto da pararigori?
Perché sono episodi singoli. La partita è fatta di tante altre cose.

Ovvero?
L'atteggiamento in porta, come si aiuta la squadra. Non sono il tipo che resta attento sulla linea, ma cerco di essere propositivo.

Studia molto?
Sì, ho molti dvd. E' un modo per migliorarsi, ma non sono l'unico a farlo.

Ma come si para un rigore?
Serve tutto: talento, intuito e studio. I rigoristi non sono stupidi, e spesso cambiano angolo. Non esiste nessuna formula magica.

Prima dell'Inter ha mai rischiato di approdare in una big?
Due anni fa ero vicino a una squadra estera, ma l'Udinese rifiutà. C'è stato qualcosa pure l'estate scorsa, ma non sarebbe stato un grande salto e sono rimasto per giocare i preliminari di Champions nonostante qualche cessione importante.

Se Julio Cesar dovesse rimanere, sarebbe uno stimolo o un problema?
Sono un professionista, non ho problemi. So qual è il mio lavoro e mi fido di me stesso. Stimo tantissimo Julio, ma se dovesse restare continuerei ad allenarmi con grande serenità. La concorrenza potrebbe fare bene a tutti.

E' mai partito alla pari con un compagno?
Di solito si sa qual è la gerarchia. A Rimini però lottai per il posto con Pugliesi.

Prenderà il numero di Julio Cesar?
Il numero è l'ultima cosa che conta. Ne ho avuti tanti...

Un duro come lei, riuscirà ad emozionarsi a San Siro?
Giocarci è un sogno, non solo per i portieri. Non devo pensare a chi c'era prima, da Zenga a Pagliuca.

Se è diventato così forte a chi lo deve?
A tanta gente. Da Adriano Bonaiuti a Lello Senatore fino a De Sanctis che mi ha fatto capire la mentalità del portiere in Italia. Con Morgan siamo grandissimi amici, mi ha sempre aiutato dicendomi la parola giusta. In Italia non bisogna solo parare, serve attenzione per tutti i particolari.

Per lei Buffon è stato per 10 anni il migliore al mondo?
Confermo, dal 1998 al 2008 aveva qualcosa di diverso. Poi ha avuto problemi fisici, ma sta tornando ai suoi livelli.

E Schmeichel?
Lo guardavo ai tempi dello United. Ero giovane, ma non ho mai avuto un modello.

La fotografia dei suoi primi giorni nerazzurri?
La tanta gente al seguito. A Udine c'era tanta organizzazione, ma qui ci sono migliaia di tifosi.

Conosceva già qualcuno in squadra?
Sì, Belec con cui condivido la camera e Stankovic.

Se non fosse stato un portiere?
Avrei fatto sport, magari basket o pallavolo.

Anche da piccolo giocava in porta?
No, giocavo avanti. Ma quello non era sport.

L'Udinese ha venduto alla Juve Isla e Asamoah e ora sta per fare altrettanto con Armero: tira aria di derby con i bianconeri.
E' così a prescinderei dai giocatori.

Lo scudetto sarà una questione tra voi?
Non vado così lontano.

Bhè, il Milan ha smobilitato.
Dicevano la stessa cosa a Udine dopo le cessioni di Sanchez, Inler e Zapata. Invece abbiamo fatto meglio dell'anno prima.

Che fa se vince lo scudetto?
Non sono un tipo che fa tante cose fuori dall'ordinario...

Il sogno?
Vincere. Il primo si è avverato e sono qua, ma è soltanto mezzo passo.
 

Mario Garau - Fabrizio Romano

Sezione: FOCUS / Data: Dom 15 luglio 2012 alle 09:06
Autore: Fabrizio Romano
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