Dopo la sconfitta dell'andata, l'Inter di Roberto Mancini è chiamata alla prestazione super contro il Wolfsburg per centrare la qualificazione ai quarti di finale di Europa League, a questo punto l'unico pass possibile per arrivare alla prossima Champions League. Il momento non è certamente tra i migliori, e il pareggio interno contro il Cesena lo testimonia, ma la squadra nerazzurra è pronta e ha tutto per poter ribaltare la situazione. Parola di Olivier Dacourt.
Ai microfoni di FcInterNews, l'ex centrocampista di Roma e Inter analizza l'attualità del club di Corso Vittorio Emanuele, considerando anche delle possibili trattative che, chissà, potrebbero portare per la prossima stagione dei volti nuovi dalla Ligue 1 francese, quali Jérémy Toulalan e André-Pierre Gignac, rispettivamente centrocampista e attaccante di Monaco e Olympique Marsiglia. Mercato, quindi, quello che a gennaio ha decretato l'addio di Yann M'Vila dopo una prima parte di campionato da dimenticare, a fronte delle tante attese riposte in lui durante una trattativa che, la scorsa estate, era diventata una vera telenovela.
Anche in merito al classe '90 di Amiens l'ex 15 nerazzurro ha una spiegazione circa le dinamiche che hanno portato l'Inter a 'salutare' il giocatore francese. Non può mancare, inoltre, un ricordo su tre figure che durante i suoi tre anni in nerazzurro hanno significato moltissimo: Massimo Moratti, Roberto Mancini e José Mourinho.
Dacourt, fino a questo momento la stagione dell'Inter è stata molto travagliata, con il cambio allenatore avvenuto lo scorso novembre che ha portato a molti cambiamenti. Che idea ti sei fatto di questa annata?
"La stagione non è andata molto bene fino a questo momento e i risultati sono stati altalenanti, ma mi sembra che l'obiettivo della squadra e della società sia chiaro giunti a questo punto: finire questa annata nel miglior modo possibile per porre le basi per la stagione 2015/2016".
A parer tuo l'esonero di Walter Mazzarri è stata una decisione inevitabile?
"Non posso rispondere totalmente a questa domanda, perché non conosco l'allenatore toscano. Al contrario, conosco benissimo Mancini e posso parlare di lui: ha vinto tantissimo con l'Inter e questo è stato un grandissimo punto di partenza per questa sua seconda esperienza nerazzurra. Tornando a Mazzarri, ripeto, non lo conosco e non posso parlare di lui, ma lo rispetto. È sempre difficilissimo parlare di persone che non si conoscono".
A proposito del tecnico jesino, in cosa lo vedi cambiato rispetto alla sua prima esperienza interista?
"L'Inter in cui ho giocato e vinto era molto diversa da quella attuale. Sono cambiati i giocatori, e non solo. Prima Mancini aveva a disposizione tantissimi campioni, giocatori maturi e pronti con infinita esperienza, la rosa era di altissimo livello. Il mister sapeva gestire nel modo migliore campioni di questo calibro, e questo non è per nulla facile. Lui, in questo senso, era una garanzia. Io ho condiviso due anni con lui e lo ricordo come un grande allenatore, soprattutto, per questa sua grande dote".
Dopo i successi con il Mancio, all'Inter arriva José Mourinho. Perché l'allenatore portoghese è speciale?
"Perché è un vincente, semplicemente. Non è un caso che abbia raccolto successi e vittorie con tutte le squadre che ha allenato. Ha vinto sempre, è un tecnico super".
Personalmente, è un po' rammaricato per non aver fatto parte della rosa che, nella stagione 2009-2010, ha vinto tutto?
"No, assolutamente. La vita è così e c'è un tempo per tutto. Io sono arrivato all'Inter (stagione 2006-2007, ndr) dopo tanti anni in cui la società aveva raccolto pochi successi. A parte lo scudetto del 2005-2006, mancava la vittoria sul campo da troppo tempo, e tornare a trionfare è stato straordinario. Ho un ricordo meraviglioso di quel periodo, ma ripeto: c'è un tempo per tutto e non sono rammaricato per non aver fatto parte della rosa che ha conquistato il Triplete. Le nostre vittorie sono servite anche per la leggendaria stagione 2009-2010, e dopo tantissimo tempo è stato emozionante vedere Massimo Moratti alzare la Champions League dopo il successo del papà Angelo".
