Titolare della Selezione dell’Uruguay per svariati anni, esterno capace di conquistare titoli Nazionali e Internazionali. Arrivato all’Inter tra grandi aspettative, Alvaro Palito Pereira ha mostrato in nerazzurro solo a sprazzi le proprie capacità. E oggi, in esclusiva per FcInterNews, si apre a 360°.

Dove milita attualmente?
“Nel River Plate de Asunción, una squadra del Paraguay. Abbiamo da poco iniziato il campionato, siamo a metà classifica, anche se dobbiamo recuperare una partita”.

Qual è il suo primo ricordo legato all’Inter?
“L’accoglienza dei compagni di squadra. Da Zanetti a Samuel. Da Milito a Palacio. Con Marco Branca e Piero Ausilio che avevano fatto di tutto per prendermi dal Porto”.

I suoi allenatori in nerazzurro furono Stramaccioni e Mazzarri.
“Con il primo giocai davvero molto. Mentre di fatto quando arrivò Walter io preferii trasferirmi al San Paolo per avere totale continuità e non perdere la possibilità di essere convocato per il Mondiale con l’Uruguay”.

Che significa per lei aver giocato nell’Inter?
“Un sogno realizzato. Da piccolo ammiravo Ruben Sosa e il Chino Recoba. E che onore militare nella stessa squadra di Pupi (Zanetti, ndr), Cordoba, Guarin o Handanovic e Ranocchia che tuttora difendono i colori della Beneamata”.

Ha sofferto la pressione di essere stato pagato tanto dall’Inter?
“No, credo che i nerazzurri mi avessero pagato quanto valessi. Allora io con la Nazionale e con il Porto avevo conquistato titoli su titoli, ben otto in tre anni, tra cui anche l’Europa League. Pensi che Mazzarri mi voleva al Napoli e Lotito alla Lazio. E l’anno precedente i lusitani non mi vollero cedere al Chelsea”.

Chi era il più forte di quell’Inter?
“Le dico la verità. Io arrivai solo due anni dopo il Triplete. E molti giocatori del 2010 erano rimasti in nerazzurro. Per me parliamo di una sorta di Dei del calcio. Poi se devo fare solo un nome, nomino Pupi”.

Si sente che è davvero orgoglioso della sua esperienza a Milano.
“Un’esperienza da raccontare ai propri figli. I compagni di squadra sono sempre stati stupendi nei miei riguardi. Anche il pubblico e i tifosi nerazzurri”.

Le difficoltà insomma furono causate dallo stile di gioco praticato in Italia.
“Direi di sì. In Portogallo si giocava molto più all’attacco. Da voi c’è più tattica e strategia. Un tipo di calcio più lento”.

Segue ancora l’Inter?
“Certo, mi sento con Godin e con Mati (Vecino, ndr). Sono contento che le cose stiano andando bene e stiano lottando per lo scudetto. Vedo che con Conte possono arrivare grandi risultati”.

Se fosse stato allenato da lui, magari, le cose sarebbero andate diversamente per lei. 
“Chiaro. So che il mister conta molto sui laterali e che attaccano parecchio”.

Lei ha giocato anche per il Getafe. Come vede il turno eliminatorio di Europa League?
“Equilibrato. Gli spagnoli sono forti e soprattutto sono umili. Son un bel gruppo e vogliono arrivare lontano”.

Sezione: Esclusive / Data: Ven 06 marzo 2020 alle 21:20
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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