“Gentile Andrea Ranocchia, con questa mia voglio augurarle un dopo-carriera ricco di serenità e soddisfazioni e, ancora di più, complimentarmi per l’eleganza del suo addio”. Luigi Garlando apre così la sua lettera, pubblicata tra le pagine di Sportweek, indirizzata all’ex 13 dell’Inter che qualche giorno fa ha annunciato l’addio al calcio. “Non capita tutti i giorni che un calciatore saluti lasciando sul tavolo 4 milioni di contratto. Chapeau, come ha detto Adriano Galliani. Lei ha avuto una carriera ricca di soddisfazioni: uno scudetto, due Coppe Italia e una Supercoppa con l’Inter, 21 presenze in Nazionale, anche se l’inizio del cammino sembrava promettere orizzonti più radiosi”.

“Mentre Bonucci finiva in una Juve che stava per cominciare il suo ciclo d’oro, lei passava all’Inter che aveva appena esaurito il suo. È approdato infatti alla Pinetina nel gennaio 2011, subito dopo il Triplete e il Mondiale per club. Le cascò sul braccio la gloriosa fascia di Javier Zanetti e diventò il nuovo capitano dell’Inter, amato dal popolo. Ma la favola durò poco. Con una scelta sciagurata, il club passò i gradi a Icardi, come bonus contrattuale, dimenticando che devono essere i valori, i comportamenti e i compagni a eleggere il capobranco” ha continuato nel riavvolgimento del nastro di quella che è stata la carriera del difensore storicamente nerazzurro.

“Oltre alla fascia, lei perse anche il posto da titolare ma tutte le volte che l’hanno chiamata in causa, lei ha sempre riposto con dignità e il massimo impegno. E quando è rimasto in panca, è stato il primo appassionato tifoso e il primo saggio consigliere. Mi auguro che ci siano genitori e allenatori capaci di raccontare ai figli e ai propri piccoli calciatori la morale della favola di Ranocchia e il pallone: si può essere grandi anche senza giocare, si può essere bravi capitani anche senza fascia, si può essere ricchi anche senza 4 milioni”.

Sezione: Focus / Data: Sab 01 ottobre 2022 alle 12:30
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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