Partiamo dal titolo. Partiamo dalla Gazzetta, Oggi più che mai nel definitivo deperimento di credibilità del creato mediatico/pallonaro delle fonti altre, la Rosea è il termometro dello stato dell'arte. Ma è piuttosto sputtanata anche lei, direte voi. Sì ma con una apparente patina di terzietà di foglio milanese con un occhio ed un orecchio - ed entrambe le manacce, per la verità - rivolto agli umori delle masse tutte, nel complicato progetto di tenere duro nelle edicole dell'intera penisola dove tende inesorabilmente a declinare insieme al resto dell'editoria. Il trattamento ricevuto dai rossoneri, dopo la batosta di Torino è stato a dir poco delicato, livrea e vasellina, un dosaggio ed un registro di informazioni atto ad evitare attriti e con essi fastidiosi arrossamenti. Fin dalla prima pagina in cui trova spazio la sola celebrazione del vincitore. Ma ci sono più spie lessicali disseminate nello stesso numero che inducono il pensiero che all'appassionato milanista è garantito il diritto morfinosimile ad apprendere senza dolore ulteriore, a scollinare l'ascesa più impegativa, il dopo partita andata male, con quattro colpi di pedale, in scioltezza. La vulgata ha già trovato da tempo una spiegazione a tutto ciò. Sono più bravi a gestire la comunicazione. Io vado oltre.

Hanno ragione loro. Si ritrovano ben 5 punti che scavano un abisso tra loro e noi meschini decaduti, orfani del presepe vivente che ci regalava soddisfazioni da segreteria. Non sono 15 solo per via degli infortuni. E che sia chiaro, i loro infortuni di quest'anno sono diversi dai nostri e perfino dai nostri dell'anno scorso, variabile indipendente di una stagione prevedibilmente fallimentare con quel mercato da taffazzi. Loro, il mercato l'hanno invece azzeccato, come sempre. Perché sono i più abili e sanno sempre quel che fanno. Da ogni dove calciatori di qualsiasi soma e pigmentazione  si sfidano in una sfibrante tenzone a chi si abbassa di più lo stipendio pur di vedere la luce, l'Eldorado, insomma avete capito, Milanello.

Taiwo? sta recuperando dall'infortunio e dal Ramadan, Nocerino non è giudicabile e Aquilani studia da mister x. E sotto col sorrisone geometra, che nessuno distrurba il manovratore se il manovratore è lei, e non intendo il manovratore di calendari, naturalmente, Caro, insostituibile dirigente ridens per cui non vale il motto "morto un papa se ne fa un altro" e non alludo di nuovo al calendario. Come dicevo la mia è una disposizione d'animo sincera che si giustappone a quella del barnum mediatico,  Altra qualità rispetto alla merce che passa di mano in mano tra coloro che uscirono marchiati a fuoco dai consigli telefonici di Meani a De Santis "come i nostri giornalisti" -ognuno ne ha 3 da sparare tipo Sarti, Burgnich, Facchetti come un mantra, ci sarebbe materia per un sondaggio.

Del suddetto circo fanno parte in fondo anche i compilatori della Gazzetta da cui siamo partiti ed altri consimili baluardi di equidistante coraggio disseminati nelle redazioni. Già, il coraggio. In un quadro generale in cui don Abbondio si staglierebbe come Salvo D'Acquisto, il coraggio, dicevo, si impantana nella mota lutulenta che ristagna quando il "tenere famiglia" individuale si infradicia nelle convenienze di sistema. Comandano politica e  pubblicità aggregate in un groviglio lobbystico che, canalizzando risorse sempre più preziose in quanto sempre meno copiose, sanno incassare il più ricercato controvalore per cui si muovono, ovvero la formazione dei gusti e delle coscienze. Io stesso ammetto di vivere con crescente malcelato disagio il ruolo di ultroneo osservatore di quei meccanismi. A proposito, dottore, mi perdonerà se facendomi sopraffare dall'impeto l'ho inavvertitamente chiamata geometra...

Sezione: Editoriale / Data: Ven 07 ottobre 2011 alle 00:00
Autore: Giorgio Ravaioli
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