Cristian Chivu torna in campo e torna anche a sedere negli studi di Inter Channel dove questa sera sarà ospite di Prima Serata dalle ore 21. "Avevo tanta voglia di tornare a giocare anche perchè ho passato dei momenti non belli", spiega il difensore, che poi continua: "Dopo la prima operazione ho dovuto farne un'altra e via così, alla fine ce l'ho fatta. Stramaccioni felice di aver ritrovato me e Stankovic? Ne siamo più felici noi (ndr, sorride), perchè abbiamo sofferto tanto il fatto di essere lontano dal campo, lavorare da soli non è facile".

Cosa farà dopo il calcio giocato è lo stesso Chivu a svelarlo attraverso le domande dei tifosi riportate da Roberto Scarpini: "Voglio tornare in Romania perchè ho un po' di nostalgia, sono 15 anni che sono andato via da casa, in giro per il mondo e non vedo l'ora di tornare. Poi, non so se riuscirò a riabituarmi alla vita del mio paese, ma quella è l'intenzione. Ne abbiamo parlato a lungo io e mia moglie perchè poi le decisioni vengono prese per i bambini, in base alle loro necessità, abbiamo comprato casa, ci siamo sistemati da questo punto di vista. Penso che rimarrò nell'ambito del calcio, ma non come allenatore, credo più un lavoro di ufficio, dirigente in amministrazione. Sono laureato e sto anche facendo un master in marketing in questo momento, sto studiando. Non sono fatto per fare l'allenatore, ma credo di poter dare il mio contributo con tutti questi anni di esperienza che ho fatto sia in Olanda che in Italia per riportare il calcio rumeno a qualcosa di più".

"È un argomento delicato - spiega Chivu a proposito della difficoltà da parte di alcuni giocatori alla rinuncia a ingaggi stratosferici - perchè ad alcuni giocatori è stato proposto un contratto che aveva un certo valore, poi è difficile andare da un giocatore per dire che in quello stesso periodo deve ridursi l'ingaggio perchè è normale possa dire 'è una cosa che mi avete offerto voi, non avevate una pistola puntata alla tempia'. Adesso bisogna vedere l'intenzione di ognuno, io non giudico nessuno perchè non so come si reagisce in determinate situazioni. Io ho accettato la nuova offerta dell'Inter perchè mi sento di casa, credo in questo progetto, la Società mi ha voluto, l'allenatore ancora di più, sento l'affetto dei compagni ed eccomi qua".

Si parla di tutto con Cristian Chivu durante la Prima Serata di Inter Channel, anche di quel 6 gennaio 2010 e di quello scontro con Sergio Pellissier che costò al difensore rumeno un'operazione alla scatola cranica e tanta paura. "Ho visto poche volte quell'immagine, ma ultimamente non lo guardo proprio più. Non mi dà fastidio giocare con il caschetto, all'inizio avevo un po' di paura, adesso potrei anche farne a meno, ma lo tengo per non subire contrasti emozionali. Infatti mi alleno sempre senza, ho anche giocato qualche amichevole, ma quando si fa sul serio preferisco tenerlo perchè mi sento più protetto e non sono condizionato. Lo faccio tricolore se vinco lo scudetto perchè così fanno tutti? Ma gli altri devono sempre dire qualcosa.... Dopo quell'infortunio sono diventato più forte, vivere una cosa del genere ti aiuta a guardare quelli che sono i problemi veri, che vanno oltre una partita persa. Oggi come oggi riesco a superare i problemi molto più facilmente perchè la vita vale più di tutto. Se ho avuto paura? Mi rendevo conto di quello che sarebbe potuto essere quando ero in attesa dell'operazione, la mia paura non era quella di non poter più tornare a giocare, ma di non poter essere più una persona normale, di non poter più godermi mia figlia e inoltre avevo una mano paralizzata. Quando mi sono svegliato ho capito che potevo muovermi e piano piano sono tornato al 100 per cento".

Se la decisione di non andare più a saltare sulle palle inattive sia legata a quell'infortunio: "Non ci andavo nemmeno prima, preferiscono lasciarmi dietro perchè, dicono, con la mia esperienza potrei fermare un eventuale contropiede. Dove mi piace giocare? È uguale, nella difesa a tre o quattro, per me il calcio non è solo un reparto: se non hai un'organizzazione ben determinata, un gruppo di giocatrori messi bene in campo, soffri. La differenza la fa l'atteggiamento generale".

La maglia dell'Inter, racconta Chivu "vuol dire tanto, vuol dire un periodo importante della mia vita. Magari, a volte, non riesco a esprimermi con le parole, ma lo faccio con i fatti. Faccio un esempio: dopo l'infortunio alla testa, sarei potuto rimare a casa ed essere pagato comunque dall'assicurazione, invece ho preferito giocare, per me sicuramente perchè non farò mai il ruffiano, ma soprattutto per l'Inter. Tante volte faccio un mea culpa, ho avuto tanti infortuni, se potessi tornare indietro chiederei a mia mamma di darmi più latte perchè così avrei avuto le ossa più forti. Sono consapevole di non essere un uomo di ferro, questa è la mia difficoltà, ma ringrazio Dio per avermi dato un cervello e un'educazione che mi ha insegnato dei valori. Questi valori oggi mi portano a rispettare la squadra per cui gioco e per la quale do tutto, l'ho dimostrato negli anni e lo faccio tuttora giocando con un piede che non è sano e rifiutando un'altra operazione".

Due gol realizzati con la maglia nerazzurra dal difensore rumeno "anche se oggi i calci di punizione non me li fanno tirare. Ci provo, vado in area a parlare...ma finisce che parlo solo con l'arbitro per verificare l'esatta posizione della barriera (ndr, sorride).

Sul rapporto con Andrea Stramaccioni, Chivu spiega: "Mi trovo molto bene con lui, anche se è molto giovane è molto preparato. Va d'accordo con tutti perchè parla con tutti, comunica molto e noi proviamo ad aiutarlo perchè anche lui ha bisogno della nostra esperienza. Credo che insieme, considerando anche i cambiamenti importanti che ci sono stati, abbiamo fatto abbastanza bene. Questo dobbiamo dirlo, non dobbiamo nasconderci: è una stagione difficile, di ricostruzione e finora siamo nelle possibilità di lottare su tutti i fronti".

Tornando a parlare di infortuni, Chivu spiega che quando si sta lontano dal campo "manca un po' tutto. Non è facile accettare il fatto che non puoi fare il tuo lavoro. Quando hai un problema che dura 3 o 4 settimane è diverso, ma quanto fai un intervento e vedi che le cose non migliorano, il cervello frulla e inizia ad avere dei punti interrogativi. E se ti devi ri-operare diventa lunga perchè ti rendi conto che tutto quello che hai fatto fino a quel momento non è servito a nulla. La fortuna è che veniamo comunque ogni giorno al campo d'allenamento, quindi vediamo i compagni, ridiamo un po' e il tempo passa meglio. Ti manca il campo quando vedi che potresti dare il tuo contributo e non puoi. In questi mesi l'unica cosa positiva è stato il poter stare sempre con le mie figlie e vederle crescere".

E a chi gli chiede dove l'Inter sarà a fine stagione: "Non sappiamo dove saremo, ma sappiamo dove vogliamo arrivare e faremo di tutto per arrivarci".

Sezione: FOCUS / Data: Ven 25 gennaio 2013 alle 18:00 / Fonte: Inter.it
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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