A proposito di Massimo Moratti, che rapporto avevi con lui?
"È un uomo affettuoso, e credo che la scelta di vendere la società a Erick Thohir sia stata dolorosa per lui. Ama profondamente questi colori, ma sono molto felice di aver fatto parte dell'Inter che gli ha regalato tante vittorie. Lui per noi era come un padre".
Tornando all'attualità, come sai bene il mercato non si ferma mai. In questo senso il nome che, nelle ultime settimane, viene accostato con maggior insistenza all'Inter è quello di Jérémy Toulalan: come descriveresti l'attuale centrocampista del Monaco?
"È un giocatore molto importante, preziosissimo a livello tattico. Lui ha tantissima esperienza, quando è in campo la squadra migliora grazie alla sua intelligenza ed equilibrio tattico. Ha una grande capacità di leggere il gioco, e posso dire che il Monaco senza Toulalan sarebbe una squadra diversa, certamente più debole. Eventualmente, l'Inter farebbe un acquisto giusto, anche se bisogna sempre considerare che quando un giocatore cambia nazione e, di conseguenza, campionato deve sapersi adattare al nuovo modo di giocare. Tutti ricordano la negativa esperienza con la maglia della Juventus di Thierry Henry, che a Torino non è riuscito a imporsi. Il campionato italiano è difficile, ma Toulalan è un ottimo giocatore. Ha fatto benissimo in Spagna e in Francia, sarebbe adatto per l'Inter".
Rimanendo in tema di mercato, un nome che potrebbe fare al caso delle squadre italiane è quello di André-Pierre Gignac, in scadenza di contratto con l'Olympique Marsiglia: lo consiglieresti a Piero Ausilio?
"Potrebbe essere una soluzione ideale. A fine anno il suo contratto scadrà e può essere un'occasione. Sta facendo benissimo con la maglia dell'Olympique Marsiglia segnando tanti gol, è un elemento nel giro della Nazionale francese, ma in suo sfavore gioca un aspetto in particolare: ha sempre giocato in Francia e quindi, ancor di più rispetto a Toulalan, occorrerà che il giocatore riesca ad adattarsi al calcio italiano, considerando che le difese della Serie A sono forti e preparate. Ma ha grandi qualità ed è un attaccante che ha il fiuto del gol".
Nella prima parte di stagione una delle delusioni maggiori, prestazioni alla mano, è stato Yann M'Vila: perché il classe '90 ha fallito?
"Credo che sul rendimento di M'Vila abbiano inciso anche le prestazioni della squadra e le difficoltà generali. Soprattutto per un centrocampista è difficile imporsi in questi casi. Posso citare Fredy Guarin: lui sta facendo bene e riesce a fare la differenza garantendo gol e assist, perché ha caratteristiche differenti rispetto all'ex Rennes e Rubin Kazan. M'Vila è un elemento di copertura e, ripeto, per uno come lui non è semplice fare bene in queste occasioni. Il campionato italiano è molto difficile".
Giovedì ci sarà una gara importantissima contro il Wolfsburg, con l'Inter chiamata a ribaltare il 3-1 subito alla 'Volkswagen-Arena': quante possibilità ha la squadra nerazzurra di centrare la qualificazione?
"Ho visto la partita dell'andata, ma con il 2-0 l'Inter passerebbe il turno. Non sarà però facile, perché il Wolfsburg è un'ottima squadra con alcuni elementi di livello. Vedremo, spero tanto che l'Inter riesca a vincere, a passare il turno e arrivare il più lontano possibile in questa Europa League".
In conclusione, il ricordo di Olivier Dacourt della propria esperienza a Milano.
"I ricordi sono tutti belli, in particolare porto con me il successo del primo scudetto. Il ritorno dalla trasferta di Siena è stato indimenticabile, con le macchine che accompagnavano il nostro pullman. A Milano, Piazza Duomo era colma di tifosi interisti, questi sono momenti meravigliosi".
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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