A distanza di qualche mese abbiamo ricontattato Riccardo Ferri, storico difensore dell'Inter e della Nazionale italiana, per avere una sua opinione su quanto dimostrato sinora dai nerazzurri, passando per i nuovi arrivati: da Skriniar a Borja Valero sino a Vecino e Dalbert, senza dimenticare il direttore d'orchestra Luciano Spalletti.
Quando Skriniar arrivò lei sembrava scettico al riguardo. Ha cambiato idea dopo questo inizio di stagione dello slovacco?
“Il mio scetticismo non era per le qualità del giocatore, bensì per il fatto che la stagione scorsa era come se avesse giocato due campionati in uno: la prima parte l’aveva giocata così così, mentre nel girone di ritorno ha fatto bene. Aspettavo di verificare quale fosse il vero Skriniar, se quello del girone d’andata o quello della seconda metà di campionato, e devo dire che è stato una lieta sorpresa perché è molto fisico e molto attento. Gioca con semplicità e ha il senso della posizione, è bravo nella chiusura nell’uno contro uno. In queste prime battute di campionato è stato una delle tante sorprese dell’Inter versione Spalletti. A lui va il mio applauso per averlo fatto ritrovare dopo un primo appannamento con la Sampdoria e allo stesso tempo faccio i complimenti al giocatore perché si è calato molto bene nella parte importante del suo ruolo. Lo sta affrontando con molta umiltà e con senso del sacrificio: è uno che dà l’anima in campo. Questa è una bella cosa”.
Quali sono le altre sorprese?
“Parto dal presupposto che a me Borja Valero è sempre piaciuto, ed era quel giocatore che mancava all’Inter per intelligenza tattica e per personalità. Ero certo avrebbe fatto bene ma credo che sia andato oltre le aspettative: sia che giochi basso o che giochi alto, è un giocatore che incide moltissimo”.
Lei dove lo vede meglio?
“A me personalmente piace di più alto quando, come ieri, ci sono squadre che si chiudono e quindi negli spazi stretti lui è uno che può far la differenza. Mentre negli spazi ampi vedo meglio Joao Mario perché ha più gamba e più forza, riesce a spaccare meglio le linee”.
Altri giocatori che l’hanno colpita?
“Vecino, è un altro che mi ha sorpreso positivamente. Poi c’è Dalbert, che dal punto di vista dell’applicazione l’ho visto molto attento nella fase difensiva, come tutti ci aspettavamo. Meno nella fase offensiva dove solitamente lui è più portato, ma si vede che c’è molta disponibilità da parte sua anche se è ancora lontano dallo stato di forma che gli permetta di incidere sulla fascia”.
Quindi per ora meglio Nagatomo come titolare?
“No, diciamo che in questo momento Dalbert ha bisogno di minutaggio e di incanalarsi negli schemi che disegna Spalletti e solo giocando può migliorare. Reputo giusto che l’allenatore possa dare ad ambedue la possibilità di giocare e di potersi rendere utili: Nagatomo lo conosciamo, Dalbert lo aspettiamo”.
Ritiene che il mercato in entrata dell’Inter sia una nota dolente di cui parlare? Oppure lei è soddisfatto di quanto fatto?
“Credo che l’Inter, come sottolineato più volte, abbia fatto una campagna acquisti oculata. Secondo me sono mancate delle pedine importanti che potevano fare la differenza come Vidal o Nainggolan per occupare quel ruolo da trequartista dietro a Icardi che potesse avere la doppia cifra, in termini di gol, nelle corde. Poi i nerazzurri hanno dovuto virare su altri profili e l’hanno fatto con grande tempestività, andando su giocatori che stanno facendo bene. E’ una seconda linea ma di qualità”.
Cosa manca alla rosa di Spalletti?
“La ciliegina sulla torta come potrebbe essere un trequartista classico che abbia gol nei piedi, e un difensore centrale che in caso di assenza di Miranda o di Skriniar possa dare la stessa continuità e la stessa qualità che stanno dando i due centrali”.
Avevano trattato Mustafi, ma a quel punto Vanheusden sarebbe potuto finire alla Sampdoria. Cos’è meglio fare per un giovane di prospettiva come il belga in una situazione del genere?
“Fosse mio figlio gli avrei detto di restare all’Inter almeno un anno. Vanheusden è un ragazzo interessante e se Spalletti lo tiene lì è perché sa che è di sicura prospettiva, come Pinamonti. Credo che rimanere all’Inter e allenarsi con giocatori di qualità come Miranda, Skriniar e un’eventuale Mustafi, si può solo migliorare. Mi ricordo un po’ il mio percorso dove, a differenza di quando si va a scuola, che copiare è una cosa negativa, nel calcio invece può aiutarti a crescere. Dunque anche se quest’anno avrà poche chance di giocare, se non magari in Coppa Italia qualche partita e in Youth League con la Primavera, il suo percorso di crescita ne beneficerà ugualmente. E poi, anche se fosse andato via, non era scontato che in altre squadre avrebbe giocato. Non è automatico”.
In chiusura, una battuta sul mercato in uscita condotto dai nerazzurri: Jovetic, Gabigol e Ansaldi sono stati ceduti alle giuste condizioni?
“Sulle quotazioni non mi esprimo perché si potrebbe aprire un capitolo infinito. A mio avviso per il montenegrino e il brasiliano è stato giusto andare via per rilanciarsi. All’Inter non avevano gli spazi necessari per poter incidere. Ansaldi invece si poteva trattenere perché lo reputo un giocatore duttile, lo puoi far giocare sia a destra che a sinistra. La coperta in difesa è corta dopo il mancato arrivo del centrale e un uomo in più nella linea arretrata avrebbe aiutato. Detto questo bisogna andare incontro alle esigenze del giocatore, a partire dal fatto che è l’anno del Mondiale e quindi uno vuole giocare il più possibile per parteciparvi e guadagnarsi la convocazione”.
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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