Cronachette di fine agosto. Il calcio e' ufficialmente ripartito indossando tutte le proprie divise d'ordinanza, consegnandoci perfino delle sentenze a mercato ancora aperto. E non sono solo le sentenze dello scandalo di periodo- che hanno peraltro assestato l'ennesimo colpo alla credibilita' per tutto cio' che il mulino pallonaro italiano macina quotidianamente- ma responsi che indicano i tratti piu' significativi della stagione che verra', il suo volto riconoscibile anche da lontano. Convince gia' i piu' la rivoluzione attuata da Massimo Moratti e i suoi, concretizzatasi con l'arrivo di un manipolo di giocatori nuovi di zecca e la dismissione di diversi contratti a troppi zeri con tanto di apparente pulizia etnica verso i pluri decorati leoni brasiliani. Non ci caleremo sul crinale dei giudizi d'insieme gia' ampiamente esplorati dagli esegeti di casa nerazzurra e non, preferendo concentrarci sui movimenti dell'ultima fase in quanto il nostro avviso in alcuni punti trova elementi di contrasto con le valutazioni - e gli entusiasmi - dei piu' che sulla materia si addottorano dalle colonne dei giornali fino a cooptare le coscienze di forumisti ed affini.
Gargano, partiamo da lui, e' un buon giocatore, ha un piglio impregnato di una garra corredo di un istituzionale allestimento di serie e di una personale revanche verso la propria societa' di provenienza sovraalimentata dalla consapevolezza della enorme occasione capitatagli che rappresenta l'optional piu' performante. Ma e' comunque un cuciniere, volonteroso e sgambettante finche' si vuole, dislocato in una posizione strategica che dovrebbe essere presidiata da uno chef. Peraltro e' tutto da definire come il centrocampo si riassettera' a seguito dell'inserimento in mediana di Pereira, ovvero se Cambiasso o lo stesso Gargano ricopriranno il ruolo di vertice basso. In entrambi i casi temiamo non mancheranno gli imbarazzi ad impostare l'azione a difesa avversaria schierata, giacche', nel passato recente e fino ad oggi, gran parte della responsabilita' di costruzione della manovra era gravata sulle spalle di Thiago Motta -oggi a Parigi- e Maicon -domani con ogni probabilita' a Manchester-. A Pescara piu' volte abbiamo visto Gargano far ripartire l'azione spalle alla porta, mentre si e' fatto apprezzare molto piu' in rottura, a suo agio nell'entrare sulle linee di passaggio e sui piedi degli avversari per un azione che poi sulla palla recuperata si e' snodata complessivamente in maniera piuttosto fluida. Cio 'grazie anche alla diligente disposizione generale verso le strategie del giovane Stramaccioni, secondo un'apertura di credito che il tecnico si e' indiscutibilmente guadagnato presso quegli uomini che rappresentano la muratura dello spoglitoio di Appiano.
Un'Inter organizzata ma artigianale come una Morgan con lo chassis in legno, una squadra compatta che come un pugno sa chiudersi e riaprirsi per ripartire in una transizione fatta di cura degli spazi e delle posizioni da occupare. Che corre meglio e con maggior profitto rispetto al passato con uno Snejider ritrovato e presente dove serve e tanto movimento senza palla specie in avanti, dove c'e' un Cassano in piu' da valorizzare ed integrare. Nella prima uscita il ragazzo di Bari vecchia e' stato schierato dall'inizio nella speranza che, mettendo sul piatto la puglia di fiches piuttosto bassina di energie attualmente disponibili, potesse spaccare la partita. Missione compiuta nel numero zero del programma che vedremo sui nostri schermi per l'intera stagione. Buona la prima, intesa come la prima mezz'ora, ma il giudizio generale rimane sospeso fino a quando non avrelo lumi certi sulla sua funzionalita' al progetto da tutti condiviso su un lasso di tempo di 90 minuti, senza cioe' il segmento di partita affrontato a velocita' moderata da tapis roulant da camera da letto prima e fermo all'attracco del porto dell'out sinistro poi. Insomma il tempo sapra' spiegarci non tanto quanto sara' utile, ma come. Se da giocatore non solo di stoffa ma anche di riferimento o se se sara' l'uomo a cui chiedere solo scampoli di quella stoffa. E' un problema tutto suo quello di dirimere nel modo piu' soddisfacente il busillis, nella speranza che egli abbia tempestivamente compreso un presupposto di una durezza adamantina: nessuno correra' per lui, poiche' la famosa tanta roba cosi' come oggi la squadra vuole accreditarsi e' innanzitutto la volonta' di tutti ed l'abnegazione di ognuno. La presenza di Rodrigo Palacio e il sapere di potere contare sulla sua qualita' rotonda fatta anche di un modo unico di "tagliare" ed attaccare gli spazi con intelligenza e continuita', immunizza comunque Stramaccioni da qualsiasi forma di sofferenza e di incertezza per l'Inter che sara'.
Da tanta roba a poca roba. Di chi parliamo? ça va sans dire, dei nostri ineffabili cugini. Sospesi tra i mancati esborsi sul mercato e i rimborsi degli abbonamenti- e rimborsa, rimborsa ne sono rimasti pochini- sono loro il tema piu' caldo del calcio abbrustolito sotto la canicola. Tra un Parigi val bene una mossa (smantellare la squadra) e il-presunto- Berlusconi eroico ammaccato come Enrico Toti e dato per molto depresso nel buen retiro di Villa Certosa, anche la stampella presidenziale a forma di antenna televisiva medita colpi, colpetti e colpacci ma intanto, vinto dall'angoscia, rifiuta inusitatamente il rancio quotidiano perfino quello stellato di Giannino. Per colpi e colpacci un po' mancano i soldi, tra crisi economica e la vita agra che il Capo passa all'opposizione o giu' di li' ma la vena per i colpetti, magari in condominio con Enrico Preziosi per Galliani e' un qualcosa che sa di divertissement, un vezzo, una mania, un esrcizio di stile. Fermiamoci su quest'aspetto. Non ci stiamo ovviamente riferendo al Bojan acquisito forse per suggerire anche la bestemmia ai tifosi, ma proprio all'ultima creatura nata da Diavolo e Grifone, Ze' Eduardo o Ze Love per gli intimi. L'unico giocatore al mondo a cui e' stato imputato di non avere l'X Factor. Sottoposto a provino- a Milanello, va detto, anche Garrison e' di casa per via di un flusso pressoche' continuo di responsi richiestigli sulle qualita' artistiche di Pato, Boateng, Robinho e in passato Onyewu- l'attaccante, gia' campione del sudamerica col Santos, e' rimasto freddato dalle braccia a forma di ics di Massimilano Allegri in versione Maionchi: "per me e' no". Facendo a ritroso i Giovi, il povero Eduardo ha com'era invitabile concluso che gli esami non finiscono davvero mai, non prima di annegare la propria delusione in un'imprecazione alla malasorte: "ma non potevo capitare nell'edizione in cui si e' presentato Antonini"?
P.S. Vi chiederete, ma Garrison chi ha preferito finora tra i contendenti? lo scaltro maestro di ballo non ha fatto torti ad alcuno: Boateng ha vinto nella categoria "quando si vince lo scudetto", Robinho "quando si perde la partita", Onyewu ha trionfato per la giravolta dopo un pugno in faccia. E Pato? Eh,per lui un bel premio speciale alla carriera. Capisci amme'.
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