Viva la revoluciòn. Con tanti sudamericani in rosa, permettetemi di arrischiare un’espressione latina per richiamare il leit motiv di casa nerazzurra in tema di mercato. Rivoluzione, e così sia. L’Inter del Triplete sparisca dalla faccia della terra, lasciando spazio a tanti volti nuovi, possibilmente giovani e campionissimi, che restituiscano la Beneamata ai fasti del 2010. Via tutti, insomma: Milito, Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Stankovic, Lucio e persino Zanetti, che dopo 16 anni ha francamente stufato. Ha 37 primavere alle spalle e non ce la fa più, meglio che vada in pensione prima di diventare un rudere del calcio moderno. E visto che ci troviamo, Moratti mandi via tutti i suoi collaboratori e si tiri fuori, perché dopo una stagione come quella che volge al termine non è il caso che resti al suo posto. È colpa sua se l’Inter porterà a casa appena uno stucchevole Mondiale per Club e una misera Supercoppa italiana, forse anche una banalissima Tim Cup, ma nulla più. Robetta, insomma, per una squadra che per un quinquennio ha sempre centrato bersagli grossi.

Rivoluzione, epurazione, restyling, chiamatelo come volete, la sostanza non cambia: questa Inter non è più all’altezza del suo nome e i suoi giocatori attuali andrebbero sostituiti. Altrimenti andremo incontro, anche nella prossima stagione, a un’altra magra figura, impensabile per un tifoso nerazzurro abituato a trionfare in tutte le competizioni. Ok, ho finito di scrivere str...ate, ma quello che leggo e sento in giro mi ha ‘costretto’ a cotanta provocazione. Vogliamo scherzare? Rivoluzione perché? Per una stagione andata male dopo anni di successi? Forse noi interisti abbiamo dimenticato i 15 anni di mutismo a livello nazionale e internazionale, prima che Calciopoli svelasse i segreti di un dio pallone malato. Al di là del sotto traccia, però, di bocconi amari ne abbiamo ingoiati, eccome. Ma forse oggi i tifosi dell’Inter sono diventati tropo sofisticati e viziati da perdonare un’annata al di sotto delle aspettative?

Capisco che i media ne approfittino per demolire, almeno virtualmente, la squadra più forte degli ultimi anni. È un trend ormai inarrestabile, ma ci siamo abituati. Ma che siano i tifosi stessi a ‘pretendere’ in massa (non tutti, per fortuna) una marea di rottamazioni in casa nerazzurra mi spiace e non poco. Che sul mercato si debba lavorare seriamente la prossima estate mi trova d’accordo, ma lo stesso Moratti ha ammesso che qualcosa verrà fatta. Allo stesso tempo, il presidente ha fatto capire che la base è sempre solida e non andrebbe smantellata, soffermandosi sulla volontà di ringiovanirla. Ringiovanire, però, non significa rivoluzionare. Così come ringiovanire non si traduce nel pescare ragazzini e arruolarli nella Primavera di Fulvio Pea. Provo a tradurre le parole del numero uno nerazzurro: si cercherà di trattenere i big, che hanno vissuto una stagione ‘no’ ma hanno ancora tanto da dare e, al contempo, si valuteranno acquisti di un certo peso con un’età anagrafica futuribile.

Mi sembra un ragionamento interessante e, soprattutto, meno autolesionista rispetto a un completo restyling della rosa. Francamente, e lo dico memore degli anni bui, non ho alcuna voglia di ricominciare daccapo nella speranza che, una volta ingranata la quarta, la squadra riesca a portare a casa buoni risultati. Anche perché partendo da zero non ho idea di quanto tempo si debba aspettare. Ricordate bene il lavoro svolto dall’arrivo di Mancini: il Mancio aveva un progetto e gli è servito del tempo per farlo progredire. È la natura che lo impone: ogni cosa ha bisogno di tempo per arrivare al massimo splendore. E il progetto di Mancini, proseguito da Mourinho (che si è trovato un gruppo solido, ritoccato poi il giusto), ha raggiunto livelli insperati. Abajo la revoluciòn, dunque, viva la programmazione seria e cum grano salis.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 05 maggio 2011 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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