Alle radici di Thomas Berenbruch. Il centrocampista dell’Inter Under 20 di Andrea Zanchetta è stato indubbiamente uno dei protagonisti assoluti di quest’annata culminata con la conquista dello Scudetto da parte dei nerazzurri, con il suggello del gol del 2-0 nella finale del Viola Park contro la Fiorentina e con le apparizioni concesse da Simone Inzaghi con la prima squadra. Adesso, per Berenbruch, si prospetta il lancio definitivo nel calcio che conta, dopo una carriera che lo ha visto partire da nemmeno troppo lontano, lui che è cresciuto a Verderio, nella Brianza lecchese, e ha mosso i primi passi in una squadra del circondario. E per conoscere meglio questi primi passi, FcInterNews.it ha intervistato Giuliano Astuti, ex vicepresidente del Cernusco-Merate, la squadra che per prima ha cominciato a sviluppare il talento di Thomas e che oggi, dopo diverse vicissitudini, ha assunto il nome di Casatese Merate e milita in Serie D.
Astuti, lei ha visto i primi passi calcistici di Berenbruch. Che ricordo ha di questo ragazzo? C’è qualche aneddoto che può raccontarci?
“Ha iniziato a giocare da noi ma sono passati un po’ di anni. Poi la sua permanenza qui a Cernusco è stata breve, nel senso che è venuto da noi per mezzo di una conoscenza visto che un suo zio, che abita in questo paese, aveva portato questo suo nipote perché aveva un altro nipote che giocava anche lui nel Cernusco-Merate. Avevamo coinvolto Thomas in un torneo estivo che avevamo fatto in Romagna e non era ancora tesserato con noi, infatti avevamo chiesto alla sua società, che credo fosse legata ad un oratorio, di darci l’autorizzazione ad utilizzarlo. Sostanzialmente, il ragazzo è venuto con noi in questo torneo che abbiamo vinto: e avevamo visto da subito che avesse delle qualità. Si era messo in evidenza rispetto agli altri pur essendo di un anno più piccolo rispetto agli altri; parliamo, andando un po’ a memoria, della categoria Pulcini. L’anno successivo si è iscritto al Cernusco-Merate ed è diventato a tutti gli effetti un calciatore della nostra società. È rimasto con noi nella categoria Pulcini per due anni, poi decise di andare alla Tritium di Trezzo sull’Adda, dove anche lì immagino abbia messo in evidenza le sue qualità al punto da essere ceduto subito al Renate, il quale gli ha concesso praticamente subito la vetrina per l’Inter. I nerazzurri hanno dato la possibilità alle Pantere di tenerlo fino a fine anno, poi è passato definitivamente nel loro settore giovanile. Ecco, questo è stato il suo percorso. Anche se conoscevo bene la sua famiglia, lo zio e l’altro ragazzo che si chiamava Comi e ha giocato anche nel Como ed era molto bravo, quello che posso dire è che nei piccoli campionati che ha fatto con noi si era visto effettivamente che aveva delle buone qualità. Poi anche io come tanti l’ho seguito nel suo percorso, vedendo le sue partite in televisione. Abbiamo sperato che facesse anche qualche partita più lunga in Serie A, poi non posso dire che abbiamo contribuito enormemente alla sua crescita se non per un paio d’anni però siamo riusciti a motivarlo e a farli seguire quella strada. Lui e i suoi genitori hanno sempre dichiarato che nel Cernusco-Merate si sono trovati bene e che hanno vissuto una bella esperienza; questo ci fa molto piacere”.
Al di là di quello che è stato l’aspetto ‘tecnico’, cosa ricorda di Berenbruch dal punto di vista ‘umano’? Già da ragazzino faceva capire di avere il carattere per emergere sul campo da calcio?
“Come dicevo, è passato molto tempo. Era un bambino molto educato, di una famiglia che lo seguiva da vicino. Non ho altri ricordi o aneddoti particolari da raccontare; sicuramente giocava in questa squadretta con il cugino ed era molto coinvolto, lo seguivamo tutti perché già si vedeva che era un campioncino destinato a fare una certa carriera”.
Quando ha visto il debutto in prima squadra con l’Inter che sensazioni ha avuto?
“Ovviamente è stata un’emozione, anche se sono consapevole del fatto che noi non abbiamo contribuito enormemente alla sua crescita da calciatore. Ma sicuramente, come ho detto prima, siamo stati bravi a motivarlo nei suoi anni iniziali e probabilmente lo abbiamo fatto bene, se ha continuato è perché gli è piaciuto fare questo sport”.
C’è già chi lo chiama ‘Bellinbruch’, facendo un parallelo tra lui e Jude Bellingham del Real Madrid. Se dovesse spendere un paragone con un giocatore di alto livello, chi le ricorda Thomas?
“Non ho un confronto da fare, nel senso che non mi ritengo così tecnico al punto da dare giudizi di questo tipo. La mia mansione nella società iniziale era quella di presidente, poi sono diventato vicepresidente al momento dell’unione con il Merate, quindi diciamo la mia era un’attività più organizzativa. Non esprimevo e non esprimo giudizi sui giocatori perché non ero e nono sono qualificato per farlo”.
Il suo auspicio per il ragazzo però, ovviamente, è che possa proseguire su questa strada ed avere una carriera brillante specie dopo il gol segnato nella finale del campionato Primavera 1.
“Certo, lo si era visto anche prima. Anche perché quella partita non è stata entusiasmante anche se lui ha fatto un bellissimo gol. Perché sono partite difficili, in una finale tutti hanno un po’ paura ad attaccare e sono stati tutti un po’ prudenti; ho visto delle partite migliori. Credo che lui fosse già consapevole prima che quella è la sua strada già da qualche anno. Nell’Inter già con Cristian Chivu è sempre stato considerato insieme a Giacomo De Pieri uno degli elementi migliori della squadra”.
Avete mantenuto rapporti con l’Inter? Ci sono stati altri giocatori transitati dalle vostre squadre che sono poi stati monitorati o sono passati dal vivaio nerazzurro?
“Con l’Inter abbiamo avuto rapporti con l’ex direttore sportivo Roberto Samaden e abbiamo dato alcuni giocatori alle giovanili nerazzurre, come Mirko Castelnuovo (portiere classe 2006 oggi nella Primavera del Modena, ndr), oltre ad altri giocatori tra i quali c’è stato chi ha avuto un buon percorso e chi meno. Abbiamo dato all’Inter diversi giocatori e diversi ne hanno visionati. Berenbruch è indubbiamente quello che ha avuto i risultati migliori”.
L’anno prossimo l’Inter lancerà la formazione Under 23 che disputerà il campionato di Serie C, seguendo l’esperimento di Juventus, Atalanta e Milan. Secondo lei è questa la strada ideale per consentire a Thomas e ad altri giocatori di poter avere un impatto migliore col mondo professionistico?
“Conosco poco le caratteristiche dei campionati di Serie C. Personalmente ritengo che i calciatori di quella categoria siano più tosti, più anziani. Secondo me, però, ha già le qualità per giocare direttamente in Serie A e mi auguro sia così”.
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